La chiese era vistosamente abbagliante nella sua vasta magnificenza. Abbagliante e terrificante.
Immaginavo, considerata la sua sproposita vanità e la sua evidente mania incontrastata del controllo e del perfezionismo assoluto, che Lauren Jauregui non avrebbe potuto fare altro che scegliere la dimora di Dio più sfarzosa e prestigiosa presente in città per consacrare a dovere l'infausto evento.
Le ampie volute ad arco in marmo antico e gli innumerevoli affreschi che ricoprivano interamente le larghe pareti intonacate, per quanto offrissero uno spettacolo piacevolmente evocativo, a me non facevano altro che ricordare mestamente ancora di più quello che mi stavo accingendo svogliatamente a fare. E soprattutto, constatazione di fatto ancor più deprimente e snervante, con chi mi stavo accingendo svogliatamente a farlo.
Mi sentivo il respiro mozzato brutalmente in gola e un lancinante senso di claustrofobia alla sola, destabilizzante prospettiva. Benché i metri quadri del vasto e sacro luogo in cui mi trovavo dovevano superare una notevole e alquanto capiente soglia, a me sembrava di stare, invece, in un ristretto e squallido sgabuzzino in grado di contenere non più di una singola persona.
Le sue parole, le ultime prima di sparire completamente oltre quella soglia, oltre quella porta, ancora mi vorticavano freneticamente in testa come un potente uragano intento a scoperchiare tutto con la sua forza soverchiante. Tutto, compresa la mia fragile anima nera.
"È una promessa Vargas".
Quella semplice frase, tetro auspicio di ciò che la mente chiaramente folle e malata di Lauren Jauregui aveva evidentemente in serbo per me, aveva avuto l'incalcolabile potere di farmi tremare le viscere e fottermi caldamente la sanità mentale per qualche sporadico secondo, tanta era la spassionata e crudele serietà con cui l'aveva debitatamente pronunciata.
Quella velata minaccia, travestita sotto mentite spoglie da semplice affermazione, mi stava inducendo a masturbarmi caldamente il cervello in una continua e spossante corsa e rincorsa di intenti. Una battaglia psicologicamente incessante tra l'eterea e fatale contorsione di sentimenti incestuosi che, del tutto inconsciamente, rappresentavano una reale minaccia per me, sempre più logorante.
Una battaglia incessante tra la mia libido smisuratamente bollente e vogliosa, e la dannata, incomprensibile paura di quella stessa, immensa attrazione che quella seducente cagna di Lauren Jauregui riusciva a scatenarmi dentro con un solo evocativo sguardo di quei suoi sprezzanti e fortemente ammalianti occhi verdi.
Più la disprezzavo, più mi attraeva a lei come un irreprensibile calamita. Più la odiavo, più volevo ardentemente risentire quelle sensazioni terribilmente laceranti che solo quelle sue brucianti, carnose ed esperte labbra erano riuscite a darmi. Più volevo inebriare nuovamente il mio corpo di quelle spasmodiche scosse elettriche, più volevo crudelmente distruggerla in tutte le peggiori maniere possibili e immaginabili.
Più mi spaventava a morte, più la mia incipiente eccitazione cresceva. Più il mio rabbioso sdegno per il suo essere una maledetta e incorreggibile stronza si faceva intenso e reale, più la volevo.
Era un circolo tossico. Tossico e vizioso fin dal primo contatto, una straziante e pericolosa prigione di impudico e lezioso piacere e dispiacere al contempo, senza nessuna apparente, indispensabile via d'uscita.
Un nervosismo acuto, intrepido e ansioso mi scorreva nelle vene come se questa fosse la mia prima volta. Come se fosse il mio primo finto matrimonio, la mia prima truffa in grande stile, il mio primo subdolo inganno.
Una candida e innocente vergine, per quanto pudica e sessualmente inesperta, ero certa sarebbe riuscita a mantenere un controllo maggiore durante la sua prima volta di quanto non lo stessi facendo io ora.
Triste, patetico, mortificante, terribilmente indisponente e surrealmente, semplicemente ridicolo. Mi sarei lasciata andare più che volentieri ad un isterico e comico attacco di risate, se solo questo non avesse significato dare segretamente soddisfazione a Lauren, e se solo questo non avesse significato distogliere la mia pratica attenzione dal maledire e insultare spassionatamente quella eterea e adorabile donna, senza misura e senza tregua alcuna.Le panche in legno situate in orizzontale per tutta la lunghezza del perimetro erano già tutte gremite di gente. Chi annoiato, chi apparentemente in trepida attesa, chi sinceramente coinvolto e impegnato in una interminabile e concitata conversazione con il compagno o compagna di fianco, chi non vedeva palesemente l'ora che questa strenua tortura finisse per poter passare alla parte successiva del matrimonio, largamente più euforica e movimenta, e chi probabilmente era venuto solamente ed esclusivamente per i festeggiamenti concitati e frenetici post cerimonia. Come da prassi, teoricamente.
Non avevo idea di quante di quelle persone avessero un effettivo rapporto con Lauren o, più probabilmente, con i suoi defunti genitori. Non sapevo nemmeno se se ci fossero dei suoi parenti presenti o se si trattasse solo di qualche sporadico amico e occasionale conoscente, oltre ovviamente a tutta gli esponenti con rispettive famiglie di un certo e degno rilievo nella società medio e alto borghese di Cuba.
Tutti rigorosamente stipati con i loro abiti pomposi e di impeccabile taglio, la postura eretta e uno fiero, sdegnoso e superbo sorriso, quasi plastificato sul viso, volgarmente sprezzante nel mostrare boriosamente la loro manifesta ricchezza materiale e le loro altolocate e ricercate posizioni di prestigio.
La cosa indiscutibilmente certa, era che sicuramente la mia dolce e innocua futura moglie doveva conoscere in maniera approfondita, intimamente approfondita, la maggior parte delle sfarzose e imbellettate signore sposate accanto ai rispettivi mariti altolocati. Quelle più attraenti e piacenti tutte, nessuna esclusa, per certo.
Non era particolarmente difficile presumerlo a giudicare dagli sguardi truci e quasi invidiosi con cui insistevano a scrutarmi dal basso verso l'alto, con quella loro aria di schizzinosa alterigia prestampata sulla liscia pelle del viso di porcellana.
Era evidente la loro gelosia pretenziosa e disdegnata nei miei confronti, così come era evidente la mia. Ero abbastanza sicura, nonostante l'impassibile maschera che ero solita indossare, di non essermi riuscita a trattenere nel restituirgli più di qualche esplicativa occhiata di sdegnoso disprezzo e vittorioso trionfo al contempo. Del resto e dopo tutto, dovevo riconoscere che quasi le compativo pietosamente un po, considerando che io, a breve, avrei avuto di diritto e ufficialmente ciò che loro tanto volevano e non potevo più avere. Probabilmente l'unica cosa che, di fatto, non potevano ottenere recitando qualche triste e finta moina e avance sessuale ai loro più che benestanti mariti, chiaramente ignari e incapaci di soddisfarle sessualmente a pieno e adeguatamente. Almeno non abbastanza adeguatamente di quanto, evidentemente, era stata abilmente capace di fare la cara Jauregui. Ancora una volta L'unica e la sola, a quanto pareva.
Evidentemente Elargire così tanto premurosamente e generosamente le sue adorate e bramate doti amatorie non era un cordiale privilegio riservato esclusivamente alle sue sgualdrine personali, tacitamente travestite da scadenti cameriere.
Se solo c'è l'avessi avuta qui davanti al momento, non ci avrei pensato minimamente a stampargli in faccia un altro violento schiaffo davanti al prete e tutti i suoi arroganti e inquietanti invitati. Mariti cornuti e mogli fedifraghe, anche loro sue patetiche e irrecuperabili estimatrici, compresi. Tutto irrimediabilmente incluso nel pacchetto.
Ancora di più però, stranamente e al momento, avrei preferito schiaffeggiare violentemente me stessa a causa di questo divorante bruciore che mi si scatenava involontariamente e inspiegabilmente dentro al solo sospetto, o per meglio dire tacita certezza, che Lauren Jauregui avesse bellamente fornicato e ampiamente procurato i numerosi orgasmi della maggior parte di donne che mi trovavo direttamente davanti agli occhi. Esattamente lo stesso insano senso di possesso immediato e di gelosia diligente che si era fastidiosamente insidiato nella bocca del mio stomaco durante la diretta conoscenza delle sue più che indispettite cameriere.
Si era insidiato lì del tutto irrazionalmente, senza che potessi fare niente per evitarlo, e sempre lì, annidato e racchiuso, pareva essere fermamente rimasto.
Non dovevo pensarci, non dovevo. Più ci pensavo, più la mia rabbia confusionaria e ossessiva cresceva. Più ci pensavo, più l'ultimo scorcio della mia contorta e labile stabilità mentale vacillava e si sgretolava lentamente.
Gli unici due sguardi amici, o quanto meno non ostili, era quello saggio, luminoso e orgoglioso di Elsa e quello nettamente più pragmatico e pratico di Alfredo.
Entrambi in prima fila e con le espressioni facciali che indubbiamente rispecchiavo il loro stato d'animo in vista dell'imminente inizio della cerimonia. Elsa avrebbe potuto tranquillamente elevarsi in aria tanta era la fierezza gioiosa che la circondava come una specie di aura benefica. Il contenuto e riservato Alfredo aveva, invece, la stessa aria irreprensibile e affidabile che gli avevo visto la prima volta che mi aveva fatto galantemente il bacia mano. Amichevole, ma irreprensibile. Anche se, ad uno sguardo più attento, era palpabile il senso di intrepido orgoglio che gli si leggeva sui lineamenti temprati dal tempo.
Elsa e Alfredo si comportavano con Lauren proprio come se fosse una loro figlia acquisita. Mi stupiva, in effetti, che Lauren non avesse voluto farsi accompagnare all'altare da Alfredo. Non avevo il minimo dubbio che lui si fosse subito proposto, non capivo però il perché lei avesse evidentemente e palesemente declinato la cordiale e affettuosa offerta.
Non sapevo niente di Lauren Jauregui, e tanto meno mi interessava saperne di più. Meno a contatto ci stavo, meno cose conoscevo di lei, e meglio era. Sarebbe stato perfetto, semplicemente perfetto, se non fosse stato che era assolutamente obbligatorio, per me, adempiere allo snervante dovere di doverne per forza sapere di più, entrare maggiormente in contatto con la sua torbida follia mentale e la sua dilagante seduttività seriale.
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Turbid Obsession (Camren)
Fanfiction"Non poter fare a meno di qualcosa non significa che la possediamo, ma che ne siamo posseduti."