Era un quadro bellissimo, un po' tetro, ma bello.
L'intreccio tra mistero e realtà era ben costruito, la maestria del tratto era grandiosa, pareva la foto di un paesaggio: un bosco invaso da una nebbia sottile che crea l'effetto "vedo non vedo".
Ogni giorno perdevo delle ore nel guardare quel quadro anticoappeso nell'atrio, la sua bellezza mi ipnotizzava.
Un giorno, mentre ci passai accanto, notai un'ombra in profondità. Giorno dopo giorno quel quadro mi ossessionava sempre di più, come se ad ogni sguado che gli donavo, il quadro prendeva parte di me, e quell'obra in lontanaza si faceva sempre più grande e più nitida. Ogni giorno che passava in quell'ombra comparivano sempre più dettagli: i capelli, gli occhi, il naso, i lineamenti. Eppure quel volto mi è famigliare.
Lessi tempo fa di un quadro in grado di catturare l'anima dell'osservatore, giorno dopo giorno. Sguardo dopo sguardo.
Era tempo di trasloco. Mi avevano incaricato di imballare tutti i quadri della casa. Arrivai a quel quadro. L'osservai per un'attimo, per donargli l'ultimo sguardo prima di impacchettarlo.
Di colpo piombai a terra in un sonno profondo.
Al risveglio mi trovai davanti ad una parete con il medesimo quadro. Mi voltai indietro e iniziai a camminare...
Non ricordavo che la nuova casa si trovasse in mezzo ad un bosco...