Paura. Era questo che provai negli ultimi momenti della mia vita. Mi trovavo appeso ad un albero, costretto a vedere delle creature mentre ballavano e si divertivano come matti. I tavoli erano pieni di cibo e bevande che si esaurirono col passare del tempo. E tutto questo mentre mi trovavo su quel maledetto albero.
Preso dalla rabbia cercai di osservare cio' che mi circondava. Oltre a "loro" vidi solamente un mio simile, disteso per terra come se dormisse. Subito mi tranquillizzai, pensando che sarebbe riuscito a tirarmi fuori di li', percio' cercai di chiamarlo ma qualcosa me lo impedi'. Pensando a semplice stanchezza ritentai a chiamarlo ma nulla, non riuscivo ad aprire bocca. Le mie possibilita' cominciarono a diminuire fino a che non vidi i suoi occhi, bianchi e senza vita. In quel momento persi ogni speranza: notai, inoltre, che dal suo ventre fuoriuscivano diversi pezzettini di organi, cosi' piccoli che si vedevano a malapena. E' nell'istante successivo che iniziarono le mie paure.
La musica si fermo', una voce cupa li chiamo', li fece disporre a cerchio ed inizio' un sorteggio. Erano tutti eccitatissimi all'idea di essere scelti per un compito a me sconosciuto, qualcuno cerco' persino di barare. Eliminazione dopo eliminazione, la mia paura cresceva sempre di piu', mentre l'inconsapevolezza di cio' che mi sarebbe spettato mi corrodeva dentro. Alla fine ne rimase solo una, fu bendata con una fascia rossa e fu munita di una mazza. Unendo i pezzi arrivai ad una conclusione: in quella festa io ero una sorta di cavia su cui sfogarsi per il semplice divertimento personale. L'ultima cosa che ricordo è l'immagine di quell'essere bendato, mentre si muoveva secondo le indicazioni dategli dai compagni.