14. Scars on your skin

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"Pecchiamo insieme
che all'anima fa bene."

_V. Majakoswkij

E niente.
Dopo quella festa, terminatasi disastrosamente, le acque non si erano affatto calmate. Chantel avrebbe voluto porvi rimedio, tuttavia non sembrava esistere soluzione all'atmosfera spezzata, del tutto disagiata, che si era venuta a creare. In pratica, Alec teneva il muso esattamente dalla notte in cui era successo quell'intoppo, il suo atteggiamento protettivo e possessivo era intensificato il doppio nei confronti della sorella più piccola, in quanto aveva attribuito la colpa di quanto era accaduto a sé stesso. A peggiorare ancora di più la complicata situazione, non rivolgeva la parola ad Ariane, con la quale aveva litigato quella maledetta serata.

Chantel sentiva, in realtà, che la responsabilità avrebbe dovuto assumersela lei. Se non fosse stata per la sua presenza a quella festa, nessuno a quell'ora si sarebbe ritrovato col muso lungo. Nonostante questo, Jackson e Davine l'avevano rassicurata sul fatto che era soltanto accaduto un inconveniente (ovviamente sarebbe stato meglio che la festa fosse filata liscia come l'olio e che tutti si fossero divertiti), ma la colpa non era di nessuno in particolare, se non di Arien, il vero colpevole e autore di quell'assurda bravata. Gli stessi Blake, ovvero la famiglia Reale, essendone venuti a conoscenza, avevano promesso che il figlio irrispettoso e incosciente non l'avrebbe passata liscia.

Insomma, la questione alla fine si era risolta e, soprattutto, il gesto di Arien non sarebbe rimasto impunito. Questa consapevolezza avrebbe dovuto porre una soluzione alla situazione che aveva, in un certo senso, separato la famiglia Davis in due parti contrastanti ma, al contrario, non aveva fatto proprio un bel niente. Era come cercare di riparare un foglio strappato con alcuni pezzetti di scotch in modo da ricostituirlo nel suo insieme ed, alla fine, scoprire l'inefficacia del nastro adesivo utilizzato.

«Hey, cos'è tutta quella tristezza?» Chantel si riscosse in fretta dai suoi pensieri quando, all'unisono, comparvero nel suo campo visivo sia Scottie che Chaz. Si erano seduti accanto a lei, nell'ultima fila di banchi in fondo alla classe, come sempre per non dare nell'occhio.
In quei pochi giorni, parlando di rado con i suoi fratelli bipolari, era riuscita a crearsi una certa complicità e simpatia insieme agli altri ragazzi del gruppo. Le erano stati tutti accanto ed, in parte, erano perfino riusciti a sollevarle il morale.

«Lo sapete il perché.» mormorò, afflitta, la ragazza. Scottie le circondò le spalle con un braccio, attirandola al suo lato.

«Alec è una testa dura, esattamente come Ariane, ma nel giro di poco ritorneranno a parlarsi. Stai tranquilla.» la confortò, Chaz, guardandola dritto negli occhi per infonderle la propria sicurezza. Conosceva da quando erano piccoli cuccioli Alec e Ariane, era cresciuto giocando ogni giorno ad acchiapparella insieme a loro e, certamente, non era la prima volta che litigavano in modo così feroce da finire per non rivolgersi più nemmeno un saluto.

«Sì, ma è comunque una brutta situazione. A casa non so con chi parlare: Alec risponde soltanto a monosillabi, Ariane pure, l'unico che è in grado di pronunciare una frase completa è Jonah, ma anche lui va a momenti.» sbuffò, la più piccola, passandosi le mani sul volto disperato. Scottie e Chaz sospirarono scambiandosi un'occhiata.

«Sono sicuro che i tuoi genitori faranno qualcosa, se non cambia la situazione. Non lasceranno che i propri figli non si rivolgano la parola per un bisticcio inutile come quello che hanno avuto.» affermò, sicuro, Scottie con tono dolce. Chantel annuì, comunque in sovrappensiero, ricomponendosi nel momento in cui il professore di Fisica fece la sua entrata nell'aula.

Dopo circa un'ora, accompagnata purtroppo da un'insufficienza inaspettata, Chantel si stava cambiando le scarpe con un paio da ginnastica comode. Educazione Fisica non era una delle sue materie preferite, tuttavia l'avrebbe nettamente preferita a Fisica, nel cui compito sul magnetismo si era beccata un'imbarazzante F.

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