Capitolo 42

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Le mie iridi osservavano la vita apparentemente tranquilla mentre il mio cervello creava rompicapi o tentava di risolverli. O almeno ci provavo, visto che era un'impresa non pensare a nulla per via del rumore che producevano i martelli. Sentivo che la testa mi sarebbe scoppiata, avevo come l'impressione che i Costruttori fossero tutti intorno a me. Non dovevo avercela con loro, stavano solo facendo il loro lavoro, anche se fastidioso, al contrario di me che mi ero isolata senza fare niente.
Perché Minho sembrava arrabbiato nei confronti di Newt? Cosa era successo? L'unica idea plausibile era che avessero litigato, ma su cosa ancora non lo sapevo. Di sicuro era successo prima che entrassi nella camera ieri notte, quindi dopo che il corvino mi avesse consolata. E poi, perché doveva avercela con il biondo? D'un tratto sbarrai gli occhi ricordandomi le parole dell'Intendente su qualcuno che avesse perso la testa per me. Per non parlare di quella volta in cui Minho si era sorpreso vedendo Beatrice e Newt abbracciati. E se fosse tutto collegato? E se Newt...? Non volli finire il pensiero, non aveva senso. Mi stavo sbagliando, le cose erano più che chiare. Il loro diverbio non era dovuto a me, non ero io la causa. Doveva essere qualcos'altro, magari si erano trovati in disaccordo su una faccenda che riguardava la Radura. Però questo non spiegava il motivo per cui Minho ce l'avesse tanto con Newt. Mah, forse si erano arrabbiati un po' troppo.

Restando sull'argomento "litigata", mi ritornò alla mente quando avevo rivelato che Beatrice fosse mia sorella. Che motivo aveva Newt di urlarmi contro? Dannazione, stavo spiegando tranquilla quando lui si é svegliato di colpo sbraitando che avesse preferito saperlo prima. Ovviamente non avevo taciuto, quindi gli avevo risposto con la stessa medaglia. Riconoscevo il fatto di aver posto una domanda piuttosto scema, era logico che nessuno dentro a quella stanza sapesse dove fosse la bionda, dopo che l'avevamo lasciata sola con Thomas. Ma arrivare a parlarmi male mi appariva come una cosa esagerata. Non aveva potuto usare un tono meno aspro? Poteva farmi notare con calma che nessuno lo sapesse. Quanto odiavo quando si arrabbiava, mi veniva voglia di prenderlo a pugni.
Tutte quelle domande in sospeso mi fecero ricordare una questione non ancora risolta che andava avanti da fin troppo tempo. Quella persona aveva le risposte, dovevo andare da lui, parlargli ma ciò era rischioso e da stupidi conoscendo quello che poteva accadere. Tuttavia dovevo farlo, volevo quelle risposte. L'idea di essere da sola nella stessa stanza con quell'essere mi ripugnava parecchio. E se avesse chiamato i suoi compari? E se loro mi spettassero già nella stanza?

Cinque contro uno non era male. Pensai ironica.

Ci ero riuscita una volta, non avevo la certezza che ce l'avrei fatta di nuovo.
Elaborai un piano, faceva schifo e aveva ancora molti buchi da colmare. Era una pessima idea, non come gettarsi addosso un Dolente solo per una puntura, ma era della stessa lunghezza d'onda. Tentennai diverse volte: ne valeva davvero la pena? Erano essenziali le sue parole? La risposta per entrambe le domande era negativa. Potevo farne a meno delle sue parole, ma la voglia di risposte era troppo grande, troppo forte. Mi morsi il labbro e maleddissi la mia curiosità. L'ultima volta che mi eto lasciata giudare da essa, ero stata malissimo e, a quanto sembrava, non mi era bastato.

Il panno, ormai, era completamente zuppo. Il ghiaccio sembrava aver fatto il suo lavoro: la caviglia destra si era sgonfiata un po' e ora assomigliava di più alla sua compagna. Con un po' di pazienza sarebbe guarita, mi dissi mentalmente. Sospirai mentre studiavo da lontano il bosco trovandolo incredibilmente interessante.
Non mi ero resa conto di che ora fosse finché non vidi i ragazzi mollare il loro impiego e non udii l'infernale chiasso delle ripazioni cessare. Mollai il pezzo di stoffa sul pavimento e mi recai senza fretta alle cucine. Mentre pranzavo venni a sapere che la Scatola non era salita per portare i rifornimenti. Veniva ogni settimana, puntuale, ma qualche giorno prima aveva deciso di scioperare. Lo avevano tenuto nascosto perché erano successe parecchie cose strane -un chiaro riferimento a me e a mia sorella, quest'ultima giunta dopo una settimana, il cielo grigio e le porte che non si chiudevano-, mi lanciarono anche uno sguardo come se fossi complice di tutto questo. Pensai che eravamo messi malissimo, come avrebbe detto Minho: "Con la spoff fino al collo." Se non saremo fuggiti presto, oltre ad essere decimati dai Dolenti, dovevamo fare i conti con la carenza di acqua e cibo, l'orto non avrebbe retto per molto. Scossi il capo, presto saremo scappati e avremo lasciato finalmente questo posto alle spalle.
Non parlai molto durante il pasto, ero troppo concentrata ad ascoltare i discorsi e le lamentele dei ragazzi. Beatrice non si era fatta viva, di sicuro dormiva come un sasso, perciò presi una porzione di cibo che le avrei portato in seguito.

The Maze Runner- Le GemelleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora