Capitolo 21

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La rapida revisione per una ritrovata rappresentazione ordinata e presentabile della mercanzia non era durata poi molto. Elsa per quanto si era prodigata, affranta, e quasi con le lacrime agli occhi a scusarsi con reverenza ogni due secondi per il comportamento a suo dire indecente e mai davvero avvenuto della sua pupilla adottata dalla minaccia facile, aveva impiegato obiettivamente più tempo materiale a tentare di lenire al meglio le possibili e inesistenti conseguenze di quella che in realtà era una vera e propria cazzatta inventata a dovere, un adorabile spettacolo a scena aperta, rispetto a quello materiale che aveva impiegato per risistemare con notevole abilità di mano il mio trucco sfatto e la mia acconciatura in visibilio. La cantilena che si era apprestata a citarmi all'infinito, come una specie di mantra infestante, secondo la quale la sua amata Lauren aveva si un carattere inconfutabilmente difficile e una indubbia testa matta ma che, contrariamente a tutto quello che si poteva pensare aveva anche, in realtà e del tutto inaspettatamente, un animo puro e un gran cuore si era rivelata avere un inizio ma, davvero, mi era inevitabilmente parso che non avrebbe mai avuto una effettiva fine per quante volte in quel lasso di tempo gliela avevo sentita recitare e declamare a gran voce.
Non aveva avuto particolari esitazioni nel ripetere convinta e apparentemente sicura quelle frasi a ripetizione, tranne, ovviamente, la parte dell'animo puro e gentile. A quello non aveva creduto visibilmente neanche lei mentre lo diceva.
Io, da parte mia, mi ero assicurata di calcare la mano, ma non troppo. Senza mai esagerare o rischiare di tirare eccessivamente la corda.
Una perfetta puritana, una ragazza candida, buona e magnanima come stavo fingendo di essere non avrebbe mai e poi infilato e rigirato in coltello nella piaga, non avrebbe mai e poi condannato del tutto e a priori. In poche parole tutto l'esatto contrario di quello che la vera me avrebbe fatto in realtà.
Inculcare nel cervello di Elsa un certo tipo di mia falsa figura reverenziale, purtroppo, non poteva che costringermi dall'evitare di colpire quella di Lauren troppo esplicitamente, come invece avrei dato qualsiasi cosa pur di poter fare. Non avevo dubbi sul fatto che la mia astuta lungimiranza mi avrebbe garantito a lungo andare, con la giusta dose di pazienza e tacita manipolazione, dei risultati notevolmente più duraturi e ben radicati.
Avevo ascoltato in debito silenzio le lamentele di Elsa e le conseguenti giustificazioni e suppliche al fine di ottenere una mia risposta consensuale e affermativa nel dare una possibilità a Lauren, alle sue volgari maniere e le sue manie di sfacciata grandezza, avevo intramezzato qualche sospiro esagitato tra un discorso e l'altro tanto per non far capire quanto il mio turbamento precedente fosse stato tutto una grandissima pagliacciata ben orchestrata, avevo esposto con due appositi occhi lucidi e languidi e con una apposita voce ansiosa tutta una sfilza di banali insicurezze a raffica sulle quanto mai evidenti possibilità che Lauren non voleva proprio saperne di amarmi come moglie, mi ero mostrata impaurita come un cucciolo di cerbiatto fingendo spudoratamente di essere realmente rammaricata e impaurita da una prospettiva del genere. Tutti i soliti patetici cliché del caso, le solite domande insicure e sofferte del caso per mascherare il mio reale menefreghismo a riguardo e portare avanti brillantemente il piano. La Vera me, o sen non altro la maschera che più mi si conformava addosso bene, arrivava sempre, maliziosa e indulgente, ad allietarmi la stucchevole recita solo verso le battute finali. Mai all'inizio, mai in corso di mano d'opera, sempre alla fine dei giochi. La maschera che infieriva senza porsi problemi, che pensava solo ai suoi egoistici interessi senza dover fingere di pensare prima a quelli degli altri. non di certo questa, quella che si lagnava silenziosamente a temporeggiare e che si doveva necessariamente prendere l'obbligatorio disturbo di tergiversare e porgere altruisticamente l'altra guancia.
L'intera filastrocca del supplichevole rimpianto e malcontento di Elsa si era conclusa con lei che quasi mi si prostrava devota in ginocchio nel momento esatto in cui mi ero dimostrata disponibile ad accettare di mettere una massiccia pietra sopra allo spiacevole accaduto che in quella cucina non era mai davvero avvenuto. Il mio tanga sicuramente ringraziava che avesse pensato bene di risparmiarsi e risparmiarmi il grato gesto di mettersi in ginocchio. Il mio centro del piacere, altrimenti, non avrebbe di certo resistito a bagnarlo ancora di più e far tornare il lago Michigan tra le mie cosce umide. Se mi fossi ritrovata a dover indesideratamente assistere alla scena visiva di qualcuno che si inginocchiava, chiunque e per qualsiasi motivo, nemmeno fustigarmi mentalmente da sola sarebbe servito ad evitare alla mia "stimolata" mente di riportare ancora una volta in vita La deleteria immagine sessuale di Lauren Jauregui con la testa bassa e tra le mie gambe. Se Elsa avesse saputo quello che davvero era successo, se avesse saputo quanto la sua adorata Lauren in questo preciso momento fosse stata in realtà la vittima e quanto io fossi stata la carnefice, sicuramente non mi avrebbe mai guardata con quella riconoscenza rincuorata e, tanto meno, non avrebbe mai guardato Lauren prima con tutta quella delusione stizzita per farla sentire così inerme. Terribilmente incazzata considerate le vere circostanze, ma anche inevitabilmente inerme per il peso affettivo che ricopriva per lei. Non mi avrebbe mai baciato una mano ben curata e abbracciata con una tale ammirato slancio come aveva fatto se solo avesse saputo che in realtà La sua cara Lauren si era addirittura abbassata a pregarmi di baciarmela pur di evitargli un dispiacere assicurato, pur di non distruggere definitivamente le sue recondite speranze.
Durante la discesa delle scale per tornare alla ricca festa, saldamente a braccetto con una ritrovata entusiasta e sollevata Elsa, non riuscivo a non pensare a quanto fossi segretamente entusiasta io nel non dover più fare la povera sprovveduta provata e nel pieno di un crollo emotivo, nel non dovermi più sorbire nelle orecchie le persistenti e strazianti scuse e suppliche di Elsa. Il senso materno e premuroso di questa donna mi spiazzava davvero in positivo, aveva il potere di riempirti da subito il cuore con il suo manto di sincera e affettuosa preoccupazione, ma dall'altra parte e obiettivamente avevo appena avuto modo di rendermi conto che la sua autentica fissazione quasi morbosa per il buon funzionamento di questo matrimonio e, più in generale, per l'intera vita sentimentale inesistente e quella sessuale trasbordante di Lauren poteva risultare caldamente inquietante e fastidiosa tanto quanto la sua voce quando dava il meglio di sé nello strillare a pieni polmoni.
Purtroppo non riuscivo neanche a non pensare alla torbida prospettiva di ritrovare, tra giusto pochi passi in più, una Lauren Jauregui con con una perversa sete assassina ancora più dilagante e bruciante nei miei confronti.
La sua candida minaccia sussurrata e ripetuta più volte a fior di labbra aveva proseguito, persistente e irremovibile, a fottermi le meningi e ad infestarmi la schiena di caldi e senzienti brividi. Tornare faccia a faccia con due occhi di una tonalità di verde più scuro per il tormento collerico, con quei due occhi iniettati di sangue e invasi da una vivida, magnetica e inquinata passione mi trascinava razionalmente e irrazionalmente sul bordo dell'eccitazione contraddittoria e sul bordo di un più notevolmente comprensibile stato di vigile e timoroso nervosismo.

Turbid Obsession (Camren)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora