27. First date

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"You're my downfall, you're my muse, my worst distraction, my rhythm and blues."

_John Legend, All of me

«Penso di essere brilla.»

Chantel rideva quasi inconsciamente, mentre intrufolava la forchetta d'argento nella distesa di spaghetti alla chitarra che il cameriere le aveva presentato, in tutta la sua succulenza, poco prima. Pensò che quella fosse davvero un'ottima cucina italiana, quando gustò tra le labbra una delle ultime forchettate del piatto.

«Pensi?» domandò Rylan, i suoi occhi chiari, quella sera ancora più limpidi rispetto al solito, la scrutavano con una leggera nota di divertimento. Stava terminando a sua volta il suo piatto di spaghetti, ritenendo che non avesse mai trascorso una serata tanto piacevole ed interessante nella sua lunga esistenza.

A fare la differenza era stata quella giovane ragazza che, con gli occhi marroni lievemente lucidi per quei pochi bicchieri di prosecco che aveva ingurgitato, parlava con spontaneità ed un sorriso meraviglioso alle labbra dipinte di un rosa acceso.

Il licantropo ricambiò il sorriso, pensando che quella sera fosse un incanto al di sopra delle righe.

«Okay, okay. Ammetto che lo sono.» confessò lei, con le mani aperte in segno di finta innocenza. «Sono pessima a reggere l'alcol.»

Il licantropo si fece sfuggire una risatina, notando l'effetto che quelle piccole bollicine stavano avendo sul corpo della giovane lupa, azzerando completamente ogni minima facoltà della sua mente. Chantel si guardò attorno per l'ennesima volta durante quella romantica ed intima serata che desiderava non giungesse mai a termine: la piccola tavola calda in cui stavano consumando la loro cena era meravigliosa nella sua essenzialità e nella sua devozione nei confronti delle tradizioni italiane. Le pareti erano composte da mattonelle in pietra bianca levigata, i tavoli erano in legno pregiato e ricoperti di tovaglie rigorosamente a quadretti bianchi e rossi e cornici che esponevano piccoli frammenti importanti di una famiglia, la direttrice del ristorante, erano appesi quà e là sui muri.

Le luci soffuse ed il profumo che veniva sprigionato dalla cucina, sebbene distante dalla zona riservata ai clienti, non facevano altro che intensificare l'atmosfera quasi idillica venutasi a generare.

«Allora com'è andata questa mattina?» prese nuovamente la parola Rylan, affondando la forchetta nel suo piatto ancora fumante. La ragazza di fronte a sé si morse d'istinto il labbro inferiore, rammentando gli spiacevoli momenti di cui era diventata partecipe quella stessa mattinata.

«Ho pensato di darmela a gambe levate, sono sincera.» rispose, facendo trapelare la fobia che aveva avuto il sopravvento su di lei non appena uno dei Ricercatori aveva sfilato un'enorme siringa davanti ai suoi innocenti occhi. «Mio... mio padre ha dovuto tenermi il braccio fermo.»

Rylan si morse il labbro inferiore per trattenere una risata, ma gli occhi ancora evidentemente impauriti della ragazza smorzarono l'ilarità della scena in pochi secondi. Le afferrò la mano, accarezzandone il palmo con estrema premura.

«Ti hanno fatto male?» le chiese, visibilmente interessato alla sua salute.

Chantel fissò per alcuni istanti le loro dita lentamente intrecciarsi, assemblandosi come fossero un puzzle perfetto.

«Un po'. Hanno avuto problemi durante il prelievo, perché la ferita procurata dall'ago della siringa si rimarginava più in fretta di quanto avevano presupposto.» spiegò la ragazza, incontrando negli occhi del suo Compagno una piacevole rassicurazione.

«Suppongo, allora, che dovremmo rimediare con le coccole.» sentenziò Rylan, piegando le labbra in un sorriso allusivo.

La ragazza arrossì sulle guance morbide, sciogliendosi come un ghiacciolo al sole con una dichiarazione simile da parte del suo Mate.

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