Capitolo 9: Ne vale la pena.

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Ho disegnato una giraffa sul gesso della mia mano sinistra. Ci vorrà qualche giorno perché io guarisca completamente, ma vale la pena aspettare.

Ema si è messo a ridere delle mie imprese, e Isabel ha detto di essere orgogliosa di me, prima di darmi della pazza. Ho fatto ciò che era giusto. Lei mi ha attaccata e io le ho risposto a tono, non vedo perché dovrei essere nel torto.

All'ingresso mi apre la mamma di Alis.
-Oh Dio, ma che ti è successo..?

"Alis è di sopra" dice, "resta spesso in camera sua ultimamente...". Busso con la mano sana alla porta della sua stanza.
-Avanti.

Il cigolio degli stipiti mi accompagna all'interno della camera da letto, disordinata come al solito. Alis si volta verso di me, e subito la sua espressione si trasforma in una maschera di rimprovero e di "guarda che diavolo hai combinato alla tua mano!"
....Che poi non è stata colpa mia...

-Non riesco a capire se ti rendi conto di quello che hai fatto...
-Io...

-La hai graffiato la faccia, l'hai spinta per terra e lasciato lividi su tutto il corpo!

Guardo la mia mano ingessata e il quadrante del mio orologio, con il vetro in pezzi, ma di nuovo funzionante. Lancio ad Alis uno sguardo innocente, e le porgo la mano fratturata con fare ingenuo. Lei sbuffa, e si gira verso il letto per recuperare il cellulare, come se ciò che quella tizia mi ha fatto fosse una piccolezza, invece che un atto di vigliaccheria bello e buono.
Resto seduta sul parquet a gambe incrociate per diversi minuti, forse ore, mentre Alis pensa solo a messaggiare.

Sua mamma va a lavorare, e ci chiede di chiudere la porta di ingresso, così io... Io... Io scendo le scale e vedo un gattino, sulla strada adiacente al fiume. Un uccellaccio nero e cattivo gli sta pizzicando il pelo e lo tira per la coda. "Devo salvarlo!" penso, mentre scatto a tutta velocità oltre il giardino, in mezzo alla strada, incurante delle auto, contro quella bestiaccia. Al mio arrivo l'animale si arrende e vola via, lasciando il micio miagolante e mezzo spelacchiato sul ciglio della corsia.

Allungo la mano nel tentativo di accarezzarlo, ma con un rapido colpo di reni mi schiva e schizza via, facendo sventolare le strisce del nastro che ha al collo. "Nastro..? È di qualcuno!"
-Hai deciso di farmi morire di crepa cuore?!

Sbraita una voce alle mie spalle.
-Ma Alis... Il gattino... È scap-
-Sei scappata di nuovo! Che cazzo devo fare con te?!

Alis non capisce.

-No, il gatt-
-Piantala con la storia del gatto! Non c'era nessun gatto, sei impazzita. E ora fila dentro!

Mi afferra prepotente per un braccio, trascinandomi di nuovo in casa, e ignorando quei piccoli mucchietti di peli strappati sparsi tra i fili d'erba del prato.

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