Il circo della Camelia

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Tanta musica, tanti colori, tante risate, tanta gente

Sin da bambina mi bastava uno di quei tendoni rossi per farmi riempire il cuore di una strana euforia. In mezzo a quel pubblico non potevo fare a meno di ammirare quegli uomini capaci di fare l'impossibile proprio davanti ai miei occhi. Osservavo ammirata un trapezista che spiccava il volo da un'altalena e volteggiando raggiungeva l'altra. Rimanevo col fiato sospeso davanti alle clave di un giocoliere che sgambettavano a mezz'aria. Quante saranno mai? Cinque? Sei? Sette?

Il Circo per me è sempre stato un posto magico, dove il tempo non scorreva mai, ed una volta varcata la soglia ritornavo la candida bambina di un tempo, quella che sentiva per la prima volta il sapore dolciastro dello zucchero filato e si arrabbiava quando quello per dispetto le si scioglieva in bocca come una nuvola.

Quegli odori, quei sapori... Il Circo.

Tanta musica, tanti colori, tante risate, tanta gente

Ma non quel giorno.

Le strade del paese erano tappezzate di cartelloni.

Quei visi sorridenti a me familiari, mi accompagnavano ovunque andassi. Domatori, acrobati, pagliacci, giocolieri... se ne stavano lì con le loro facce fiere e sicure di sè.

Era sera. Ed era estate.

Come mi aspettavo, non era uno di quei circhi grandi, di quelli che si vedono in televisione, ma era molto piccolo. Di quelli che fanno tenerezza, a volte. Fatto di poche semplici cose. I costumi di scena non erano altro che vestiti malmessi e rattoppati, ma era proprio quella la magia. La vera magia, era chi li indossava, che poteva trasformare quelle toppe nel più bello degli abiti, se avesse voluto. Era la passione, il loro segreto.

La musica partì. Il pubblico in silenzio. L'eccitazione dell' inizio.

Ed ecco. Dal sipario apparve una ragazza vestita d'oro, in contrasto con la lunga treccia nera che le cadeva morbida da un lato. Teneva il microfono con dita tremanti. Guardò il pubblico con un sorriso agitato. Era molto timida, in quel piccolo corpicino che si ritrovava. La musica si abbassò, giusto il tempo di permetterle di fare un respiro profondo, poi parlò. -Buonasera, e benvenuti al Circo della Camelia!- la sua voce sottile tremava con lei. -Per me è un onore avere un pubblico così... grande e spero che riusciremo a strapparvi un sorriso in questa serata così bella!- fece una sorta di inchino, rossa in viso. Il pubblico già era innamorato di quella fanciulla. Aspettò che i primi applausi si fermassero e risprese, gioiosa -Grazie mille, davvero! Siete meravigliosi! Beh, non ho altro da dire per adesso, vi auguro un buono spettacolo e divertitevi!- la musica riprese con forza e la ragazza appoggiò velocemente il microfono a terra e sgattaiolò rapida come un topolino dietro il sipario, al riparo dallo sguardo bramoso del pubblico.

Il primo clown entrò in scena. Per iniziare chiamò a caso dei bambini tra il pubblico e li fece giocare una decina di minuti e diede poi al vincitore dei giochi un piccolo pupazzo a forma di leone e a chi purtroppo aveva perso, una caramella. I bambini tornarono al proprio posto accanto alle mamme. Lo spettacolo ebbe finalmente inizio.

Tanta musica, tanti colori, tante risate, tanta gente

Dal sipario entravano e uscivano senza sosta giocolieri con palline che rimbalzavano da tutte le parti. I maghi con i loro cappelli a cilindro, capaci di far sparire ed apparire carte a loro piacimento. Gli incantatori di serpenti con i loro boa lunghissimi e letali. Illusionisti che promettevano di sciogliersi da qualsiasi nodo. E poi chi sapeva leggere nella mente ed indovinare a quale numero da uno ad un miliardo stavi pensando. Contorsionisti in grado di farsi spazio in un barattolo di marmellata... e poi fu il turno dei funamboli, delle ballerine, dei mangiafuoco che incendiarono il cielo notturno...

Ero tornata di nuovo bambina.

Tanta musica, tanti colori, tante risate, tanta gente

La musica si abbassò, ed ecco entrare dal sipario la ragazza vestita d'oro. Piena di coraggio, prese il microfono.

-Purtroppo lo spettacolo sta giungendo al termine. Tra qualche minuto sarà ora di salutarci.- I suoi occhi erano tristi, ma lei sorrideva. Si era affezionata a quel pubblico ed ora le dispiaceva vederlo andare via, dileguandosi per le strade intricate del paese. -Ma non è ancora ora di dirci ciao, perciò...-

apparve un nuovo personaggio. Fece una capriola ed entrò in scena.

-Bambola di Pezza! Ecco dove eri finita! Ti stavamo tutti aspettando! Non vuoi dare la buonanotte a questo pubblico così... grande?-

Era ovvio. La Bambola di Pezza era in realtà una persona. Sotto quei costumi color pastello rosa e gialli ci doveva essere sotto per forza qualcuno. Ma quel qualcuno, chiunque egli fosse, sembrava davvero fatto di pezza.

Non aveva espressione. La sua immobilità era totale. Gli occhi fissi in un punto fisso nel vuoto. Le sue braccia aperte rigide. Non un battito di ciglia. Avevo l' impressione che nemmeno respirasse.

Ma quella cosa, qualunque cosa essa fosse, era viva.

Aveva appena fatto una capriola, no? Proprio davanti a me! Ai mei occhi!
-Bambola di Pezza! Ehi, Bambola di Pezza!-

Io... lo avevo...

visto.

Poi una musica. Assordante. Erano grida di bambini. Urlavano, sbraitavano. Chiamavano le loro madri e piangevano disperatamente. Non c'era modo di fermare tutte quelle voci che si accavallavano. Mi tappai le orecchie, provai ad urlare, ma quelle voci erano dentro la mia testa, non fuori. Il caos.

Tante voci, tanti visi, tante grida, tante anime...

Mi accasciai a terra.

Poi il buio.




Mi ritrovai a fissare un punto fisso. Senza una ragione. Perchè dovevo farlo.

Si alzò il sipario.

Una capriola. Perchè dovevo farlo.

Mi accasciai a terra. Il vestito col pastello rosa e giallo.

Tanta musica, tanti colori, tante risate, tanta gente

Lo spettacolo era giunto al termine.

Il pubblico in visibilio. Perchè tra giocolieri, ai funamboli, ai trapezisti, alle ballerie... si erano aggiunte loro.















Le marionette.




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