25. Can't keep my hands to myself

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"La passione è tempestosa. L'amore è calmo."
_ Mason Cooley

«È stata una cosa assurda!» Diane agitava le mani in aria, fuori di sé per l'euforia esorbitante. Puntò l'indice contro la ragazza tranquillamente adagiata sulla gradinata successiva, esclamando senza ritegno «Tu sei assurda, baby!»

Chantel nascose il viso avvampato tra le mani, non riuscendo a trattenere un piccolo sorriso.

Il giorno dopo quello strabiliante accaduto, parole esatte delle dicerie che circolavano con voracità nel Mondo dei licantropi, non poteva varcare la soglia di un'aula nella Midwood che tutti gli occhi, ammiranti e ancora stupefatti, le si accollavano addosso.
Giustificabile, dal momento che il suo spettacolo era stato osservato da più di metà istituto ed il restante era stato prontamente informato con dettagli più affini alla realtà.

Tutti ammiravano quella sua forza naturale interiore, riconoscendola come il riflesso più autentico del suo prossimo ruolo.
Esattamente come le avevano spiegato suo padre e Matthew.
E Rylan.

Rylan le era stato accanto, premuroso, l'intero pomeriggio. Avevano avuto l'occasione di chiacchierare nella tranquillità tanto desiderata, senza una minima interruzione, affrontando vari argomenti, circondati dalla discrezione della Natura.
Si erano conosciuti facendosi domande personali a vicenda e Chantel, immersa in quel prato morbido alla luce calda del sole, aveva apprezzato quanto mai quell'apertura spontanea del loro Legame.

Era stato splendidamente perfetto.

«Hai dato una maledetta lezione a quell'insopportabile.» commentò compiaciuta, Bambi. Le labbra si distinsero di una nota vendicativa, mentre accennavano «Avresti dovuto vedere il modo in cui si è fiondata nelle braccia del suo papino.»

La ragazza sbatté le palpebre, la luce potente dei neon era faticosa da accettare.

«Anche io l'ho fatto.» rammentò, bonaria, alle amiche. Le tre assunsero degli sguardi interrogativi, davvero non comprendevano il punto della sua prospettiva. «Non avrei voluto che finisse appesa al muro, quasi inerme. Per quanto la sua presenza mi secchi a volte, ammetto che ieri mi è dispiaciuto averla spaventata.» confessò, la punta dell'amara colpevolezza a spargersi sul palato.

Ariane aggrottò la fronte, inconsapevole.

«Ti ha provocato durante lo scontro per indebolirti e sbatterti a terra sconfitta.» le ricordò, con durezza.
Chantel si sedette sulla gradinata, rilasciando un sospiro profondo.

«Questo lo so, è la sua tecnica per bersagliare l'avversario.» affermò, legandosi i capelli in una cascante coda di cavallo. «Ma resta il fatto che avrei almeno potuto cercare di non incanalare quella forza soltanto su di lei. L'ho colpita abbastanza forte da pensare di averle fratturato qualche osso e la sensazione non è stata affatto rassicurante.»

Il timore di non essere in grado di controllare quella forza innata persisteva in lei, e non in leggera quantità.
Tuttavia Davine aveva promesso che d'ora in avanti l'avrebbe aiutata a conoscere quella nuova sbocciante presenza in lei e, di conseguenza, a tenerla sotto controllo.

«Ed è una sfortuna non averle fracassato almeno la spina dorsale!» proseguì, imperterrita, Diane. «Però devo ammettere che la sua espressione è stata epica, talmente umiliata nell'animo.» ammise, portandosi la bottiglietta d'acqua fresca alle labbra.

«Forse un po' ti capisco, Chan.» esordì Bambi, lievemente colpevole per aver goduto della scena umiliante di Clarissa assieme alle coetanee. Le posò una mano confortante sulla spalla, sottolineando preoccupata «Insomma, ragazze, non si è nemmeno presentata oggi a scuola.»

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