Capitolo 8

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Londra, residenza degli Uchiha

"Buongiorno, è un piacere conoscere la futura moglie e la futura suocera di Sasuke" le accolse la donna, con un sorriso dolce in volto, "io sono Rin e lui è Obito, cugino del duca, nonché mio marito."
"Piacere di conoscervi" rispose Mebuki, che, dopo il primo momento di sbalordimento alla vista della casa, ma soprattutto del duca, aveva pian piano ripreso il controllo, dopotutto era lì per conoscere la nuova famiglia di cui avrebbe fatto parte sua figlia e assicurarsi che lei avesse fatto la scelta giusta.
Erano tutti un po' tesi, dopotutto la situazione era abbastanza strana, in fondo le cose non si erano svolte secondo le consuetudini: Sasuke si sarebbe prima di tutto dovuto presentare alla famiglia della ragazza, corteggiarla per qualche mese, in modo da conoscersi bene, e poi fare la sua proposta di matrimonio chiedendo la mano di Sakura al capofamiglia, in questo caso Mebuki, visto che Kizashi era morto. Ma la malattia di Sasuke aveva fatto sì che tutto quanto seguisse un diverso iter.
"Vogliamo accomodarci? Tra poco il pranzo sarà servito" intervenne Sasuke, per spezzare il silenzio che era sceso sulla stanza. Accompagnò le due donne al tavolo elegantemente imbandito e scostò la sedia ad entrambe, per poi accomodarsi vicino a Sakura, mentre Obito faceva lo stesso con sua moglie.
Proprio in quel momento entrarono le cameriere, portando pomodori ripieni elegantemente disposti su delicati piatti Royal Doulton, decorati con fantasie di fiori blu, per richiamare i colori delle ortensie che decoravano il centro tavola in argento.
"Buon appetito" disse loro Sasuke, afferrando coltello e forchetta per cominciare a mangiare.
Inciso uno dei pomodori, Sakura portò alla bocca il primo boccone e il delicato ripieno di formaggi a pasta morbida, pangrattato ed erbe aromatiche deliziò il suo palato.
" È davvero buono" disse, rivolgendosi al duca.
"Teuchi il mio cuoco è uno dei migliori in circolazione, se volete più tardi ve lo farò conoscere, sarà felice di ricevere i complimenti della futura duchessa" rispose lui, stupendosi lui stesso per la facilità con cui si rivolgeva a lei... come se fosse già sua moglie.
"Di nuovo pomodori, eh? Dovete amarli davvero molto"rispose Sakura.
"Sasuke ha una vera passione per quell'ortaggio, lo mangia praticamente ad ogni pasto", lo prese in giro Obito.
"Non dire assurdità, non è affatto vero."
"Ah, no? Che cosa hai mangiato stamattina?"
"Di certo non i pomodori."
"Vuoi che vada a chiedere a Teuchi cos'ha cucinato per te?"
"Non è affatto necessario", disse Sasuke in fretta. Troppo in fretta.
Era palese che Obito avesse ragione e la consapevolezza di ciò, fece sorridere le tre donne e rese l'atmosfera della stanza più cordiale, meno tesa.
In altre circostanze il duca non avrebbe mai permesso a nessuno di prenderlo in giro, ma in quel caso doveva ringraziare il cugino che con le sue battute aveva messo tutti a proprio agio. Quando aveva stretto il braccio di Sakura per tranquillizzarla, lo aveva fatto nella consapevolezza che Rin e Obito avrebbero reso l'incontro più piacevole.
Continuando con quel tono, coinvolsero nella conversazione anche Mebuki, che, con grande imbarazzo di Sakura, cominciò a raccontare piccoli aneddoti sull'infanzia delle sue figlie, mentre Obito raccontava storielle divertenti sulle sue avventure di gioventù.
Nel frattempo fu servita anche la portata principale: filetto alla Wellington accompagnato da verdure miste. Mentre assaporava una fetta di quella pregiata carne di vitello avvolta da un sottile strato di pasta sfoglia, Sakura non smetteva un attimo di osservare il suo futuro marito.
Era sorpresa dal modo in cui era riuscito a cavarsela anche in quella situazione. Da quel che aveva capito dai loro pochi incontri Sasuke non era proprio una persona cordiale. Era educato, certo, ma anche altero e orgoglioso, diretto fino all'eccesso e... malizioso.
Dopo che i domestici ebbero servito il dolce, una croccante crostata al limone decorata con foglie di menta, che Sasuke decise di tirar fuori l'argomento che avevano evitato per tutto il pranzo.
"Mrs Haruno, adesso direi che è venuto il momento di parlare del nostro imminente matrimonio. Immagino siate rimasta sorpresa da questa decisione improvvisa."
"Sì, sono rimasta molto sorpresa. Avevo notato qualcosa di strano in lei, ma mai mi sarei immaginata una cosa del genere."
"Immagino che oggi non siate venuta qui solo per conoscermi, ma anche per sincerarvi delle mia intenzioni e capire che tipo di persona io sia."
"Esattamente. So che questa fretta di sposarvi deriva dal fatto che vi resti poco tempo da vivere, ma sta succedendo tutto molto in fretta ed io non voglio che Sakura debba pentirsi delle sue scelte."
L'amarezza che si sentiva dietro le sue parole era evidente a tutti, ma solo la rosa sapeva da dove provenisse: si era pentita di aver sposato Kizashi in giovane età, di non aver compreso la sete di potere che si celava dietro quell'uomo apparentemente dolce e comprensivo.
"Voglio porvi una domanda: amate davvero mia figlia?"
"Sì", rispose Sasuke in tono deciso.
"Ve lo chiedo perché come ben sapete l'altra mia figlia, Ino, è molto malata ed ha rinunciato a coronare il suo sogno d'amore pur di non far soffrire con lei la persona che ama."
Il duca la studiò un attimo prima di risponderle. Era evidente che Mebuki credesse che il suo modo di amare fosse egoista.
Sakura aprì la bocca, decisa ad intervenire, ma una mano del moro si strinse all'improvviso attorno alla sua, in un evidente richiesta di tacere.
"Quell'uomo vive felice lontano da lei?" domandò a Mebuki, che, tentennò un attimo prima di rispondere:
"No, non è felice. Non l'ha mai dimenticata."
"Ed è questo che vorrebbe per Sakura? Dovrei allontanarla da me finché la morte non ci allontanerà l'uno dall'altra per sempre? So di essere egoista, l'amore a volte lo è, ma voglio vivere ogni istante che mi resta accanto a lei, voglio che ricordi ogni attimo felice trascorso insieme, voglio lasciare una traccia del mio passaggio a questo mondo, anche se so che poi lei continuerà comunque a vivere senza di me."
Gli occhi di Sakura si riempirono di lacrime, le sarebbe davvero piaciuto che quelle parole fossero vere, sembrava una dichiarazione d'amore autentica ed anche se sapeva che così non era, aveva scorto un fondo di verità in quelle parole: il desiderio di non essere dimenticato.
Si era sentita meschina ad accettare quel matrimonio di convenienza con lui, le era sembrato non solo di vendersi per denaro come una prostituta, ma anche di approfittare di una persona malata e disperata, ma in quel momento capì che in realtà non era così.
Grazie a lei Sasuke avrebbe ottenuto quello che voleva: restare per sempre nei pensieri di qualcuno. Certo, lui voleva un figlio perché sarebbe stata la concretizzazione del fatto di aver vissuto davvero, ma anche nell'eventualità che quel figlio non fosse arrivato aveva fatto in modo di rendersi indimenticabile per qualcuno, ossia per Sakura, a cui stava cambiando la vita in modo irreversibile, ma decisamente migliore. Questo era stato sicuramente uno dei motivi per cui aveva scelto di incontrare solo candidate povere e bisognose.
"Sakura..." la chiamò sua madre, che fissava incredula i suoi occhi lucidi. Erano anni che non vi scorgeva lacrime, da quando Kizashi era morto e Ino si era ammalata.
"Non è niente, mamma. So che lo hai chiesto perché non vuoi che io soffra, ma sta tranquilla io starò bene."
"Sasuke, che ne dici di farle prendere aria mentre noi chiacchieriamo un altro po'?" chiese Rin.
"Mi sembra una buona idea", rispose il duca, alzandosi in piedi ed aiutando la sua futura moglie a fare altrettanto.
"Tra poco devo tornare alla clinica."
"Lo so, ma un giretto in giardino ti farà bene, torneremo subito. Obito e Rin faranno compagnia a tua madre e poi l'accompagneranno alla carrozza."
"Va bene", si fece convincere lei.
Attraversato il lungo corridoio, i due si diressero verso l'ingresso ed uscirono fuori. La fresca aria di settembre li accolse tra le sue braccia, schiarendo i pensieri di Sakura, ancora sconvolta dalla conversazione appena avvenuta, ma soprattutto dall'aver trovato un altro tassello del complicato puzzle che era Sasuke Uchiha.
Il duca la accompagnò fino ad una pesante panchina in marmo chiaro posta al limitare del giardino, che era ancora rigoglioso, ma lo sarebbe stato ancora per poco. L'autunno era alle porte.
Si sedettero e a quel punto lui finalmente parlò:
"Ho detto qualcosa che vi ha turbata prima?"
"No", rispose lei "sono semplicemente provata dalle emozioni di questi giorni."
Sasuke non sembrava del tutto convinto, ma non volle indagare oltre.
" È un peccato che voi siate così stanca perché volevo chiedervi una cosa."
"Cosa volevate chiedermi?"
Un luccichio malizioso illuminò il suo sguardo.
"Volevo chiedervi un bacio."
"Cosa!?", rispose Sakura, arrossendo e mettendo un po' di distanza tra loro.
"Fra qualche giorno ci scambieremo ben più di un bacio, o ci avete ripensato?" le chiese provocatorio.
"N-non c'ho ripensato"
"Allora posso baciarvi?"
Il duca le si avvicinò, allungò la mano destra fino a toccarle il mento e si avvicinò lentamente fino a far sfiorare le loro labbra.
Sakura non disse nulla, non ci riusciva, ma strinse con forza i suoi bicipiti e chiuse gli occhi.
"Lo prenderò per un sì", le sussurrò lui in un respiro, per poi appropriarsi della sua bocca.
Il bacio, dapprima gentile e delicato, si fece pian piano più possessivo e deciso. La sua lingua le invase la bocca con foga, stuzzicandone ogni recesso più nascosto e facendola fremere fin nel profondo.
Quando la necessità di respirare si fece pressante, si separarono e Sasuke le disse:
"Tra pochi giorni verrete a letto con me, sono ansioso di fare l'amore con voi e a giudicare da come avete risposto al mio bacio, direi che anche voi lo siete."
Quelle parole la fecero irrigidire, ma Sasuke le bloccò le mani, ricordava ancora bene lo schiaffo che gli aveva dato il giorno prima e non voleva riprovare di nuovo quel dolore, quando voleva Sakura era davvero forte.
"Non volevo offendervi, so di essere molto diretto, ma vi ho detto solo la verità. Vi desidero molto e questo è un bene visto che presto saremo marito e moglie."
Detto ciò, il duca le lasciò le braccia, si alzò in piedi e la aiutò a fare altrettanto.
"La carrozza vi attende, credo sia ora di andare."
Attraversato di nuovo il giardino si diressero verso la carrozza posteggiata alla fine del viale antistante la casa dove Mebuki e i coniugi Uchiha li attendevano.
"È stato un piacere conoscervi" le salutarono Obito e Rin, mentre Sasuke le aiutava a prendere posto in carrozza.
"Lo stesso vale per noi", rispose Mrs Haruno anche al posto di Sakura che non era ancora riuscita a riprendersi dalle emozioni provate poco prima.
Non appena la carrozza prese velocità, Mebuki chiese:
"Tutto bene, Sakura? Sei arrabbiata con me?"
"Ma che dici, mamma! Non potrei mai essere arrabbiata con te."
"Meno male. Comunque il tuo futuro marito mi piace, è davvero bello, alla fine Ino aveva ragione, e sembra molto preso da te."
Preso da me? Piuttosto sono io ad essere presa da lui, pensò Sakura.

* * *

Qualche ora più tardi, davanti casa Haruno.

Sakura si trascinava a fatica lungo la strada che conduceva a casa, era esausta ed era davvero tardi, Kabuto le aveva fatto recuperare le due ore perse per il pranzo fino all'ultimo minuto.
Arrivata quasi alla porta, si accorse della figura alta e slanciata che vi era appoggiata.
I lunghi capelli legati in una coda alta erano sfibrati, i vestiti stropicciati e gli occhi contornati da occhiaie scure.
"Shikamaru, ogni volta che ti vedo stai sempre peggio. Cerca di non esagerare" lo rimproverò.
"Lo so, lo so. Non ho un bell'aspetto."
"Non ho intenzione di farti la solita predica, comunque sono felice di vederti, se non avessi avuto tue notizie entro domani ti avrei mandato a chiamare."
"È successo qualcosa ad Ino?" le chiese allarmato dal tono serio usato dalla ragazza.
"No... è successo qualcosa a me. Qualcosa che cambierà la situazione."
"Che intendi dire?"
"Intendo dire che mi sposo. Tra sei giorni. E mi traferirò in campagna."
"Ti sposi!?"
"Sì."
"Ma... così all'improvviso? E che ne sarà di Ino e tua madre?"
Era arrivato al nocciolo della questione.
"Loro verranno con me. Si trasferiranno in un'altra casa, non vivranno con me e mio marito, ma più o meno nella stessa zona, in modo che potrò andare a trovarle molto spesso."
"Con quali soldi vivranno se tua madre lascia il lavoro di lavandaia della zona? Non la accetteranno facilmente altrove."
"Vivranno grazie alla rendita che mi darà mio marito."
Il dubbio cominciò ad insinuarsi negli occhi scuri del Nara.
"Sposerai un uomo ricco?"
"Sì, un duca."
"Sakura... cos'hai combinato?"
"Non ho combinato assolutamente niente. Mi sposerò tra pochi giorni con il duca di Remington, Sasuke Uchiha. L'ho conosciuto la settimana scorsa alla clinica. Era venuto per una visita di controllo e..."
"Mi prendi per uno stupido? I nobili hanno medici privati che li visitano a casa", la interruppe lui.
"Quel giorno nessuno era disponibile e..."
"Non insultare la mia intelligenza! Per quanto tempo vuoi continuare questa sceneggiata? Smettila di mentire! Sei una vera seccatura!"
Sakura, comprese con amarezza di non poter ingannare anche Shikamaru, non con la mente analitica che possedeva.
"Se pensi che mi sia venduta per denaro non posso darti torto, ma Ino sta troppo male per continuare a vivere in quel tugurio e non avrebbe mai accettato di venire a vivere con te, lo sai come la pensa. Io e mia madre ci siamo spaccate la schiena per anni, ma le medicine sono costose, specialmente quelle sperimentali che sta prendendo adesso. Inoltre... il mio futuro marito sta morendo. Gli hanno dato pochi mesi di vita e vuole a tutti i costi un erede, sposandolo avremo entrambi quello che vogliamo. Puoi davvero criticarmi per quello che ho fatto?"
"Ma Sakura, tu non lo ami!"
"L'amore può nascere anche dopo il matrimonio. Anche se in effetti ho paura di affezionarmi a lui visto che presto morirà."
Quel pomeriggio, mentre svolgeva le manzioni più semplici non aveva fatto altro che pensare ai baci di Sasuke, alle sue parole sfrontate ma sincere e all'espressione triste che gli era apparsa in volto mentre contemplava il giardino in fiore. Lui non avrebbe visto un'altra primavera. E quella consapevolezza l'aveva fatta tremare di paura. Temeva di affezionarsi troppo a lui. Stava già rischiando di perdere Ino, sua sorella, la sua adorata gemella, non avrebbe sopportato di perdere anche la persona che amava.
Ma quelle riflessioni non l'avevano portata a nulla. In un modo o nell'altro ormai era legata a lui ed anche se non era ancora amore poteva definirsi almeno affetto quello che aveva cominciato a provare per lui. L'affetto che si prova per una persona amica.
"Shikamaru, ormai la decisione è presa. Non tornerò indietro, ma volevo chiederti due cose. Posso?"
"Sentiamo."
" La prima è: vuoi farmi da testimone?"
"Cosa!?" , esclamò lui sorpreso.
"Ino sta male e non potrà partecipare alla cerimonia. Avrei voluto fosse lei a farmi da testimone, ma se lo farai tu sarà come se lei fosse lì con me."
"Sakura, io..."
"Accetta. Per favore" lo supplicò lei.
"Va bene, lo farò. Accettò lui a malincuore" non era convinto che quella fosse la cosa giusta da fare, "la seconda domanda qual'è?"
"Vuoi restare qui a Londra o venire anche tu in campagna?"
"Io... non lo so. Sta succedendo tutto troppo in fretta Sakura" rispose, passandosi una mano tra i capelli in un gesto di esasperazione.
"Ti capisco. È lo stesso per me. Ma pensaci bene."
"Non voglio abbandonare i miei, ma nemmeno fare a meno di Ino, anche se so che l'aria di campagna le farà bene. Un ambiente più salubre può fare miracoli."
"A questo punto c'è solo una cosa che puoi fare: parlare con lei."
"Sì, ma non oggi. Ho bisogno di ideare un piano d'attacco per sbaragliare il nemico."
"Ino è un nemico formidabile, ma ho fiducia in te."
"È ora che io vada via. A domani Sakura."
"A domani" lo salutò lei, con il cuore colmo di speranza. Forse sua sorella sarebbe stata finalmente felice.

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