31. Skyfall

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Siamo arrivati a 600 voti, ed io non ho la più pallida idea di come ringraziarvi.
Siete speciali.

"Un pettirosso in gabbia scatena in tutto il cielo rabbia. "

_William Blake



Ogni parte del corpo era indolenzita, non c'era membro che, anche immobile, non le provocasse un minimo dolore. Era trafitta da una debolezza fisica, e sfortunatamente anche mentale, che la lasciava abbandonata inerme su quella sorta di materasso su cui era stata adagiata da poco tempo. Un silenzio calmante regnava nello spazio di qualsiasi posto si trovasse in quel momento, un silenzio che per quanto le infondesse un profondo rilassamento per le sue carni raggrinzite, era consapevole che fosse un silenzio anormale che premeditava un evento spiacevole. Le palpebre faticavano a schiudersi, la miscela narcotizzante composta da morfina e qualche goccia di strozzalupo non le permetteva di riprendersi come in realtà avrebbe desiderato, veloce e scattante.

Un'odore di umidità le pungeva l'olfatto, ormai non più intorpidito, dal momento che l'effetto del potente sonnifero era giunto finalmente a termine. Difatti, anche gli altro quattro sensi si erano ristabiliti nelle loro consuete capacità.
L'udito, penetrante quanto prima, fu in grado di recepire ad un certo punto dei singhiozzi sommessi sovrastare quel silenzio tanto tranquillo quanto ambiguo e spinta da un istinto interiore, Chantel spalancò gli occhi assumendo all'istante una posizione eretta.

Per un attimo si pentì di aver compiuto un movimento tanto agile quando un dolore lancinante alla testa per poco non le fece venire un mancamento, ma, facendo due respiri profondi, ebbe la capacità di riacquistare nell'immediato il controllo. Si guardò intorno aguzzando la vista sviluppata e mettendo a fuoco, nel buio tenebroso in cui si collocava, riconoscendo con facilità una stanza chiusa, dotata di due finestre di larghezza e lunghezza da non sottovalutare ma bloccate all'esterno da sbarre di ferro costruite affinché una qualunque vittima desiderosa di fuggire da quelle fessure non detenesse alcuna via libera di scampo. A parte un minuscolo e basso comodino in legno consumato, una sedia insignificante posta in un angolo estremo e la leggera brandina su cui scoprì essere stata a crogiolare nel suo ignoto fino a quel momento, la stanza non aveva niente al suo interno e le pareti macchiate dalla vecchiaia le facevano assumere le sembianze di una sporca e sudicia cella.

Si avvicinò alla porta in acciaio grigio, a sua volta imbrattata di vecchiaia e sudiciume, e assottigliò lo sguardo per verificare se dalla rettangolare fessura nel mezzo fosse capace di intravedere in quale razza di lurido posto fosse finita. E per poco il suo cuore perse dei battiti quando, esattamente di fronte alla sua cella, scorse delle vere e proprie sbarre in ferro che racchiudevano al suo interno la figura minuta, tremolante e rannicchiata su sé stessa, della bambina vittima del rapimento.

Copiose lacrime scivolavano sul suo dolce ma spaventato viso, gli occhi grandi chiari quanto il ghiaccio continuavano a oscillare da una parte all'altra della sua cella che s'accomunava propriamente a quella di una prigione. Si morsicava il labbro inferiore in cerca di trattenere i singhiozzi spasmodici, facendo traballare il petto per il notevole sforzo esercitato dai polmoni.

Che mostri senza cuore.

Chiuderla in una cella come quella, dove nemmeno le condizioni igieniche potevano essere ritenute dignitose. Immersa in quelle tenebre inquietanti ed in un silenzio di tomba, lontana dalla sua famiglia e dal suo branco, non era sorprendente il fatto che fosse caduta in uno stato di shock che, probabilmente, le avrebbe segnato la sua tenera eta, improntandole un ricordo incestuoso, indelebile.

Stava subendo un trauma da cui sarebbe stato difficile risollevarsi.

«Ssh... ehi.» valeva la pena fare un tentativo in modo da catturare la sua attenzione ed infonderle calma, per quanto le sarebbe stato concesso. La bambina mosse di scatto il capo, in allerta, brividi ancora più travolgenti le percossero il corpo, mentre, terrificata, s'apprestava a nascondersi nell'angolo oscuro della cella.
Chantel comprese che la situazione era seria, l'impatto che quei licantropi senza anima avevano posseduto sulla piccola creatura era più rilevante di quanto sospettasse.

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