Capitolo 14

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L'aria fresca della sera scompigliava i capelli del duca, che, ignorando i richiami di Naruto e le occhiate curiose di alcuni ospiti, era sceso per la scala principale e, costeggiando le pareti, si era diretto deciso verso l'uscita posteriore. Lasciatasi villa Hyuga alle spalle, si guardò bene attorno e, avvistata la propria carrozza, vi si diresse con la stessa foga che avrebbe usato un pellegrino assetato alla vista di un'oasi nel deserto dopo un viaggio lungo e faticoso sotto il calore del sole cocente.
Kiba e Shino, seduti su una vecchia coperta stesa a terra, avevano tirato fuori un mazzo di carte cercando di ingannare l'attesa, sapendo bene che feste del genere potevano durare anche quattro o cinque ore, ma non appena sentirono l'avvicinarsi di passi veloci scattarono in piedi.
"È ancora presto, è successo qualcosa?" chiese l'Inuzuka.
"Partiamo immediatamente. Devo raggiungere al più presto Saint-Pierre Street, sbrigatevi!" ordinò senza dare spiegazioni, aprendo lo sportello.
"Ma quella è una zona malfamata! Cosa dovete fare di importante lì? E madame Sakura?"
Sasuke si fermò un attimo sul predellino.
"Non deve interessarti quello che devo fare in quel luogo e per quanto riguarda mia moglie la riaccompagneranno gli Hyuga. Smettila di fare domande e partiamo."
Il tono e lo sguardo duro di Sasuke convinsero i due uomini che fosse meglio obbedire, quindi, raccolte le loro cose salirono subito a cassetta.
"Teme!" urlò Naruto, non appena li ebbe raggiunti,"si può sapere cosa vuoi fare da solo?"
Impaziente di partire e consapevole di non poterla spuntare in una discussione col biondo, che era testardo quasi quanto lui, lo prese per un braccio e lo trascinò all'interno della vettura, battendo con un pugno un colpo sul tettuccio in modo da far capire a Shino che poteva partire.
"Quando si tratta di Itachi perdi tutto il tuo sangue freddo... E pensare che in battaglia sei razionale come nessun altro! Cosa pensi di risolvere andando in quella taverna? Se tuo fratello non ti ha detto niente finora e non ti ha contattato avrà avuto le sue ragioni", lo attaccò il biondo.
"Fammi il piacere di stare zitto, dobe. Risparmiami la predica. Parli proprio tu che sei dieci volte più impulsivo di me?"
"Guarda che io mi preoccupo per te!", urlò l'Uzumaki.
"E chi te lo ha chiesto?", gli domandò il duca altezzosamente.
"Sei davvero uno stronzo lo sai?"gli rispose Naruto, esasperato.
Irritato da tutto quell'inutile discorso, Sasuke gli lanciò un'occhiataccia e cominciò a riflettere sulle sue prossime mosse.
Conosceva bene la fama dell'organizzazione chiamata Akatsuki, era composta da otto membri ognuno dei quali aveva una nazionalità differente e un proprio ramo di specializzazione: Kisame Hoshigaki, finlandese, abilissimo nei combattimenti in acqua; Deidara, tedesco, esperto in esplosivi; Sasori, italiano, costruttore di armi con meccanismi particolarmente complicati, si diceva fosse stato un marionettista molto famoso poi caduto in disgrazia; Zetsu, provenienza sconosciuta, esperto in spionaggio; Hidan, svedese, ex-prete, abilissimo nei combattimenti corpo a corpo; Kakuzu, mercenario indiano, spietato e attaccatissimo al denaro; Konan, inglese, esperta in crittografia; ed infine, Pain, leader del gruppo, irlandese, ex-terrorista, fuggito dal paese natio a causa della guerra che vi imperversava ormai da molti anni.
L'organizzazione era nata cinque anni prima e in pochi mesi aveva fatto parlare di sé, inimicandosi sia i benpensanti che la malavita di Londra. Si diceva che Pain accettasse solo missioni che ritenesse interessanti, non gli importava se a pagarli fosse un nobile o un criminale, la cosa fondamentale era che la situazione stuzzicasse la sua curiosità o rientrasse in un suo personale tornaconto.
La taverna era il loro luogo di ritrovo abituale ed era gestita dall'unica donna del gruppo. Se volevi che facessero un lavoro per te dovevi recarti lì, nella tana del lupo.

Perché Itachi si è diretto proprio da loro? Che sia davvero in pericolo come pensano Neji e Naruto? E perché non me ne ha parlato invece di fuggire? È tutta qui la sua fiducia in me?pensò l'Uchiha.

Era davvero fuori di sé per la rabbia. Erano quasi due anni che lo cercava, che attendeva sue notizie, che pregava di poterlo rivedere sano e salvo e lui invece pur essendo tornato a Londra non si era fatto vivo. Poteva anche averlo fatto per non metterlo in pericolo, ma ciò non toglieva che lo aveva lasciato solo ad affrontare le responsabilità che il titolo di duca comportava e soprattutto... la morte.
Doveva assolutamente scoprire il motivo per cui Itachi aveva abbandonato tutto e tutti. Soprattutto lui.

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