36. You will pay

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"Sei qui con me, questo mi basta. Ho bisogno che mi dici che il male passa."

_Rocco Hunt

Gli occhi vagavano in tutta la stanza, timorosi per quello che sarebbe successo. Continui fremiti le inondavano il corpo, già pienamente scosso dal terrificante episodio accaduto poche ore prima e che, di certo, non sarebbe stato gettato nella pura dimenticanza.
L'avrebbe segnata, senz'altro. E forse l'avrebbe aiutata a diventare più combattiva, più forte di quanto lo era mai stata in precedenza.

Una cosa di cui era altrettanto convinta era che l'avrebbe pagata: ogni dolore fisico e mentale che le aveva forzatamente inflitto in quel lasso di tempo di crudeltà lo avrebbe provato allo stesso modo, senza compassione, sulla propria pelle.
E sarebbe successo prima che si congedasse da quella villa, non avrebbe permesso a nessuno di portarla via senza che prima non avesse osservato, compiaciuta, il cuore di quel miserabile demonio rotolare sul pavimento, inerme per la morte che lentamente l'aveva avvolto.

Chantel accarezzava la meravigliosa cascata di boccoli d'oro della piccola Aurora, accomodata tra le sue gambe, mentre quella miriade articolata di pensieri fluttuava nella sua mente impaziente. Bridgit, al suo fianco seduta sul letto a baldacchino, fissava con insistenza un punto indefinito della camera da letto, non proferendo una singola parola.
Restavano in silenzio, circondate da una solitudine collettiva, da circa un paio contato di ore, nelle quali predominava quell'impazienza e quell'agitazione che preannunciava il tanto desiderato arrivo.
L'arrivo della salvezza.

I Julliard le avevano rinchiuse in una piccola stanza degli ospiti del quarto piano, ben nascosta, affinché non intralciassero la loro assoluta concentrazione e la loro presenza, a quel piano d'altezza dell'imponente abitazione, non fosse in grado di essere fiutata dall'esterno.
Ma non avevano riflettuto propriamente su un aspetto: l'evasione.

Erano diversi minuti che gli occhi ingegnosi di Chantel e Bridgit si soffermavano, scrutando con minuziosa attenzione, sulla stretta finestra che dava sul lato sinistro della tenuta. Essa era stata appositamente sbarrata da parecchie travi di legno che, però, non parevano costituire un impossibile ostacolo da superare. Anzi, secondo i loro calcoli, i bulloni che tenevano incollate le travi legnose agli infissi della finestra sarebbero saltati in aria con un numero potente di calci e se proprio necessario, qualche rabbiosa spallata.
Dovevano architettare un piano al più presto.

«Non credo che passeranno direttamente ai fatti: Jonathan conosce la nostra potenza in campo di battaglia, non è disposto a sacrificare i suoi uomini subito.» rifletté ad alta voce Bridgit, giocherellando con il tessuto delle lenzuola di raso rosso. «Vorrà appellarsi falsamente alla diplomazia in modo da cercare di individuare un compromesso che eviti spargimenti di sangue immediati.»

La ragazza accanto scosse il capo, piegando le labbra in un sorriso visibilmente falso, soltanto per non allarmare la piccola bambina che s'abbandonava, docile, alle sue carezze leggere.

«Diplomazia.» sbuffò Chantel, ruotando gli occhi. «Lui non sa nemmeno che cosa s'intenda per diplomazia.»

Aurora ascoltava la conversazione, non fiatando, si limitava con i suoi occhioni espressivi a guardare Chantel mentre piegava le labbra in un sorriso rassicurante, nonostante fosse a conoscenza del suo animo irrequieto.

«Parlerà di diplomazia soltanto per guadagnare tempo e salvarsi temporaneamente il culo.» sputò, indignata, dilatando le pupille soltanto quando s'accorse del termine poco appropriato che aveva utilizzato in presenza della bambina cullata dalle sue stesse braccia. Difatti, vide la più piccola curvare le labbra in un sorriso monello ed una risatina divertita riuscì pure a scapparle.

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