Capitolo 27

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Londra, East End ore 22:00

In una piccola casa, che sembrava uguale a tutte le altre, vecchia, malandata e disabitata, Pain ed Itachi osservavano con freddezza i volti tumefatti e pieni di lividi di Kakuzu e Zetsu che, legati a due sedie, attendevano il loro verdetto.
Il messaggio "La rana è nella pentola" stava ad indicare che Sasori e Deidara avevano scoperto tutto quello che c'era da sapere su Madara ed era arrivato il momento di prendere i due traditori.
Hidan e Kisame si erano occupati della cattura del mercenario indiano, gli altri due di Zetsu, la dannata spia.
Nessuno di loro era uscito incolume dalla lotta, ma alla fine la superiorità numerica aveva vinto.
"Allora? Non avete niente da dire?" chiese il leader dell'Akatsuki.
Zetsu, nonostante la mancanza di un paio di molari, continuava a ridere, incurante delle tenaglia ancora in mano a Deidara che lo torturava ormai da più di un'ora.
"Tu sei un fottuto pazzo!" sbottò Kakazu, osservando il suo compare,"Io ho fatto tutto questo per i soldi, ma neanche tutto l'oro del mondo vale subire certe cose. Tu invece ti diverti a tradire, tramare, spiare...
Non devo nulla a quel fottuto Uchiha. Vi dirò dove si trova e tutto quello che so, ma mettete via quelle dannate tenaglie!"
Pain fece un segno a Sasori, che si stava 'occupando' del mercenario e quando questi appoggiò sul tavolo gli strumenti di tortura, si avvicinò al prigioniero.
"Sarà meglio per te che quella che dirai sia la verità o quello che ti hanno fatto finora potrai classificarlo come 'carezza' in confronto al dolore che ti procurerò io."

* § * 🌙 * § *

Sasuke guardava, attraverso la finestra del salotto di Obito, le carrozze che passavano e le persone che camminavano frettolose lungo il marciapiede illuminato, ma i suoi occhi non registravano nulla, troppo presi dal riflesso della porta ancora chiusa alle sue spalle.
Quando questa si aprì, mostrando il volto allegro del cugino che entrava, strinse le mani a pugno nel tentativo di calmarsi ed impedirsi di ucciderlo a mani nude.
"Come mai sei venuto a trovarci così tardi? E non hai portato la tua deliziosa mogliettina?" gli chiese l'uomo.
"Sakura è a casa. Non si sente molto bene."
"È per questo che hai l'aria così preoccupata?" interloquì Obito, cercando di scrutarlo in volto. Stranito dal fatto che Sasuke, sempre attento ad osservare gli altri, non lo avesse ancora guardato direttamente, ma gli stesse dando ancora le spalle.
"Non sono preoccupato per lei. Adesso sta bene. Quello che mi tormenta al momento sei tu" affermò Sasuke, voltandosi verso di lui.
"Io? Qualcuno è venuto a riferirti qualche pettegolezzo?" domandò, aggrottando le sopracciglia.
"Nessun pettegolezzo. Ho solo una domanda piuttosto delicata e che mi angustia parecchio. Spero ti sentirai in dovere di rispondermi onestamente"
"Certo" rispose l'altro, sicuro.
"Perché mi stai avvelenando?"
Affrontare le cose di petto era una delle sue caratteristiche migliori quando era stato un soldato e continuava ad esserlo tuttora.
"Cosa hai detto?" disse Obito, sorpreso. Le sopracciglia accigliate, gli occhi sgranati e la bocca aperta.
Se non avesse saputo la verità, Sasuke avrebbe potuto pensare di aver preso un abbaglio, visto il modo naturale in cui si stava comportando il cugino.

Un ottimo attore. Non c'è che dire.

"Ti ho chiesto quale assurdo motivo ti abbia spinto a farmi credere che stessi morendo."
"Si può sapere che stupidaggini stai dicendo? È assurdo!" reagì il cugino, avvivinandoglisi, per poi ritrarsi davanti all'occhiata dura che gli rivolse Sasuke.
"Non lo è per niente. Devo ammettere che sei stato molto astuto. Dato che mio padre soffriva di una malattia al cuore, chiunque mi avesse visitato avrebbe pensato che io avessi lo stesso problema, scartando l'ipotesi che mi stessero avvelenando con la digitale, soprattutto perché è strano avvelenare qualcuno senza ucciderlo."
"Stai dicendo che non stai morendo ma ti stanno avvelenando lentamente?" chiese Obito, che ormai sudava freddo.
"Esattamente. Ma non mi sembri felice di questa mia buona novella" constatò Sasuke.
Lesse chiaramente nei suoi occhi scuri quanto i suoi la sua colpevolezza.
"Perché mi stavi avvelenando?" gli chiese, duro, implacabile, furioso per l'ennesimo tradimento.
"Perché lui ha minacciato di uccidere Rin e mio figlio" gli rispose l'altro, tremando visibilmente.
"Lui chi?"
"Madara Uchiha. Tuo zio."
"Credevo fosse morto"
"Magari lo fosse... Magari! È solo sparito dalla circolazione, tramando nell'ombra alle spalle della sua famiglia. È stato costretto a fingere di essere stato rapito per sfuggire ai creditori, i suoi debiti erano tanto esorbitanti a causa del vizio del gioco e della sua fame di potere, visto che tuo padre non ha voluto in alcun modo aiutarlo"
"Mio padre? E lui cosa c'entra?"
"È stato Madara a far assassinare i tuoi genitori e a dar fuoco alla villa."
L'ennesima sorpresa. L'ennesimo tradimento che strinse il cuore del duca in una morsa gelida.
"Di cosa stai parlando?"
"Itachi quella notte era tornato a casa prima di te, ma non abbastanza in fretta da evitare la strage. Vedendo il fuoco si era precipitato dentro e aveva trovato i vostri genitori in un lago di sangue e la servitù passata a lama di spada. Ti disse di non essere riuscito a raggiungere la loro camera a causa delle fiamme solo per proteggerti."
"Proteggermi!?"
"Ha indagato fino a scoprire che il mandante era Madara, ma non era stato abbastanza prudente e lui se n'è accorto.
Non poteva lasciare in vita un testimone tanto scomodo, quindi ha tentato di ucciderlo, fallendo. Per questo Itachi è scappato lasciando tutto nelle tue mani, voleva trovare le fonti di guadagno di Madara, metterlo in condizione di uscire allo scoperto e ucciderlo... Invece ti ha involontariamente messo nel suo mirino."
"Vuole uccidermi?"
"No. Non ancora almeno. Mi ha dato ordini precisi: farti stare abbastanza male da farti credere che saresti morto, senza ucciderti. Solo per attirare Itachi qui in Inghilterra, nel suo terrotorio.
Per questo mettevo dosi leggere di digitale in quei pasticcini, per non farti troppo male."
"Dosi leggere!? Credevi che non ne sarei rimasto danneggiato?" Sasuke serrò i pugni e proseguì in tono più alto.
"Pensavo di morire. Morire. Contavo i giorni, le settimane, i mesi, le stagioni che passavano, convinto che non ne avrei più visto un’altra. Sai come mi sentivo? Sai che tortura era per me sapere che avevo le ore contate? Come potevi pensare che non mi stavi facendo del male?"
"Ma sei cambiato" protestò l'altro con voce stridula, "Ho fatto una cosa terribile, lo so, ma non saresti morto. Lo pensavi soltanto. Non lo avevo previsto, ma quando i dottori ti dissero che saresti morto, decidesti di sposarti, di avere una famiglia. Hai abbandonato la vita solitaria che conducevi e ti sistemasti. Non ti avevo mai visto così risoluto. Era una bella cosa. Poi hai conosciuto Sakura ed ho avuto la certezza che tutto sarebbe andato bene. Lei è una donna meravigliosa, così dolce e gentile. La donna adatta a te. E ora aspetta un figlio, il tuo bambino. Non sarebbe mai successo se non fosse stato per me. Saresti rimasto un uomo solo e infelice per sempre, aspettando che un miracolo ti facesse ravvedere e ti liberasse dai tuoi problemi relazionali."
"È questo che ti ripeti la sera per riuscire a dormire? Che mi stavi facendo del bene? Hai mai sofferto gli effetti della digitale? La nausea, la perdita di controllo del tuo corpo? La febbre e il delirio, gli incubi che ti tormentano durante lo stato d’incoscienza?"
Obito alzò le mani in segno di supplica.
"So che deve essere stato orribile. Mi dispiace, ma per Rin avrei fatto questo ed altro."
"Ti sta ricattando, vero?" chiese Sasuke,"Immaginavo avesse minacciato di uccidere tua moglie, ma... Come hai potuto cedere? Avresti potuto chiedermi aiuto. Io non sono come Itachi che crede di risolvere ogni problema da solo, ho conoscenze nella polizia e nell'esercito, sia Neji che Naruto sarebbero più che disposti a spalleggiarmi. Perché non ti sei fidato e mi hai fatto questo? "
"Tu non sai cosa vuol dire perdere un figlio. Io e Rin siamo usciti devastati da quest'esperienza e non potevo permettere che succedesse di nuovo.
Preferirei morire piuttosto che perdere uno di loro..."
Il cugino scherzoso ed affettuoso era sparito per far posto ad un uomo disposto a tutto per proteggere le persone a lui più care.
Per quanto il desiderio di vendicarsi e fargliela pagare per i mesi di terrore che aveva passato a causa sua, sapeva che c'era del vero nelle sue parole: era cambiato, cambiato in meglio.
Tuttavia non poteva perdonarlo.
Si mosse velocemente, tanto che Obito non riuscì ad evitare il montante che lo colpì dritto al mento, stendendolo sull'elegante tappeto del suo studio.
Il colpo lo lasciò dolorante e senza fiato, ma non reagì, sapeva di meritare ben di peggio.
"Non voglio più rivederti. Né sentir parlare di te. Lascia Londra al più presto. Ti lascio in vita solo perché hai un figlio appena nato. Non dirai a Madara che io so tutto, questo me lo devi. In ogni caso... mi occuperò presto di lui."
Detto questo, l'Uchiha più giovane gli lanciò un'ultima occhiata e, aperta la porta, lasciò lo studio, ignorando la voce di Rin che chiedeva cosa fosse successo.
"Dove andiamo adesso, Vostra Signoria?" chiese Kiba, seduto a cassetta, vedendolo avvicinarsi alla carrozza e scendendo ad aprirgli la portiera.
"A Villa Hyuuga"
"Subito, milord!"
Fuori uno! Ora tocca a Madara!

ANGOLO AUTRICE
Lo so che è breve, ma meglio di niente, almeno il mio blocco comincia a passare.
Incrociate le dita, spero di pubblicare anche domenica prossima.
Auguri al nostro Sasuke che oggi compie gli anni :-)

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