Capitolo 5

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Casa Haruno, East End, ore 05:00

La mattina dopo il colloquio col duca, Sakura aprì gli occhi e, messa bene a fuoco la stanza, si strinse un'ultima volta nella pesante coperta di lana che l'aveva tenuta al caldo per la notte, per poi scostarla a malincuore e stiracchiarsi. Non poteva permettersi di poltrire nel letto, doveva preparare la colazione per se stessa, sua madre e sua sorella. 
Il cinguettio di alcuni uccellini che cantavano davanti alla sua finestra, la misero di buon umore, facendole cominciare la giornata con un po' di ottimismo. Finalmente.
La sera prima era tornata a casa molto tardi, tanto da aver saltato la cena per il nervosismo che le era rimasto addosso dopo l'incontro avvenuto al mattino.
Non era sicura che il suo caratteraccio fosse piaciuto al duca, sapeva di non essere una persona facile, inoltre lui era stato così arrogante e inquisitorio che tirare fuori l'orgoglio era stato non solo necessario ma addirittura inevitabile, quindi non aveva la più pallida idea di quale sarebbe stata la decisione del nobile. 
Ino e Mebuki, nonostante l'ora tarda erano ancora sveglie quando era rientrata e la sua espressione tesa le aveva allarmate così tanto da spingerle a chiederle se era successo qualcosa, ma lei aveva negato. Non poteva dire niente del colloquio, anche se sapeva che nel caso in cui fosse stata scelta come moglie avrebbe dovuto parlare con loro. 

Come faccio a dire loro che tra qualche giorno, forse, mi sposo con un uomo che ho visto una volta sola? Mi prenderanno per pazza e forse capiranno che è stato il bisogno di denaro per le cure di Ino a spingermi a tanto e questo non posso permetterlo.

Alla fine aveva deciso di non pensarci e rimandare la decisione a quando il duca le avrebbe mandato sue notizie. Era inutile fasciarsi la testa prima di essersela rotta, avrebbe deciso cosa fare una volta sapute le intenzioni di Sasuke. 
Tutto sommato aveva dormito abbastanza bene e Ino aveva tossito così poco quella notte che non l'aveva nemmeno sentita nonostante avesse il sonno leggero tipico di chi ha una persona malata in famiglia.
Con un movimento elegante, la ragazza si tolse la camicia da notte, consumata e scucita in più punti, per indossare i suoi abiti da lavoro: un vestito semplice di stoffa scura che la copriva dalle caviglie al collo, che una volta arrivata alla clinica avrebbe coperto con il grembiule da infermiera, e comode scarpe nere, che avevano visto tempi migliori.
Rifece quindi il letto, prima di aprire la porta e dirigersi in cucina, dove, preso un pentolino, cominciò a scaldare il latte e ad affettare il pane che Mebuki aveva acquistato cinque giorni prima. Era molto duro, ma una volta messo a mollo col latte, si sarebbe ammorbidito. Per Sakura e sua madre sarebbe stato abbastanza sostanzioso da farle arrivare all'ora di pranzo. Per Ino invece preparò una tazza di tè, a cui aggiunse un goccio di latte, e un paio di biscotti morbidi che Shikamaru le aveva dato il giorno prima apposta per lei.
Preparato il vassoio, si diresse in camera di sua sorella, trovandola perfettamente sveglia, anche se sempre pallida ed emaciata.
La tubercolosi era nota con molti nomi, ma quello che secondo Sakura lo definiva meglio era consunzione, perché consumava ogni cosa: organi, ossa, forze... persino le persone che amavi e ti stavano accanto. 
Il viso di Ino era smunto, con le guance scavate tipiche di chi mangia poco e niente; i lunghi capelli biondi ricadevano sfibrati sul cuscino a cui si appoggiava per tenere il busto sollevato; le mani erano deboli, tanto che faticava a reggere i libri che Sakura le portava per più di cinque minuti, e in quel momento giacevano inerti sulla pesante coperta di lana che la aiutava a tenere lontano il freddo.
"Buongiorno, Ino!" richiamò la sua attenzione.
"Buongiorno, sorellina!" le rispose, lei con filo di voce.
"Come stai?"
"Meglio. Stanotte la tosse non mi ha tormentata più di tanto."
"Bene. Ecco qui la tua colazione" le disse, posizionando il vassoio sulle sue ginocchia "cerca di mangiare tutto. La mamma tornerà verso l'ora di pranzo per prepararti la minestra, prima di tornare al lavoro. Stasera cerco di tornare prima, va bene?"
"Sì, ma non preoccuparti troppo. Baderò io alla casa e farò scappare ogni malintenzionato nei paraggi!" rispose, alzando le braccia con fare battagliero, nonostante la debolezza più che evidente.
Evidentemente il bel tempo aveva rinfrancato anche lei e Sakura adorava vederla così in forma, quindi rise per la sua battuta e, sollevata per il fatto che non le avesse chiesto nulla riguardo la sera prima, tornò in cucina, dove trovò sua madre che versava il latte in due ciotole che fungevano da piatti.
Mebuki aveva l'aria stanca, i corti capelli biondi, con quel caratteristico ciuffo che le ricadeva sulla fronte, cominciavano a diventare sempre più bianchi giorno dopo giorno, le rughe erano sempre più evidenti sul suo volto e le mani erano perennemente arrossate, consumate dal sapone con cui ogni giorno lavava panni e biancheria per la gente del quartiere, ma il sorriso non le mancava mai. Infatti sorrise a sua figlia, allungandole una ciotola e un cucchiaio, prima di prenderne uno per sé e sedersi al suo posto per consumare insieme almeno quel pasto, visto che a pranzo non si vedevano e a cena tornavano prima a turno in modo che Ino non cenasse da sola.
La ragazza, pur sentendosi osservata dalla madre, fece finta di niente e finì in fretta la colazione, per poi alzarsi e indossare il cappotto blu che aveva lasciato su una sedia la sera prima e dirigersi a passo veloce verso il malandato portoncino in legno di frassino.
"Io vado! A stasera!"
"Buona giornata tesoro!" le rispose la madre, per poi aggiungere "Stasera avremo tutto il tempo di parlare."
Sakura si fermò, stringendo il pomolo della porta con la mano destra, e, voltandosi leggermente a guardarla rispose:
"Non c'è niente di cui parlare, mamma" cercò di tergiversare Sakura.
"Lo vedremo. Adesso vai o farai tardi."
Col cuore in subbuglio, la ragazza uscì di casa, doveva inventarsi qualcosa... e in fretta.

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