42. Playful

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Questo è l'effetto provocato da una partita di calcio che sono stata costretta a guardare insieme al mio ragazzo. Perdonate ancora l'insolito orario del mio aggiornamento, ma, essendo adesso il capitolo pronto, non avevo voglia di posticiparne la pubblicazione.
Un bacio!

"La passione non è cieca, è visionaria."

_Stendhal

«Ripetetemi il motivo per cui abbiamo accettato di fare questo.» affermò Diane, allacciandosi le scarpe da ginnastica con una palese svogliatezza.

Ariane si infilò la maglietta a maniche corte, terminando poi di legare i capelli lunghi in una composta coda di cavallo.

«Perché è da settimane che ce lo domandano disperatamente.» rispose, emettendo un sospiro allo stesso modo poco entusiasta.

«E per metterli a tacere abbiamo dovuto acconsentire.» s'intromise, a sua volta in modo piuttosto scoraggiato, Bambi. «Anche se sono abbastanza sicura che faremo pena.»

«Oh, parla per te!» sibilò Clarissa, sistemandosi il laccio ancora penzolante della scarpa destra al suo interno.

«Già, dovremo adottare un atteggiamento combattivo!» fu d'accordo con la bionda Ariel, accomodandosi, nel frattempo che le compagne terminavano di vestirsi per l'evento, su una delle panche dello spogliatoio femminile.

«Un atteggiamento combattivo? Ariel, ficcatelo nella testa, abbiamo già perso.» Anastasia mise la loro posizione di svantaggio in chiaro, facendo ruotare gli occhi alla diretta interpellata.

«E chi ha stabilito la nostra sconfitta, scusa?» prese la parola Angel, un'amica particolarmente stretta di Clarissa.

«L'evidenza.» sentenziò con fermezza Eleanor.

«Chantel.» soltanto quando Bambi piagnucolò in modo esasperato il suo nome, la ragazza si risvegliò dallo stato di trance in cui era precipitata perdutamente.

Chiuse l'anta del suo armadietto con un tonfo netto, sigillandolo attraverso il rispettivo lucchetto. Voltandosi nella direzione delle otto ragazze che attendevano pazientemente un suo personale giudizio nei confronti della singolare circostanza che stavano per affrontare, realizzò che, effettivamente, le speranze di cantare vittoria di fronte ai ragazzi erano contate sulle dita di una mano.

Ma la speranza era l'ultima a morire, giusto?

«Di certo non possiamo dargliela vinta tanto facilmente.» esordì, facendo illuminare i visi pronti ad attaccare di Ariel e Clarissa.

Il suo spirito ribelle e poco propenso a rifiutare una sfida la legava più di quanto avesse immaginato alle due ragazze davanti ai suoi occhi.

E, con molta probabilità, questo legame sarebbe stato in grado di giovare alla loro posizione nella partita di calcio in cui erano sul punto di buttarsi.

Perché i ragazzi le avessero tanto esortate a sperimentare uno sport in cui, per natura, potevano risultare negate?
Questo, diamine, non riusciva proprio a comprenderlo.

Tuttavia la consapevolezza che tra di loro avrebbe gareggiato anche Rylan era sufficiente per animare il suo spirito animale di piacevole adrenalina.
Ci sarebbe stato da divertirsi, ne era certa.

«Se non fossi fidanzata, in questo momento ti bacerei.» dichiarò con una serietà allarmante Clarissa, afferrando la ragazza per le spalle. Quest'ultima scoppiò in una risata, indirizzando una tenera pacca di sostegno a quella che, oramai, era diventata una stretta e leale amica.

«Ma posso sapere che diavolo è successo a voi due? Un mese fa avevate intenzioni omicide l'una verso l'altra e adesso vi amate incondizionatamente.» si accigliò Anastasia, facendo ridacchiare in sottofondo le altre presenti.

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