43. Territory

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"La delusione è l'infermiera della saggezza."

_Sir Boyle Roche

Trascorsero il resto della serata incollati l'uno all'altra, quasi come se il filo che li teneva vincolati si fosse irrobustito tutto d'un tratto. Una volta terminata la cena, Chantel non aveva neanche esitato a catalputarsi sul grembo di Rylan, il quale l'accolse, euforico: la ragazza sembrava essere sempre più bisognosa di un rassicurante contatto fisico.

E gli amici, attorno a loro, non resistettero nell'ammirare la loro infinitamente meravigliosa coppia, talvolta invidiando la complicità palese che regnava all'interno del loro rapporto.

«Vieni con me.» la spronò poi, abbandonando la sedia su cui erano stati accomodati fino in quel momento. «Voglio farti vedere il resto del locale.»

«Il resto?» domandò lei, confusa.

«Seguimi.» disse soltanto.

Il locale presso cui avevano consumato la cena apparteneva ad un licantropo di loro conoscenza, membro del clan Blake, ed era allestito nel suo arredamento generale in modo squisitamente moderno, oltre a presentare una deliziosa cucina variegata.

Ma Chantel, percorrendo le scale per raggiungere un presunto piano superiore, non si sarebbe mai aspettata che nascondesse una ricca e luccicante sala-giochi.

«Wow.» le sfuggì, non riuscendo quasi a contare gli innumerevoli giochi presenti all'interno.
Peccato che, sebbene fossero in funzione, la sala fosse deserta.

«L'accesso al primo piano è riservato esclusivamente ai licantropi.» Rylan le diede una fondata giustificazione, proseguendo in direzione del suo bersaglio.

«Oh, ora capisco.» annuì la ragazza, tenendo il passo. Nel momento in cui si fermarono davanti ad una grande cabina per foto-tessera istantanee, la ragazza aggrottò la fronte.

«Non abbiamo ancora una foto tutta nostra.» le rammentò, esortandola ad entrare. «E sei bellissima questa sera. Non credo esista momento migliore per scattarne qualcuna.»

«Okay, okay, facciamolo.» lo accontentò, penetrando all'interno della cabina e sedendosi su una panca di legno rivestita in pelle nera. «Ma, ti avverto, sono tutto fuorché fotogenica.»

«Saranno perfette, sta' tranquilla.» la tranquillizzò, inserendo una banconota da dieci dollari nell'apposito cruscotto.

«Aspetta, aspetta, che posa scegliamo?» gli domandò, presa dall'ansia e da un leggero imbarazzo.

«Una naturale, amore. È quella che comunica di più, a mio parere.» dichiarò, premendo alcuni pulsanti sullo schermo appena illuminato della cabina.

«Sì, sono d'accordo. Ma non so cosa fare, devo sorridere?» continuò ad elargire la propria angoscia, scatenando l'ilarità della situazione.

Rylan tirò la tenda blu della cabina, permettendo alla luce chiara dell'interno di riflettere le loro figure in modo nitido e distintivo.

«Tu guardami soltanto negli occhi, al resto ci penso io.» dettò sbrigativo, prima di premere il pulsante rosso centrale per avviare il countdown.

Si collocò accanto alla ragazza, la quale aveva iniziato ad acconciarsi i capelli ondulati in modo quasi spasmodico. La prese per il fianco, voltandola nella sua direzione, fino a quando i loro occhi tanto diversi e tanto calamitanti si rincongiunsero.

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