29. All of a sudden

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Bonsoir, miei cari lettori. Vi prego di leggere queste mie contate ma fondamentali parole di spiegazione prima di passare alla lettura di questo impegnativo capitolo.

Come potrete notare, è piuttosto lungo e articolato perché *rullo di tamburi* contiene la più importante svolta dell'intera storia. Mi sono quasi emozionata nel revisionarlo, consapevole che dopo di questo inizierà la vera e propria parte d'azione. Perciò mi scuso per essermi dilungata, ma è stato necessario chiarire ogni tassello presente prima che la situazione venisse ribaltata. Inoltre, tengo a precisare che ho trascorso due giornate con febbre e mal di gola (sì, sono una sfigata che si ammala d'estate con quaranta gradi al sole e l'aria condizionata accesa in casa), di conseguenza se individuate qualche errore grammaticale o di incongruenza nel testo portate pazienza, apporterò le adeguate modifiche alla fine.

Detto questo, vi lascio alla lettura! Spero che vi prenda quasi nello stesso modo avvincente in cui l'ha fatto con me.

_httpsviolet





"Spesso il male di vivere ho incontrato:  

era il rivo strozzato che gorgoglia,
era l'incartocciarsi della foglia riarsa,
era il cavallo stramazzato."

_Eugenio Montale


La macchina era in moto da dieci minuti esatti e l'unica cosa che si riproduceva all'interno era la flebile musica che veniva riprodotta alla radio. Guardava fuori dal finestrino al fine di mantenere la mente spensierata, sebbene l'alcol che scorreva nelle sue vene la aiutasse nel suo intento rendendogli tutto più facile. Appoggiò la testa sul cuscinetto comodo del suo sedile, iniziandosi a fare fatica a sostenerla per la sua inaspettata pesantezza. Percepiva i loro occhi premurosi posarsi sulla sua figura debole talvolta, ispezionando il suo stato di salute. Li ignorava, mantenendo lo sguardo fisso sulla Foresta che scorreva davanti i suoi occhi brillanti affinché non potesse cadere vittima dell'imbarazzo. Tuttavia non era in grado di resistere ad un paio di occhi cristallini, nei quali risiedeva un mare verde-acqua terribilmente mosso, troppo magnifici per essere trascurati.

Peccato che si trovavano al posto del guidatore e lei, invece, sedeva nel retro tra i sedili dei passeggeri. Aveva lasciato il posto disponibile a Tobias, sebbene l'avesse incitata più volte a sedersi accanto al suo Compagno alla guida, ma lei si era rifiutata, preferendo il posto in disparte accanto a Natel.

Chiunque avrebbe potuto assaggiare l'amaro del disagio nella sua situazione, in una macchina insieme al Compagno e i suoi due fratelli semi-sconosciuti, ma lei per qualche strana ragione non ne provò nemmeno una goccia. Percepiva un ambiguo legame che la univa ai famigliari stretti del suo Mate, come se li conoscesse da sempre. Di conseguenza, sentiva che avrebbe potuto contare su di loro.

E avrebbe potuto farlo veramente.

«Sei ancora fredda.» decretò Natel, sfiorando appena il braccio scoperto della ragazza. «Senti qualcosa che ti dà fastidio?»

«No, tranquillo. Sono solo un po' stanca.» ammise sinceramente Chantel, stupita del fatto che i fratelli del suo Compagno si preoccupassero tanto per lei. Dalla loro partenza, le avevano domandato aggiornamenti sul suo stato di salute innumerevoli volte.

«Siamo quasi arrivati, tranquilla.» la rassicurò Tobias, rivolgendole un'espressione dolce con i suoi occhi limpidi.
Identici a quelli di Rylan.

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