Villa Uchiha, ore 12:20
Incurante delle parole di Sasuke, Sakura aveva seguito Iruka e Kakashi mentre lo trascinavano nella stanza attigua alla camera da letto padronale. Fermandosi sull'uscio, non staccò un attimo lo sguardo da suo marito, mentre il maggiordomo impartiva ordini ai domestici.
"Portatemi delle pezzuole, una bacinella di acqua fredda e la boccetta del laudano. Fate in fretta!" urlò, mentre aiutava il proprio padrone a stendersi sul letto e cominciava a sbottonargli il gilet e la camicia.
Quando si girò verso la porta, la vide, impietrita e titubante, e un moto di tenerezza per quella giovane sposa si fece largo nel suo animo. Vedeva la preoccupazione nei suoi occhi, mentre si mordeva a sangue le labbra, e ne era felice, non perché le volesse male, ma perché significava che la salute del suo consorte le stava davvero a cuore.
"Kakashi, ti ho detto di mandarla via," sussurrò a fatica l'Uchiha, facendolo voltare verso di lui.
I lineamenti del moro mostravano chiaramente i segni del forte dolore che stava sopportando, le ciocche nere si erano incollate alla fronte a causa del sudore e le labbra erano serrate in una smorfia terrificante, ma i suoi occhi erano fissi sulla figura di sua moglie, le iridi scure ostinatamente allacciate a quelle chiare.
"Sì, milord," rispose l'Hatake, alzandosi in piedi dalla sua posizione in ginocchio e dirigendosi verso la ragazza.
"Mia signora, credo sia meglio che andiate via. Rischiate di agitarlo ancora di più e adesso ha bisogno di calma e tranquillità," disse con voce pacata e suadente come quella di un padre affettuoso che cerca di calmare la propria figlia dopo un incubo.
"Ma io potrei davvero essergli d'aiuto, se solo..." tentò di ribattere Sakura, senza guardare il suo interlocutore, continuando a fissare il marito, mentre il maggiordomo con delicatezza la sospingeva fuori.
"Purtroppo il padrone me l'ha ordinato. Non posso fare altrimenti. Abbiate pazienza ed attendete di là. Matsuri le farà compagnia," aggiunse, facendo un cenno alla cameriera, che aveva osservato la scena in silenzio fino a quel momento.
"Non appena starà meglio vi avvertiremo. State tranquilla."
La porta della stanza venne chiusa all'improvviso, recidendo quel gioco di sguardi e lasciandola in preda alla tristezza e alla preoccupazione.
Vedere quell'uomo forte e fiero ridotto ad un fantoccio di stracci incapace persino di stare in piedi, l'aveva devastata, eppure era un'infermiera, aveva visto di peggio. Perché allora era così turbata?
Dov'era finita la sua freddezza? Il sangue freddo che dimostrava anche di fronte alle ferite peggiori dei suoi pazienti?
La risposta la spaventava più di quanto fosse disposta ad ammettere persino con se stessa, perché quella preoccupazione finora l'aveva provata solo per le persone più importanti della sua vita.* * *
Villa Uchiha, ore 18:00
Con molta fatica, il duca aprì gli occhi. Come accadeva sovente dopo una crisi del suo male, un'emicrania terribile gli faceva pulsare le tempie, quindi sollevò a fatica il braccio sinistro, andando a toccarsi la testa cercando un po' di sollievo.
"Vi sentite meglio milord?" gli chiese Kakashi che era seduto sulla sedia accanto al letto e lo guardava con espressione attenta.
"Quanto tempo sono rimasto privo di conoscenza?"
"Quasi cinque ore."
L'attacco non era stato molto forte rispetto ai precedenti, ma non si fece illusioni, i medici avevano parlato chiaro, nonostante l'intensità dei suoi malori variasse molto, non c'era speranza che guarisse, sarebbe stato sempre peggio.
"Vado ad avvertire la padrona che vi siete svegliato," disse il maggiordomo, riponendo nella giacca il libro dalla copertina arancione, che era solito leggere durante i suoi momenti di pausa, e alzandosi in piedi.
" Riferiscile di non attendermi per la cena," gli ordinò con tono freddo, "parleremo domattina."
Dopo un'attimo di attesa, con un po'di titubanza, l' uomo prese la parola: " Perdonate la sfrontatezza delle mie parole, ma sarebbe meglio se potesse almeno vedervi per qualche minuto. Era molto in ansia per le vostre condizioni."
"Fa come ho detto," lo rimbrottò l'Uchiha, guardandolo male finché l'altro non chiuse l'uscio dietro di sé.
Si sentiva un idiota, ma non voleva in alcun modo che sua moglie lo vedesse conciato in quel modo. Quando si era accorto che stava per sentirsi male -ormai conosceva i segni premonitori fin troppo bene-, il suo primo impulso era stato mandare via Sakura. Era umiliante per lui farsi trasportare come un manichino dai suoi domestici, ne andava del suo orgoglio, e il fatto che quella donna forte e tanto viva da fargli rimpiangere di dover lasciare questo mondo così presto, lo potesse vedere in quei momenti di grande fragilità, lo faceva impazzire di rabbia.
Quello non era il vero Sasuke. Lui non era l'essere fragile bisognoso d'aiuto che diventava durante le crisi, lui era un guerriero che senza timore alcuno si fiondava per primo sul nemico, era l'uomo che l'aveva reclamata per sé e fatta sua il giorno precedente ed era così che voleva che lei lo vedesse.
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One Last Wish
FanficUn uomo in fin di vita, una ragazza disperatamente bisognosa di denaro e un contratto. Cosa desidereste se vi rimanessero solo sei mesi di vita? Dal testo: " La scoperta di essere malato gravemente e di rischiare di morire aveva però messo Sasuke co...