Capitolo 21

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Il mio cuore perse un battito, sentii le gambe farsi molli, non era come in quei momenti dove ero al settimo cielo nel vedere Newt. No, purtroppo in questo caso era diverso.
Mi parve di sentire la testa girare come se il pavimento avesse iniziato a ruotare su se stesso poi quando mi fui abituata a quel moto, come ennesima beffa, l'immensa lastra di pietra prese a ondeggiare come il ponte di una nave che attraversava il mare in tempesta. Le lacrime si stavano facendo strada lentamente, volevo crollare a terra, svuotare la mia riserva di acqua salata e porre fine a quel dolore che in una manciata di secondi si era stanziato nel mio cuore. Qualcosa dentro di me si ruppe con un sonoro crack diffondendo quel rumore in tutto il mio corpo, delle ossa avrebbero fatto meno male.
Non volevo credere ai miei occhi ma quella scena era reale, stava accadendo sul serio.
Tra la folla le mie pupille avevano individuato mia sorella, all'inizio ero contenta di averla trovata, le volevo raccontare della Scarpata e sapere come fosse andato il Tour, ma nel giro di qualche secondo il mio buonumore andó a farsi benedire quando iniziai a metabolozzare quello che stava succedendo.
Era a qualche metro di distanza da me sulla destra e in compagnia di Newt, fino a qui niente di strano anzi mi faceva piacere che stessero andando d'accordo. Il problema stava in quello che stavano facendo: le braccia di Newt le circondavano i fianchi come in un abbraccio, a mio parere non sembrava molto intenzionato a lasciarla andare, le dita di Beatrice stringevano saldamente la sua maglietta come se volesse attrarre a sé il ragazzo, entrambi stavano sorridendo segno che erano a loro agio.
Come avevano potuto quei due farmi una cosa del genere?
Mi ringraziai mentalmente di non aver mollato la presa dal braccio di Minho lungo tutto il tagitto, se no mi sarei lasciata cadere a terra come un sacco di patate.
Il Velocista riservó alla scena un'occhiata sorpresa, il che voleva dire che nemmeno lui se l'era aspettato. Non aveva parole per descrivere quello che aveva visto. Spostó la sua attenzione su di me, dai suoi occhi trapelava dispiacere, sembrava potesse capire come mi sentivo in quel momento.
Distolsi velocemente lo sguardo, non volendo guardare quello che sarebbe successo tra i due. Mi morsi il labbro, tenni lo sguardo fisso a terra e mi imposi di trattenere le lacrime. Non seppi se era la mia impressione ma il pavimento, i muri e il cielo parvero perdere colore sempre di piú fino a ottenere una colorazione piú triste e grigia.
Per tutto il tragitto non proferii parola, avevo ancora l'immagine dei due stampata sulle palpebre.
Minho non aveva commentato quella visione e per questo gli fui grata.
Senza che me ne rendessi conto, giungemmo ai pressi della Stanza delle Mappe, finalmente potevo distrarre la mente con qualcosa.
L'asiatico giró il timone fino a sentire uno scatto dall'interno quindi aprí la porta. La stanza era vuota, presi una sedia e mi sedetti.

"Disegna tu la mappa." disse il Velocista porgendomi un foglio e una matita.

Feci un respiro profondo e mi ripetei mentalmente un paio di volte che ce l'avrei fatta.
Ripercorsi con la mente tutte le svolte che avevo fatto quindi le riportai sulla pagina bianca, ogni tanto alzavo gli occhi per decifrare gli appunti che aveva preso il mio amico. Quest'ultimo si limitó ad annuire o a bacchettarmi sulle proporzioni.
Nel mentre la stanza si era riempita di altri quattro ragazzi che riportavano pazientemente il loro tragitto.
Dopo circa dieci minuti mostrai quello che avevo fatto all'Intendente, ero un po' indecisa su alcuni particolari ma per il resto non era un disastro.

"Tutto sommato va bene ma mancano alcune cose." mi fece notare indicando dei punti vuoti sul foglio. "Qui c'é un corridoio di circa due chilometri, là due svolte a sinistra e una a destra e nell'angolo un incrocio."

Sospirai tracciando le ultime linee quindi ultimai la mappa, ero soddisfatta della mia piantina, rispetto a quella che avevo fatto il giorno prima, era piú pulita, non avevo lasciato solchi con la mina e assomigliava a quelle che faceva Minho.
La riposi orgogliosa nella cassa di legno e uscii dall'edificio.
Per un attimo avevo sperato di poter tenere a freno i pensieri ancora un po', ma la loro potenza me lo impedí.

The Maze Runner- Le GemelleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora