Capitolo: Flashback XXIII

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Dopo mezz'ora di discussione il telefono mi vibra nella tasca interna dei pantaloncini.
<<pappa>> seguito da un'emoticon con le lacrime agli occhi.
-Ah, quindi sei una babysitter?

Mi schernisce, mangiando beatamente il suo gelato.
-Non è una bambina, si comporta come tale a causa del coma... Ma si riprenderà.

-È una bambina, e tu non dovresti stare con lei, non è lei che ti serve.

Risponde indifferente.
"Di cosa sta parlando..?"

-Non mi serve nessuno, sono io a scegliere con chi stare.

Ribatto fredda alle sue insinuazioni.

-Beh, allora dovresti ripensarci.

E con una nota di stizza nella voce se ne va. Torno a casa infastidita, e trovo Shey sdraiata sul divano, le gambe immobili appoggiate allo schienale, la schiena sulla seduta, la testa a penzoloni e i capelli che sfiorano terra. Sta fissando qualcosa dall'altra parte del salotto, oltre il tavolino e il vaso di fiori che abbiamo portato via dall'ospedale, ma non riesco a cogliere che cosa.

-Ciao...

Mi inginocchio accanto a lei, facendole percepire la mia curiosità. Alza un braccio per indicare un punto preciso davanti a sé.

-Vista a testa in giù la televisione sembra una faccia con la bocca aperta!

Assimilo per qualche secondo quella teoria, prima di lasciarle un bacio sulla fronte, prenderla sotto le ascelle e trasportarla di peso in cucina.

La sera Setenya mi telefona, continuando a commentare in modo cattivo il mio operato, ma facendomi riflettere su una cosa.

-Vorrei... Vorrei solo qualcuno che sapesse cavarsela da sola...

Ammetto in fine, prima di chiudere la conversazione, ignorando che qualcuno in quel momento mi avesse sentito, e avesse iniziato a piangere in un profondo silenzio.

In a land Far Far Away...Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora