48. Observed

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Perdonatemi per l'aggiornamento un po' fuori orario (e per la lunghezza spropositata del capitolo), ma non avevo voglia di farvi attendere inutilmente.

Il capitolo contiene una scena erotica nella parte iniziale. Se il genere non è di vostro gradimento, vi consiglio di saltarla.

Buona lettura!

Non aveva fiatato da quando era salita sulla macchina, prendendo posto accanto alla sua figura che si trovava al volante.

Il cuore le batteva forte nel petto, rendendo sempre più insidiosa la paura che da un momento all'altro le scoppiasse all'interno della gabbia toracica. Non capiva se fosse più insito il timore di essere scoperta oppure la sensazione deturpante che il suo corpo percepiva ogni volta che si trovava a pochi centimetri di distanza da lui.

In effetti, la sua bellezza stregante la rapiva qualvolta vi poneva i suoi occhi luccicanti sopra. E quella sera, stava avendo un effetto tanto ammaliante su di lei che non era in grado di ignorarla.

«Fiorellino.»

Teneva le due pozze d'acqua pura che aveva al posto degli occhi puntate sulla strada che stavano percorrendo, attente e scrupolose. Il corpo, ben allenato e proporzionato, era avvolto da un paio di jeans blu scuro, una maglietta bianca recante una firma nera sul pettorale destro ed una leggera giacca a vento nera.

Uno degli outfit che più adorava ammirare sopra il suo corpo da atleta.

I capelli castani un po' ribelli, quella sera acconciati più a spazzola del solito, le labbra morbide e delicate, gli zigomi ben pronunciati.

Avere quella visuale alla guida della vettura, precisamente con una mano sul volante e l'altra appoggiata sulla sua gamba sinistra, le stava dando alla testa.

«Sei nervosa.» dapprima Chantel la recepì come una domanda, all'incirca retorica, poi realizzò che l'aveva pronunciata come un'affermazione lapidaria.

«È così evidente?» chiese, mordendosi il labbro inferiore ed abbassando lo sguardo alle proprie mani esageratamente sudate.

«Solo un po'.» ridacchiò Rylan, accarezzandole il ginocchio in modo rassicurante affinché cessasse il suo continuo ciondolamento. «Non morderti il labbro, babe.»

Lasciò la presa, ruotando gli occhi in modo irritato. La presa sulla sua gamba divenne più ferrea, come ad indicarle il poco gradimento che aveva avuto nei confronti del suo gesto di nervosismo.

«Siamo impertinenti questa sera, mh?» le domandò con un ghigno sul volto, nonostante mantenesse l'attenzione focalizzata sulla strada appena imboccata.

Chantel strinse istintivamente la mano destra in un pugno, conficcandosi le unghie moderatamente lunghe nel sensibile palmo della mano.

Casa Dawn era sempre più vicina.

E lei si diede mentalmente della stupida per aver accettato l'invito che la famiglia le aveva rivolto. Non avrebbe potuto, magari, inventarsi qualche indesiderato contrattempo?

Ripensandoci, sarebbe risultato poco plausibile e convincente.

«Mi dispiace.» mormorò, emettendo un sospiro profondo. «Non mi aspettavo che i tuoi mi invitassero ad un'intima festa di compleanno di punto in bianco.»

«Amore, conosci già la mia stramba famiglia. Che problema c'è? Non ti senti a tuo agio?»

Proprio per niente, avrebbe voluto rispondere.

Le piaceva la famiglia Dawn, il loro carattere solare e disponibile aveva fatto breccia nel suo cuore fin dal primo istante in cui aveva avuto un contatto con loro. Tuttavia il pensiero di essere sotto i loro occhi, particolarmente sensibili ad ogni minimo movimento, agitava nel suo animo una tormenta di intimidazione.

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