Capitolo 26

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Dopo l'arresto di Orochimaru, gli uomini di Neji Hyuga si soffermarono a catalogare ed ispezionare ogni angolo dello studio dell'uomo, sotto la supervisione del loro superiore, di Sasuke e Naruto. Quest'ultimo camminava agitato poco fuori dall'abitazione dell'avvocato e lanciava occhiate nervose verso il suo migliore amico che osservava l'andirivieni di persone. Non sapeva se il discorso fattogli era servito, ma sperava che lui prendesse la giusta decisione e perdonasse sua moglie. Da quando si era sposato aveva notato un cambiamento in positivo in lui. Non era più freddo e solitario, sembrava più sereno. "Sasuke!" disse Neji, attirando l'attenzione dei suoi amici e passando un plico al moro. "Qui ci sono tutti i documenti raccolti da Orochimaru riguardo Sakura e appena ispezioneremo lo studio e l'abitazione del defunto dottore, vedremo se ne aveva anche lui." Il duca accettò i fogli, poi, salutandoli con un semplice cenno del capo si diresse alla sua carrozza. Era ora di tornare a casa. 

* § 🌙 § * 

Quando arrivò a casa, il duca esitò ad entrare, perché bisognoso di tempo per accettare quanto successo quel giorno. Non voleva affrontare Sakura, ma non appena passò davanti al salotto, per dirigersi nel suo studio, la vide, bellissima nel suo vestito da giorno verde acqua. 
La sua figura era ancora snella, nulla dimostrava che fosse in dolce attesa, a parte la pienezza più pronunciata dei seni e l'appetito.
Era seduta sul divano e il basso tavolino di cristallo di fronte a lei conteneva il servizio da tè e vari pasticcini.
Anche lei lo notò e fece un sospiro che Sasuke non riuscì ad identificare. Era di sollievo perché era tornato? Sua moglie si preoccupava per lui ogni volta che usciva e stava troppo fuori, temeva avesse una crisi e fosse impossibilitato a chiedere aiuto. Ma dopo il modo in cui l'aveva trattata, forse era semplicemente esasperata. 
Invece, contrariamente a quanto lui pensava, lei si bloccò, vedendolo, ma cercò di sorridergli seppur malamente e gli chiese: "Vuoi farmi compagnia? Mi sono fatta portare anche i tuoi dolcetti preferiti, quelli al pomodoro, Obito ne ha mandato una scatola stamane."
Rimase sorpreso dalla richiesta.
Si aspettava odio e rabbia visto come si era comportato durante la loro ultima conversazione e invece sembrava felice di vederlo, quindi, titubante, entrò nella stanza e si sedette rigidamente davanti a lei.
Quando Sakura versò il tè, notò che la sua mano tremava e che i suoi occhi erano cerchiati da occhiaie profonde.
Era nervoso anche lui. Avrebbe voluto dire un milione di cose, ma rimase in silenzio, prendendo la tazzina dalle sue mani stando ben attento a non sfiorarle le dita. Conscio di non potere, volere, perdere il controllo.
Avrebbe voluto scuoterla per farle sputare fuori la verità: non si era fidata di lui a causa di quanto successo con suo padre - e con Kabuto - o perché lui non era riuscito a guadagnarsi la sua fiducia?
Lo aveva sposato solo per i suoi soldi, lo sapeva bene, ma dopo aver vissuto con lui, averlo conosciuto, davvero non provava nulla per lui?
Non aveva creduto alla sua dichiarazione d'amore fatta quando ormai aveva scoperto di aver sposato una ladra bugiarda, eppure...
"Sasuke?" gli chiese lei, vedendolo pensieroso.
Diventava ansiosa ogni volta che notava il suo sguardo estraniarsi. Di solito era sintomo di una crisi imminente.
"Sto bene, ma non ho fame" le rispose, meravigliandosi nel vederla addentare uno dei pasticcini di cui era tanto ghiotto.
"Tuo figlio è goloso e sta chiedendo alla sua mamma di dargli quello che desidera" affermò, conscia del mio sguardo interrogativo. 
Il duca chiuse per un attimo gli occhi, abbagliato da un'emozione che non sapeva ben definire. 
Era orgoglio? Felicità? Amore?
A disagio, si alzò e decise di metterla a parte di quanto successo coi suoi aguzzini. Non c'era ragione di farla preoccupare ancora per i due ricattatori.
"Kabuto è morto e Orochimaru è in prigione, non devi più temere per tua madre. Quando Ino starà meglio potrà tornare in Inghilterra senza temere nulla" le disse, assaporando l'orrore ed insieme il sollievo dipingersi sul suo volto. Poi lasciò la stanza per andare a chiudersi nel suo studio, non era ancora pronto per una completa riconciliazione anche se il discorso di Naruto e il contenuto dei documenti ritrovati nel covo di Orochimaru lo avevano riportato a più miti consigli. 
Aveva letto di ogni malefatta del padre di Sakura, di ogni suo debito e si era fatto accompagnare da Kiba al vecchio indirizzo delle donne Haruno, rimanendo senza parole per lo squallore del luogo in cui avevano vissuto. Sakura aveva ragione. Lui non poteva capire quanto fosse profonda e intensa la disperazione che l'aveva spinta ad accettare la sua proposta di matrimonio. 
Kakashi aveva fatto un buon lavoro, la stanza non era più devastata, anche se le pareti risentivano ancora della violenza con la quale aveva strappato via i quadri in preda all'ira.
Era lì da non più di un quarto d'ora, quando un grido lacerante risuonò nella casa. Si precipitò fuori e percorse il corridoio come un fulmine, rischiando di travolgere Matsuri che, visibilmente spaventata, sostava davanti alla porta del salottino.
"Milady è a terra! Sul pavimento!" gridò, afferrandolo per la giacca.
Sakura giaceva sul tappeto, raggomitolata su se stessa e non si mosse nemmeno quando la chiamò per nome.
Sasuke si inginocchiò accanto a lei, appoggiandole una mano sulla carotide per sentire il battito e sospirando di sollievo quando lo percepì.
"Chiama Kakashi e digli di mandare Kiba a prendere Tsunade. Mi aveva avvertito che sarebbe venuta a Londra anche lei per un paio di settimane in visita da sua sorella Mei" disse alla cameriera, poi prese in braccio sua moglie e la trasportò il più velocemente possibile verso la sua camera da letto. La loro.
Le sbottonò il vestito, anche se non sapeva se le avrebbe giovato.
Sakura sudava, tremeva ed il suo corpo scottava.
Vide le sue palpebre muoversi e allora le parlò ancora: "Sono io, Sasuke. Mi senti?"
Riconobbe il pallore, sintomo di un disturbo di stomaco, e si affrettò a prendere un catino, sostenendole il capo mentre lei vomitava. 
Poco dopo, sentendola più tranquilla, le tolse tutti i vestiti, per agevolare il lavoro di Tsunade che sperò arrivasse presto e pensò di andare a prendere il laudano, ma non sapeva se le avrebbe fatto bene o male nelle sue condizioni.
"Sasuke?" sussurrò lei, tremante ed affaticata.
"Sono qui"
"Mi odi?" gli chiese, guardandolo negli occhi.
"No, non ti odio. È solo che avevo bisogno di tempo."
"Mi dispiace. Credimi, mi dispiace tanto" cominciò a ripetere come una litania.
"Sst. Ora riposa" le disse lui. Preoccupato che si agitasse ancora proprio adesso che stava male.
Lei si abbandonò sul cuscino, cullata dalle carezze e dalla voce sommessa di Sasuke.
Nella mezz'ora seguente vomitò un'altra volta e fu allora che una realizzazione prese vita nella mente: quelli erano gli stessi sintomi che aveva lui durante le crisi della sua malattia.
Un folle pensiero gli passò per la mente. Non aveva mai chiesto ai dottori se c'era rischio di contagio, ma era assurdo, le malattie di cuore non sono contagiose.
Com'era possibile che lei avesse i suoi stessi disturbi? Ad un tratto ricordò una cosa. Una cosa che lo lasciò senza respiro. 
Era così evidente!

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