Il sottoscala

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Dalla registrazione del dottor Nelson Hackbart, psichiatra del Saint Lazarus Psychiatric Center di Baltimora.

Dottor Hackbart: «Angela, vorrei che mi raccontassi di nuovo quel che è successo in quella casa. Si', lo so: è una richiesta che ti ho fatto piu' volte, ma sono convinto che piu' parli di questa cosa e piu' ti sentirai bene, in futuro.»

Angela Morris: «Non mi sentiro' mai bene. Mai piu'. Non c'e' un futuro, per me. Non dopo quel che ho visto.» [singhiozzo] «Dio, cosa ho visto...»

DH: «Non voglio obbligarti a parlarne ancora, se non te la senti, Angela. Ma sarebbe importante per il tuo percorso di guarigione. Mi pare che ci siano ancora molti punti da chiarire, da definire.»

AM: «Lei non mi crede, dottore. Lei vuole solo sapere fino a che punto io sia pazza, e mi creda, a me sta bene, si', sta bene cosi'... perche' io stessa credo di esserlo, e come sarebbe possibile il contrario, dopo quel che mi è accaduto? Sarei morta, se non fossi impazzita.» [risatina isterica] «Non avremmo mai dovuto trasferirci, questa è la verita'. Non di nuovo. Non li'.»

DH: «Dove vi siete trasferiti, Angela?»

AM: [sospiro] «Lo sa bene. Al 1564 di Pitt Lane, Baltimora. Era una casa normale, sa, come se ne vedono tante. Non ha dato nessuna brutta impressione ne' a me ne' a Steve, mio marito. Non l'avremmo acquistata, senno'. Non ci avremmo mai portato i nostri figli...» [scoppia a piangere]

Continuazione, un'ora dopo.

DH: «Ti senti meglio, Angela?»

AM: «Non mi sentiro' mai meglio, lo sa. Grazie per il te'.»

DH: «Ma prego. Te la senti di continuare? Perche' cambiaste casa?»

AM: «Volevamo piu' spazio. Con tre figli, c'era bisogno di un ambiente piu' ampio e quella casa sembrava un ottimo affare, in una buona posizione, non distante dalla scuola elementare e soprattutto non distante da dove abitavamo prima, quindi Emily poteva ancora andare dai suoi amici... oh Signore, la mia Emily, la mia bambina...» [piange]

DH: «Descrivimi la casa, Angela.»

AM: «Una casa qualunque, su due piani. Una soffitta, un bel salotto, due bagni, una stanza per gli ospiti che sarebbe stata perfetta per il piccolo Josh. Spaziosa ma non esagerata. C'era un seminterrato e credo che sia stato questo a far innamorare Steve di quella casa... sa, lui avrebbe voluto ricavarci la stanza di bisboccia...»

DH: «Come, prego?»

AM: [sorride] «Una stanza dove giocare a biliardo e freccette con i suoi colleghi di lavoro. Cose di cui voi uomini andate pazzi...»

DH: «E il sottoscala? Era li', nel seminterrato?»

AM: [silenzio]

DH: «Angela? Era li', il sottoscala?»

AM: «Era ...era li'... Dio mio ...basta, la prego. Non posso, non ci riesco... Oddio, oddio, perche' a noi?»

Continuazione, il giorno dopo.

DH: «Come stai oggi, Angela? Ti va di continuare la nostra chiacchierata?»

AM: «No, ma lei continuera' a chiedermelo, dottore. Quindi, tanto vale che mi faccia forza e le racconti ancora dall'inizio.»

DH: «Se te la senti, naturalmente...»

AM: «Ci trasferimmo in aprile. Subito ando' tutto bene. Io mi occupavo del giardino, piantavo fiori e appendevo mangiatoie per gli uccelli ai rami delle betulle. Emily, Greta e Josh adoravano la casa. Sa, prima abitavamo in un appartamento, era come vivere in gabbia, con tutto lo stress che ne consegue, ma adesso avevamo un giardino tutto nostro e subito Emily chiese di poter tenere un cane... glielo avremmo regalato per il compleanno...» [piange]

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