20. That's why my heart beats

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"Mi sentivo i suoi occhi addosso, e avrei voluto che non mi guardasse. Le mie mani non smettevano di tremare e lo stomaco sembrava un groviglio di milioni di nodi."

_JoJo Moyes, Io prima di te 

Da quell'incontro inatteso tutto pareva essere cambiato.
Una sensazione di ambigua completezza, pienezza interiore che mai, nei suoi diciassette anni di esistenza, aveva sfiorato il suo animo in un modo talmente invasivo da lasciarla senza fiato, senza alcuna parola in merito.

Si sentiva così estasiata.
Estasiata dall'avvolgimento intorno a lei del caldo e piacevole Amore.

Dal momento in cui i suoi occhi avevano incrociato quelli cristallini, limpidi più dell'acqua fredda che scorre in un torrente, Chantel aveva perso completamente ogni facoltà razionale nei riguardi dell'Amore, quello a prima vista. Aveva abbandonato le idee di cui, fino ad allora, era stata accanita sostenitrice, essendosi resa conto che nel sentimento amoroso niente poteva essere calcolato. Non si trattava di semplice chimica, l'Innamoramento oltrepassava tutto questo senza farsi scrupoli.

L'Amore s'innalzava al punto di raggiungere un piano universale, irraggiungibile per qualunque altro essere vivente che fosse umano.

Questo Chantel era stata in grado di comprenderlo.

Comprendere che, senza quella persona, la sua anima gemella, il senso che avevano acquistato le singole cose non sarebbe stato  nemmeno concepito. Comprendere che il suo orizzonte sarebbe stato soltanto un cumulo di incertezze, immerse nell'oscurità più totale, ad intraciarle la vista della salvezza apportata da un sollevante barlume di luce. Comprendere e, infine, anche accettare che era valsa la pena attendere tutti quegli anni per venire a conoscenza di una realtà tanto sconvolgente.

Adesso qualunque cosa svolgesse, anche la più insignificante, qualunque azione compisse, la mente le rinfrescava la memoria con il getto freddo delle immagini del suo Mate che aveva scattato con sbattiti di ciglia e la vista aguzzata. Il manto talmente morbido e lucente, la muscolatura ben modellata e a dir poco invitante, le orecchie e la coda sbarrate sull'attenti, non permettendosi di farsi sfuggire nemmeno il più futile dei dettagli, e il suo odore meraviglioso. Quello, purtroppo, non era riuscita ad imprimerselo su di sé nel modo in cui avrebbe desiderato, ma compiendo uno sforzo da non sottovalutare, lentamente era ancora in grado di subire l'effetto stupefacente che aveva sul suo intelletto quel suo profumo, prepotente ed orgoglioso, rispecchiante in parte il suo atteggiamento fiero.

Quel costante pensiero, quelle immagini impresse inspiegabilmente nella sua mente, avevano col passare del tempo (seppur poco, neanche due giorni erano trascorsi da quel fatidico incontro) aperto in lei, precisamente nella zona pettorale, un solco dalle dimensioni e dalla profondità non propriamente superficiali.

In tutta onestà, faceva maledettamente male. Un male che, in una gabbia squadrata, aveva intrappolato il suo povero cuore fremente, stringendolo con una forza spietata in una morsa di sofferenza acuta. Un male che veniva alleviato soltanto al pensiero che rimandava a quel grande ed imponente licantropo Alpha, tuttavia in seguito le lasciava un vuoto incolmabile al suo interno due volte più profondo, due volte più doloroso.

La piccola lupa non aveva fatto parola di tutto ciò: non disse niente che si riferisse all'incontro con la sua dolce metà e al dolore che, in quegli ultimi due giorni, non aveva fatto altro che straziarle l'anima.

La sua lupa interiore era un continuo guaito disperato, imbronciata con Chantel stessa per non aver raccontato a nessuno la ragione della sua immensa felicità. Non aveva ancora capito che l'unico rimedio a quel male che le perforava centimetro per centimetro il petto era andare alla ricerca del suo Compagno.

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