Capitolo 1

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Il rumore incessante della pioggia che batteva contro il vetro della finestra e il forte rombo di un tuono che sembrò scuotere la vecchia casa fin nelle fondamenta, fecero svegliare Sakura di soprassalto.
Spaventata, si guardò intorno, cercando di mettere a fuoco l'ambiente circostante, nonostante l'oscurità avvolgesse la sua stanza come una coperta.
A tentoni, allungò la mano verso il vecchio comodino adiacente al letto, esaminò con le dita la superficie tarlata del mobile, finché con un po' di fortuna trovò la candela, accendendola col cerino che teneva sempre a portata di mano.
Accidenti come piove! pensò, osservando le gocce di pioggia miste a grandine che cadevano dal cielo pieno di nuvole nere come l'inchiostro.
La casa era così vecchia e cadente che il vento superava la debole resistenza delle imposte e si infiltrava in ogni angolo della casa, ululando contro i suoi abitanti, che non potevano far altro che stringersi le logore coperte sul corpo per proteggersi dal suo gelido morso.
Sakura odiava la pioggia. Le ricordava quella maledetta sera in cui tutto era cominciato ad andare male.
Non devo pensarci. Non devo pensarci. Non devo pensarci...
Sperava ardentemente che ripetendo quelle parole come un mantra sarebbe riuscita a dimenticare, ma spezzoni di quella serata le passavano davanti agli occhi come li stesse vedendo in quel momento. Chiuse le palpebre con forza, ma così era anche peggio. Ogni particolare di quella notte era impresso nella sua memoria.

Era una sera piovosa come tante lì a Londra, ma una Sakura allora diciassettenne, non dormiva e fissava incantata lo spettacolo della natura che si poneva di fronte ai suoi occhi dal centro del letto a baldacchino.
Le lenzuola, rigorosamente rosa come la sua camicia da notte, la tenevano al caldo e il fuoco del caminetto, seppur quasi spento, emanava ancora calore.
L'indomani ci sarebbe stata una festa monumentale nella casa del conte Rochester e lei non vedeva l'ora di indossare il suo vestito migliore, verde, di taffetà, con merletti bianchi attorno alle maniche e alla scollatura a barchetta.
Sapeva di non essere bella e formosa come sua sorella Ino, che con i suoi occhi azzurri, i capelli biondi e il seno generoso attirava gli sguardi di ogni uomo nel raggio di un chilometro.
Erano passati sei mesi dal loro debutto in società ed Ino aveva ricevuto ben nove proposte di matrimonio, anche se le aveva respinte tutte.
Sakura ne aveva ricevute tre, ma anche lei aveva rifiutato.
Le loro motivazioni non erano poi così differenti: Ino aveva rifiutato perché aspettava che Shikamaru Nara, figlio di un amico del padre, anch'egli mercante, si facesse avanti, essendo innamorata di lui fin da bambina; Sakura aveva rifiutato perché cercava qualcosa di più del mero interesse nel suo futuro sposo, voleva amare ed essere amata, voleva la sua favola.
Immaginava che alla festa avrebbe incontrato un giovane affascinante dagli occhi e i capelli scuri, i loro occhi si sarebbero incontrati in mezzo alla folla, lui le avrebbe chiesto un ballo e fatto la corte fino a farla innamorare di lui.
Immaginava il suono delle sue parole d'amore sussurrate all'orecchio ed arrossiva per i suoi stessi pensieri.
Impegnata nelle sue fantasticherie, impegnò parecchio ad accorgersi degli strani suoni provenire dalla camera accanto, quella di sua sorella.
La sua testa scattò verso la porta comunicante tra la sua stanza e quella di Ino, le sembrava di sentire delle grida e un rumore simile a quello che facevano i domestici quando spostavano un mobile.
Allarmata, scostò le coperte e, infilate ai piedi le pantofole, corse verso la porta.
Una volta aperta si trovò davanti uno spettacolo terribile: Ino, con le vesti strappate lottava con tutte le sue forze per tenere lontano Kizashi, il loro padre, che sembrava del tutto fuori di sé e l'aveva spinta contro l'armadio.
Cercò di intervenire in aiuto della sorella, ma fu scostata in malo modo dall'uomo che continuava ad urlare improperi verso di loro.
"Anche tu ti ribelli adesso? Io ho fatto di tutto per voi, vi ho cresciute, fatte educare e voi che fate? Rifiutate matrimoni che potrebbero aiutare vostro padre?"
"C-che cosa significa?" chiese Sakura con voce tremante.
"Significa che sono in bancarotta, le ultime navi che ho mandato in India sono affondate e mi aspettavo che voi, così belle, avreste attirato uomini ricchi e abbienti e così è stato, ma continuate a rifiutare proposte perfette!
A quanto pare tua sorella oggi ha incontrato Shikamaru Nara e ha avuto il coraggio di concedergli la sua mano!"
Sakura era sorpresa, sua sorella non le aveva detto niente a cena, ma era felice per lei.
Ora il problema era far calmare il padre che sembrava davvero molto infuriato e... sbronzo.
Nonostante ci fossero quattro metri di distanza tra loro, riusciva a sentire perfettamente il lezzo dell'alcool che impregnava il suo alito e le sue vesti.
"Padre... Ino è sempre stata innamorata di Shikamaru, è naturale che-"
"Pensi che me ne importi qualcosa?" la interruppe lui, urlando "non sposerai Shikamaru" aggiunse rivolto ad Ino, "sarà Onoki il tuo futuro marito."
Entrambe le ragazze rabbrividirono, Onoki era un uomo molto influente nell'alta borghesia di Londra, un conte che si pregiava di molti possedimenti e che amava investire i propri soldi nella costruzione di navi, aveva un carattere burbero ed era vecchio. Molto vecchio. Persino più di Kizashi.
"No! Non puoi farlo!" urlò Ino, ma un manrovescio la colpì allo zigomo sinistro tanto forte da farla cadere a terra.
"Sono io che decido qui, non tu. Stai al tuo posto e obbedisci."
Sakura cercò di avvicinarsi alla sorella, che in lacrime si toccava la guancia, ma Kizashi la prese per un polso stringendo fino a farle lacrimare gli occhi.
"Anche per te ho in mente un bel matrimonio.
Se non mi obbedirete vi venderò ad una casa di piacere, di certo lì sarete più proficue che come mogli di poveracci."
Fissando gli occhi di suo padre privi di qualsiasi sentimento a parte la rabbia, si rese conto di non aver capito niente di lui.
Il suo vantarsi in giro della bellezza delle sue figlie non era un gesto di orgoglio per aver messo al mondo due splendide creature, ma di soddisfazione, perché loro gli avrebbero fornito i mezzi per elevarsi dalla sua situazione di piccolo borghese ed impedito la bancarotta della sua impresa.
"No! Non ho intenzione di obbedirti!"
A quelle parole Kizashi le diede un pugno allo stomaco che la fece piegare in due dal dolore e poi un altro alla spalla destra, ma preso da tanto furore, non notò sua moglie Mebuki che aveva assistito alla scena dalla porta e, preso l'attizzatoio dal caminetto, lo colpì alla testa, facendolo sbilanciare e cadere contro il massiccio mobile da toeletta. Tutte e tre le donne rimasero immobili per parecchi minuti, attonite di fronte a quanto successo in quella manciata di minuti. Ripresasi per prima, Sakura si avvicinò a suo padre per sentirgli il battito, ma, ancor prima di posare le sue dita sulla carotide, sapeva che era morto. Scosse la testa davanti allo sguardo interrogativo di Ino, per farle capire che non c'era niente da fare.
Mebuki, con sguardo deciso, si diresse verso la porta e la chiuse alle proprie spalle sussurrando solo un "Sakura, tu ed Ino andata in camera tua, cambiatevi e rendetevi presentabili, nessuno deve sapere cos'è successo qui stasera."
Le due ragazze fecero quanto ordinatogli e, una volta da sole, cominciarono a piangere disperatamente.
" Mio Dio, cosa abbiamo fatto!"
"Ino... è stato un incidente, la gente capirà."
"No, invece. La gente non dimentica. Se si verrà a sapere saremo per sempre bollate come le figlie di un'assassina, anche se nostra madre venisse dichiarata innocente. Non possiamo correre questo rischio."
"Allora cosa facciamo?"
"La mamma ha di sicuro in mente qualcosa. Aspettiamo che venga a parlarci."
Mebuki si presentò dinanzi a loro solo il mattino dopo, con al fianco un giovane uomo dai capelli chiari, quasi bianchi e dagli occhiali dalle lenti rotonde. La donna disse loro che lei e Kabuto, questo era il nome di quel ragazzo, avevano risolto tutto. Lui era il figlio del medico di famiglia, che aveva un grosso debito nei confronti dell'ormai defunto padre di Mebuki ed aveva accettato di aiutarla a simulare un incidente in carrozza.

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