6. Storm in my stomach

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"C'è una crepa in ogni cosa ma è da lì che entra la luce."

_L. Cohen

Daniel e Virginia si erano presto congedati quella notte, insieme alla speranza che, al risveglio della turbata ragazza, la situazione avrebbe mostrato netti miglioramenti.
Loro non l'avrebbero abbandonata adesso che erano subentrati i suoi veri genitori, semplicemente avevano accettato il fatto che Chantel non si sarebbe mai sentita completa nel mondo umano, dunque era giusto che lei ritrovasse il suo posto, nel suo branco.

Ad ogni modo, il bene che provavano nei suoi confronti non si sarebbe affatto spento e nel caso di necessità era certo che loro ci sarebbero sempre stati ad arrecarle conforto.
Non l'avrebbero dimenticata mai.

Tuttavia era giunta l'ora che la ragazza prendesse la sua strada, quella giusta.

Jackson e Davine si erano pentiti, in un primo momento, di averle aperto quella pagina d'irruente realtà d'improvviso, senza anticipazioni che potessero prepararla ad affrontare tutto.
Magari avrebbero dovuto farlo gradualmente, con pacatezza, però il tempo a loro disposizione era piuttosto scarso e in tal caso avrebbero rischiato di farle piombare addosso un dolore due volte più soffocante.
In effetti, la sua prima trasformazione era stata prevista con l'arrivo della luna piena, nonché tra soli due giorni.

La sua presenza in casa Davis aveva riportato una gioia rassicurante nell'atmosfera a cui, diciassette anni prima, i due genitori erano stati costretti a rinunciare. Adesso sentivano che, col suo ritorno, ogni più piccolo pezzo del puzzle si fosse incastrato al suo rispettivo posto.
E loro potevano tornare ad essere la famiglia sprizzante benessere che, per tempo, non era stata.

La mattina seguente fu un leggero raggio di sole a interrompere i sogni frastornati di Chantel.
In quello stesso istante, s'accorse che un tocco delicato sfiorava il suo viso e un profumo altrettanto piacevole le inebriava l'olfatto.

Mugolò, avvolta dal calore formatosi tra le coperte del letto, e si rifugiò sotto il cuscino bianco di piume.
Udì una risatina sfuggire alle labbra di qualcuno, la quale la estrasse nel suo caro mondo dei sogni, tutto d'un tratto.

La luce filtrata dalle serrande spalancate per poco non le accecò la vista e imprecando mentalmente contro di essa, cercò di mettere a fuoco.
Individuò la sagoma di un ragazzo, accomodato sul letto accanto a lei.

I capelli sul castano chiaro, un fisico ben modellato, un sorriso luminoso che contornava le labbra color rosa ciliegia, una spruzzata di lentiggini sul naso e un paio di occhi color caramello.

Non impiegò più di cinque secondi a riconoscerlo.

«Buongiorno, bella addormentata.» canticchiò, allargando quel sorriso incantante.

Dimostrava non più di venticinque anni, la sua giovinezza era come una boccata d'aria fresca.
Aveva l'aspetto solare, di una di quelle persone che ti fanno sentire bene, ed era tremendamente tenero. E poi l'odore che emanava continuava a mandare in tilt la mente di Chantel.

«Uhm, ciao.» ricambiò, decisamente imbarazzata.

Guardò in basso, alle sue mani, per nascondere il suo evidente stato di disagio. Nonostante questo, percepiva gli occhi caramellati del ventenne incollati al suo corpo, non intenzionati a staccarsi per nessuna ragione al mondo.

«Come ti senti?» le chiese, premuroso, cercando un nuovo contatto visivo.
Chantel glielo concesse, toccata dalla sua interminabile dolcezza.

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