44. Venus

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ATTENZIONE
Il capitolo che state per leggere contiene, nella parte finale, una scena erotica, descritta nel dettaglio. Se questo genere non è di vostro gradimento, vi consiglio caldamente di saltarla.
Grazie e buona lettura!

Accarezzava i petali rossi fuoco da innumerevoli minuti, probabilmente ore, senza realizzare il tempo che scorreva in modo inesorabile. Ma la pesantezza dei suoi pensieri vorticanti non sembrava essere disposta a concederle un attimo di tregua.

Guardava le rose colorate, inspirava il loro profumo naturale, individuando in esso un'essenza che, ormai, conosceva a memoria, ma che negli ultimi giorni non aveva avuto l'occasione di respirare. O meglio dire, non aveva voluto respirare.

Se l'avesse voluto, in quel momento non si sarebbe ritrovata a combattere con i mille pensieri opprimenti della sua mente.

Tuttavia non poteva farci niente: era una conseguenza con cui aveva iniziato a convivere dal momento di quella determinata assenza.

Il cuore?

Il cuore, invece, era completamente a pezzi.

«Sono settantacinque minuti che guardi quel mazzo di fiori.» era talmente incantata dalla bellezza ed, in particolare, dalla malinconia che sprigionavano quelle rose rosse che non aveva nemmeno realizzato dell'irruzione di suo fratello.

Chantel distolse a malincuore l'attenzione dal vaso ripieno per metà d'acqua, osservando il licantropo dagli occhi color caramello dirigersi verso il frigorifero capiente della cucina.

«Oh, allora ce l'hai ancora, una lingua.» lo beffeggiò, evidenziando la sua scarsa capacità oratoria delle ultime settimane.

Jonah sorseggiò il suo bicchiere di spremuta d'arancia, voltandosi nella direzione della sorella minore con un cipiglio.

«Certo, non l'ho mai persa.» sostenne il suo sguardo indagatore, mentre riponeva la bottiglia del succo di nuovo del frigorifero. «Ti ripeto, comunque, che è più di un'ora che fissi quelle rose.»

«Ha una diagnosi per me, dottore?» sospirò Chantel, sfiorando i petali estremamente delicato di un fiore che, inevitabilmente, stava iniziando a mostrare i segni del suo imminente appassimento.

«Stai semplicemente proiettando il tuo desiderio di incontrare la tua Metà nei fiori che lui stesso ti ha regalato.» esordì il fratello maggiore, riponendo il bicchiere appena utilizzato nel lavello. «Stai cercando di trovare rassicurazione nei petali di quelle rose, ma non funzionerà, piccola. Per sistemare la situazione, avrete bisogno di un confronto.»

La ragazza dondolò le gambe, nascondendo il viso esasperato nei palmi delle mani. Per quanto le costasse ammetterlo, il fratello maggiore era terribilmente azzeccato nel suo lavoro di psicoterapeuta.

«Ascoltami, Chan.» le si sedette accanto, afferrandole la mano in modo consolatorio. «Lo dico per il tuo bene, perché sei mia sorella, e per il bene di Rylan che conosco da diverso tempo e a cui tengo come uno stretto amico. Non pensi di avergli riservato il trattamento del "silenzio" abbastanza? Andiamo, piccola, sono passati cinque giorni da quella sera ed è evidente che entrambi risentiate della vostra lontananza. Rifiutare di vederlo non aggiusterà ciò che è successo tra voi.»

«Deve imparare a fidarsi di me completamente, Jonah. Senza la fiducia, non andiamo da nessuna parte.» ribatté duramente la più piccola, sostenendosi il mento con le braccia piegate sul tavolo di legno.

«Lui si fida di te, Chantel. Ha soltanto paura di perderti di nuovo e, per quanto il mio giudizio possa valere, non lo biasimo per questo.» replicò, catturando gli occhi addolorati della sorella minore. In quelle iridi marroni-dorate, ripiene di sentimento sofferente, individuò un desiderio inestimabile di mettersi l'anima scombussolata in pace. «Ognuno di noi, sebbene non lo ammetta, ha paura di perdere la persona che ama.»

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