37. Revenge

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"Vendetta, il boccone più dolce che sia mai stato cucinato all'inferno."

_Walter Scott

Se ne stava lì, immobile, gonfio nel petto vile, mantenendo quell'espressione terribilmente fastidiosa di istigazione. Contava i minuti che scorrevano, per lui lenti, per il suo nemico celeri, osservando l'oscurità della notte in tempesta calare sopra le loro teste. Dentro di sé rideva per il loro atteggiamento tergiversante e allo stesso tempo innervosito, assaporando il delizioso controllo della situazione che aveva in mano.

Dopotutto, lui si divertiva abitualmente in quel modo: guardare in difficoltà e in sofferenza le sue vittime, seppure appartenenti alla sua stessa immortale specie, costituiva il suo passatempo prediletto.

E vedere con i propri occhi in quelle stesse condizioni i tre soggetti che, nella sua esistenza, lo avevano fatto più dannare, privandolo di un titolo tanto ambito, aveva scatenato nel suo animo malato un'adrenalina disarmante.

«Vorrei rendervi noto il tempo che scorre, inesorabile.» li punzecchiò, percependo la loro posizione sempre più in bilico. Era convinto che, proseguendo nel lanciare provocazioni e sguardi di sfida piccanti, si sarebbero avvicinati a mano a mano allo scontro decisivo che avrebbe decretato il vincitore finale.

E lui desiderava tanto scoprire chi si sarebbe aggiudicato una tale vittoria.

«Sei consapevole che la tua proposta non può essere accettata per le tremende azioni che hai commesso e continui a commettere tutt'ora.» lo apostrofò Damian Blake, mantenendo una rigida compostezza e calma che un poco suscitò lo stupore dell'interpellato. «Nessun branco, alla notizia del tuo incoronamento, sarà disposto a correre un simile rischio, Jonathan. Ti priveranno ancora una volta del titolo e tu, a quel punto, non avrai più niente.»

Il sorriso perpetuo sul viso dell'Alpha Julliard scomparve alle sue parole, consapevole che dietro di esse si potesse celare un fondo di dolorosa verità. Tuttavia si ricompose all'istante, non intenzionato a mostrarsi tentennante di fronte ad una situazione in cui era tenuto predominare.

«Ogni branco esistente su questo pianeta si ritroverà costretto ad accettare la mia importanza. Con le buone o con le cattive lo farà, perché sapete perfettamente che non ho nessun problema a radere al suolo interi Territori e fare una carneficina dei loro branchi.» sentenziò, stringendo le mani in due pugni bianchi.

«Proprio per questo ti ostacoleranno fin dal primo istante in cui la voce del tuo nuovo titolo circolerà. Nessuno ti hai mai accettato, Jonathan, non puoi cambiare il pensiero della nostra gente.» s'intromise la Luna Dawn, in piedi accanto al marito. Alle sue parole sincere, l'intero branco Julliard iniziò a rivolgersi sguardi d'intesa.

«Be', si dà il caso che a me il pensiero della nostra gente, cara la mia Matilda, non importi affatto.» la canzonò, guadagnandosi un'occhiata di sbieco dal Grande Alpha Dawn. Ridacchiò, rimettendosi nella sua iniziale posizione di attesa.

Un'attesa che si stava dilungando davvero troppo.

«Noi non metteremo in pericolo di nuovo il nostro Mondo a causa tua, Julliard. Perciò vi conviene abbandonare le vostre speranze all'istante.» prese la parola la Luna Blake, con una spietata freddezza. River, al fianco del Capobranco, si leccò maliziosamente le labbra alla sua vista, facendo digrignare i denti a Damian.

Era una continua allusione perversa, oltre che provocazione.

D'altronde, il modo migliore per infliggere una ferita sanguinante al nemico era sfiorare la sua dolce e tanta amata metà, intoccabile ai suoi occhi gelosi e possessivi.

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