Il mio laborioso ed estremamente efficiente personale ci attendeva ordinatamente schierato in una lunga fila posizionata sulla destra della villa, che terminava proprio in prossimità della scalinata che conduceva al grande portone d'ingresso, esattamente come concordato e studiato meticolosamente in questa estenuante e lunga settimana.
Elsa, che insieme ad Alfredo era strategicamente Posizionata al centro della lunga schiera e un passo avanti rispetto a tutti gli altri, si era spasmodicamente e del tutto inutilmente prodigata a far ripetere quel superfluo sottospecie di ordine di "benvenuto" tutti i santi i giorni per quei lenti e sfiancanti sette giorni fino a questo sventurato e infausto momento.
Quei poveri disgraziati dei miei dipendenti, tutti indifferentemente e senza distinzioni di sorta alcuna, si erano ritrovati con palese seccatura da parte di ognuno di loro, e anche da parte della sottoscritta, a dover improvvisamente e mestamente interrompere i loro attuali lavori al minimo e sconsiderato cenno di una Elsa particolarmente impaziente, snervante e del tutto irremovibile.
Perfino il sempre disponibile, galante e perfezionista Alfredo era arrivato al punto di sbuffare pesantemente, visibilmente spazientito e irritato, tutte le sante volte e senza, incredibilmente, porsi alcun tipo di remora sul fatto che quell'evidente gesto di lapalissiana indisponenza non rientrasse minimante e di fatto nell'impeccabile e variegato insieme delle sue classiche e usuali buone maniere da perfetto e irreprensibile gentleman.
Da quando ne abbia memoria solo l'imprudente Elsa aveva la sorprendente capacità di portare la pia e pura anima del buon Alfredo ad una tale, per lui indecente, regressione.
Per quanto da una parte un minimo mi dispiacesse sinceramente per il caro ed efficiente Alfredo, e di certo non lo invidiassi per niente, dall'altra dovevo francamente ammettere che assistere alle loro scene di vari botta e risposta continui era un vero e proprio spettacolo di autentico e comico divertimento per i miei famelici occhi.
Linda camminava al mio fianco con un grazia e un portamento alquanto notevoli, i suoi fianchi avevano ripreso ad ancheggiare sinuosamente ad un ritmo sconosciuto di una melodia apparentemente contenuta ma dalle connotazioni tortuosamente seducenti e ingannatrici.
Non ancheggiava in maniera indomita e spudorata, come quando aveva palesemente tentato di provocarmi sfacciatamente, ancheggiava con sapiente garbo e con un aria di radicata ed estenuante sicurezza in grado di riflettersi rovinosamente in ogni suo singolo passo in avanti, in ogni suo singolo, fascinoso movimento o impercettibile spostamento dei profondi e illeggibili occhi scuri.
Una vigorosa scarica di piacevole e gratificante adrenalina si insinuò, perfida, e in maniera quasi meschina sotto la mia candida e Lattea pelle.
La sensazione che mi suscitavano gli sguardi carichi di lascivo desiderio e incontrollata passione che mi rivolgevano puntualmente ed ogni volta le mie cameriere era sempre quella, e mai mi sarei stancata di
Bearmene sadicamente e impunemente, per niente e nessuno al mondo.
Guardavano me con famelico fervore e tacito, inespresso godimento. Guardavano Linda, quella che purtroppo sarebbe stata la mia futura e indesiderata "signora", con un velo di prevedibile e ingiustificata gelosia
e visibile irritazione, a stento trattenute.
In particolare l'innamorata, dolce e remissiva Samantah, come mi ero già premurata abbondantemente di prevedere, era quella che più di tutte si era presa la rude libertà di scrutare interamente Linda Vargas con un chiaro e intenso odio negli occhi grigi capace di intimidire e incenerire letteralmente chiunque, lei di certo non si era presa neanche il disturbo e la consigliabile premura di mantenere in qualche modo quel minimo e dovuto contegno delle sue stesse, voraci emozioni.
Sarebbe stato sorprendentemente divertente assistere da sagace e intrepida spettatrice ai numerosi scontri che lei e Linda si sarebbero apprestate con prevedibile generosità e tenacia ad offrirmi così gentilmente.
Samantah per il suo inconfessabile quanto cristallino amore ossessivo nei miei confronti, Linda Vargas per il suo stolto e incrollabile orgoglio, di cui mi aveva già abbondantemente dato prova, e che indubbiamente mai gli avrebbe permesso di subire una qualsiasi e umiliante sconfitta o indomito affronto da parte di terzi.
Molto meno entusiasmante, edificante ed egoisticamente piacevole era, invece, la degradante e alquanto indisponente visione delle occhiate permeate di evidente e sconsiderato desiderio sessuale all'indirizzo della mia cara promessa sposa da parte del maggior numero di esponenti di sesso maschile del mio personale.
Non che questo mi importasse davvero, il matrimonio costrittivo cui dovevo obbligatoriamente asservirmi era tutta e unicamente una questione di squallida, deprimente finzione.
L'unica cosa che, approssimativamente, poteva in qualche modo risultare reale e impunemente veritiera era la tangibile, innaturale attrazione e la spasmodica, contorta confusione mentale che la figura tentatrice e la personalità eccentrica di Linda Vargas riuscivano, consapevolmente o meno, ad infliggermi.
La valenza che poteva avere nella mia vita, anche dopo che sarebbe diventata ufficialmente e ufficiosamente la signora Linda Vargas Jauregui, era e avrebbe continuato ad essere miseramente e incontestabilmente nulla, del tutto nulla.
Il mio incontrollato senso del possesso, però, mi impediva quasi dolorosamente di rimanere stoicamente impassibile e indifferente davanti all'intollerabile e inaccettabile idea
Di poter, anche solo per un istante, condividere ciò che ritenevo esclusivamente mio e di diritto, indipendentemente dal fatto che me ne importasse o meno.
Purtroppo, benché la conoscessi appena, non era assolutamente di difficile interpretazione prevedere correttamente che quello stesso orgoglio di Linda Vargas, probabile causa di entusiasmanti e sarcastici spettacoli, poteva anche essere, unito alla sua immensa voglia di potere ed estenuante vanità, un arma a doppio taglio in grado di mettere a dura prova i miei vacillanti e insani limiti.
Come a dimostrazione e prova della mia papabile e inconscia teoria, il sorriso malizioso e spassionatamente civettuolo sul
Delicato viso di Linda in direzione dei suoi nuovi e illusi spasimanti non tardò a sopraggiungere, incontrollato, inducendo inevitabilmente la mia mascella a serrarsi impercettibilmente dal fastidio e i miei due smeraldi peccaminosi e attenti a restringersi lievemente in due contrite e strette fessure.
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Turbid Obsession (Camren)
Fanfiction"Non poter fare a meno di qualcosa non significa che la possediamo, ma che ne siamo posseduti."