Aveva quasi le lacrime agli occhi. Quasi. Credevo sarebbe stato un osso più duro da triturare pezzetto per pezzetto, nervo per nervo. Mi immaginavo sarebbe dovuto arrivare quantomeno il momento della mia bocca a baciare e succhiare il suo sesso, ad attenuargli la sensazione frustrante di anestesia locale dovuta al freddo del ghiaccio con il suo calore umido e infiammante.
avrebbe potuto essere come aggiungere una tanica piena di benzina sul fuoco e avrebbe potuto essere al tempo stesso come una scrosciata di pioggia fresca da diluvio universale sulle fiamme indomabili di un incendio arso di ghiaccio liquido.
un sollievo dalle pene o il piccolo ma significativo incentivo da aggiungere a quelle pene macchiate dal peccato per dargli il tanto caro colpo di grazia.
un soffio di fiato nella tortura che avrebbe anche potuto rivelarsi il contrario, un sospiro di pace nella sofferenza del piacere fisico mai del tutto concesso che avrebbe anche potuto scambiarsi la definizione con quella di ultimo respiro prima della follia.credevo che avrebbe tenuto duro e avuto la giusta dose di forza per resistere almeno finché le mie labbra non si fossero adoperate per immergersi suadenti nel fragrante lago dei suoi umori fino ad affogarci dentro deliberatamente. Di comune accordo, con buona pace di ogni brandello rimasto di un anima pia mai realmente esistita. Erano brandelli scarni quelli, erano brandelli finti, usurati da sempre da un marcio che sapeva di un peccato vile e mai di un innocenza dal sapore di un astensione parziale di quel peccato e del suo richiamo feroce alla carne.
Mi aspettavo davvero di vederla e sentirla iniziare a crollare nei profondi abissi di una estasi della sofferenza e del piacere solo dopo che la mia lingua si sarebbe mossa agile nel succulento intimo delle sue pieghe per portarglielo via tutto quel lago fragrante, per farne ingoiare al mio palato fino all'ultima goccia.
Perché lo volevo tutto nella mia gola, perché non volevo perdermi neanche un oncia di quella sua imbarazzante eccitazione, della sua disperazione tanto lampante per me.Lo credevo, lo avevo creduto.
E invece, e invece no. Le aspettative e le credenze di un ardua guerra per arrivare ad assisterci al principio di un crollo ormonale per la troppa carica sessuale in esubero erano state abbandonate e spazzate via non appena avevo fatto scontrare il cubetto di ghiaccio con il suo clitoride gonfio, pronto a palpitare indefesso per le mie spregiudicate attenzioni ancora prima di quel glaciale contatto. era stata solo una pressione lieve, appena accennata. avevo premuto poco, senza esagerare come avrei potuto, senza tenere il cubetto poggiato e pressato lì per tutti i minuti abbondanti di cui, volendo, avrei potuto usufruire.Appena. glie lo avevo poggiato in quel punto appena, solo un minimo di quanto e come avrei potuto fare.
Eppure, eppure sembrava essere bastato a farla impazzire trascinata da un grido soffocato, a farla erompere in una disconnessa melodia creata ad arte dai suoi denti che stridevano e digrignavano tra di loro per lo sforzo messo nel gestire la grande tensione sessuale già accumulata dal suo corpo sovra eccitato. Quel tanto che bastava che, di fatto, sembrava essere bastato realmente.
Una melodia mortificante per lei ed esaltante per me. Il mio udito era imploso di goduria con quel canto infernale che mi aveva raccontato la sua voglia acclarata pur non facendolo direttamente, il mio olfatto si era riempito di quella tensione erotica orchestrata dalle note allusive del suo desiderio febbricitante.
a stento tenuto a bada ed evidentemente già stanco di essere represso.-Ti ho fatto una domanda tesoro. Non dirmi che sei già arrivata al limite tanto da non riuscire neanche a rispondermi con un discorso di senso compiuto e non con una serie di strilli e gemiti orgasmici. Ero sicura che almeno con te sarebbe stato più difficile, e invece ti stai rivelando perfino più deludente e più facile di tante altre che ti hanno preceduta.
dopo tutto, siamo ancora alle fasi iniziali per tua informazione.-
STAI LEGGENDO
Turbid Obsession (Camren)
Fanfiction"Non poter fare a meno di qualcosa non significa che la possediamo, ma che ne siamo posseduti."