2. Oddities

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"Chi ti lascia andare non ti vuole nella propria vita."

_Kebingungan

Quella mattina Chantel si era svegliata a causa dello squillante suono della sveglia, che trillava follemente sul comodino affiancante il letto singolo. La spense con un brusco colpo della mano facendola quasi cadere dal piccolo mobile in legno e con un verso di lamento, rifugiò il viso sotto il soffice cuscino.

Solo il pensiero di preparasi per andare a scuola le scombussolava lo stomaco, quella mattina non aveva voglia di alzare nemmeno un dito. Eppure l'autobus l'attendeva, come ogni giorno, alla fermata del suo quartiere e se non avesse abbandonato all'istante la pigrizia, alzandosi e preparandosi per scuola, avrebbe perso inevitabilmente l'unico mezzo in grado di accompagnarla fino al liceo.

Dato che l'idea di farsi all'incirca mezz'ora di cammino per raggiungere l'edificio istruttivo, dal momento che non aveva fatto in tempo a prendere il bus, non la entusiasmava per niente, decise di buttarsi giù dal letto e sfrecciare verso il guardaroba.

Dischiuse le ante dell'armadio e senza nemmeno riflettere un attimo di più, afferrò i primi indumenti che le sembravano adatti per una giornata di noiosa istruzione come quella che doveva affrontare.
Infilò in fretta un paio di jeans neri, lacerati con leggerezza sulle ginocchia, seguiti da un tenero maglione bordeaux. Allacciò le scarpe da ginnastica, terminando di prepararsi in bagno.

Dopo essersi rinfrescata alito e viso e aver riservato una manciata di minuti al lieve tocco del make-up, in modo da non apparire in classe con la tipica faccia da risorto zombie, Chantel entrò in cucina dove una tazza di Winnie The Pooh, una scatola di cereali al miele e una brocca di latte al riso erano disposti già sulla tavola in legno.

Virginia si trovava in piedi di fronte ai fornelli. Stava finendo di pulire con lo sgrassatore il piano in marmo pregiato.

«Hey, buongiorno.» diede un affettuoso bacio alla figlia, accarezzandole dolcemente i lunghi capelli che le ricadevano sulle spalle.

«Giorno, mamma.» ricambiò il bacio della donna, girando lentamente il cucchiaio nel latte appena versato.
Virginia le spostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio e dopo averle regalato un sorriso, ritornò a sciacquare i fornelli che aveva lasciato insaponati.

Chantel portò un cucchiaio di cereali inzuppati alla bocca, nel frattempo aggiornava sul telefono i Social che più erano di suo interesse.

Daniel era uscito di casa da un pezzo. Si occupava di falegnameria, perciò era tenuto a presentarsi nell'azienda in cui lavorava alle cinque in punto della mattina, non erano ammessi ritardi.
Virginia, invece, laureata in farmacologia, era impegnata a tempo indeterminato in una gradevole farmacia, situata nel più immenso centro commerciale della città.

Entrambi, si poteva dire, amavano il loro lavoro.

Chantel ingurgitò in velocità supersonica le ultime cucchiaiate della sua colazione, non appena il suono del clacson del bus annunciò il suo arrivo. Raddrizzò lo zaino rosso porpora sulla spalla destra, abbottonando il caldo cappotto nero e collegando gli auricolari al telefono.

«Passa una buona mattinata, tesoro. Ci vediamo oggi pomeriggio.» le augurò, Virginia, riponendo in quello stesso momento la spugna e lo strofinaccio nel lavello.

«Sì, ma'. Ti voglio bene!» Virginia le lanciò un bacio volante mormorando a sua volta un 'ti voglio bene' pieno di sentimento. La vide posizionare gli auricolari nelle orecchie e avviare la musica sul dispositivo, prima di filare fuori di casa sbattendosi la porta dietro le spalle.

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