Capitolo 19

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Chiusa la porta alle mie spalle con un sorriso irriverente sulle labbra, nuovamente riguadagnato, e senza il bisogno di guardarmi indietro una seconda inutile volta, potevo finalmente dire di aver ricominciato a respirare una benefica ventata di aria pulita con cui i miei polmoni si stavano lentamente disintossicando da tutto il calore erotico e spossante che le mura di quella stanza claustrofobia continuavano a racchiudere e sprigionare.
E che, con ogni probabilità, avrebbero continuato a racchiudere e sprigionare almeno fino al giorno dopo considerata la spropositata tensione sessuale che quel calore celava.
Il mio naso era ancora fermo, in una maniera alquanto imbarazzante e malsana, al pungente e invitante odore degli umori della psicopatica dalle mille facce, gli ormoni a mille, e gli orgasmi facili per ogni mio minimo tocco. Che si trattasse di un abile tocco delle mie dita sottili, la mia bocca carnosa, o della mia lingua agile pareva essere del tutto indifferente.
Naturalmente lo potevo capire molto bene, tutte le donne che avevano avuto il grande privilegio e il duplice piacere di saggiare le mie innumerevoli doti sotto le lenzuola, sia quelle più evidenti che quelle più segretamente perverse e particolari, si sarebbero prodigate più che volentieri a confermare assiduamente, sia nella pratica che nella teoria, di avere per me lo stesso debole fisico, la stessa gratificante dipendenza sessuale di cui, non mi sorprendeva affatto, pareva essere strenua vittima anche lei. Gratificante per me, umiliante per Linda.
Qualche residuo dei suoi carnali liquidi corporei, ancora fermamente intenti a inumidire il mio mento, costituivano un ricordo più che persistente di quanto il suo centro del piacere si fosse profondamente bagnato e allagato per me. Lasciarla volutamente in quello stato dolorosamente insoddisfatto e con un piccolo fiume tra le lunghe cosce ripagava, in una minima ma deliziosa parte, le varie e oltraggiose umiliazioni che si era permessa di infliggermi a forza. Purtroppo, in netta e imbarazzante contrapposizione, non potevo certo dire che ripagava anche l'inaspettata e controproducente scarica di sconsiderato piacere che, in realtà, e in maniera del tutto indesiderata e umanamente impossibile da ignorare o controllare, aveva violentemente colpito il mio basso ventre ad ogni minimo accenno di meschina dominazione da parte sua e ad ogni minimo accenno di remissiva sottomissione da parte mia. Mi aveva sottomessa a forza, con tutto il suo essere subdola, falsa e spregevole, passionalmente spregevole, ma questo non influenzava, non contaminava, non annullava razionalmente in nessun modo la consapevolezza che mi era piaciuto. Segretamente mi era piaciuto. Mi era piaciuto da farmi mancare inconsciamente il respiro.
I brividi bollenti sulla schiena dopo aver subito il bruciante impatto del suo schiaffo doloroso sul mio levigato fondoschiena ancora potevo sentirli scorrermi sulla spina dorsale, il contorto e contraddittorio sentimento di odio e crescente, vizioso desiderio per avere la possessiva sagoma della sua piccola mano a marchiare un altra parte del mio corpo ancora mi dilaniava in due il cervello dal confusionario tormento.
il lieve taglio sulla gola, dopo essere stato doverosamente contaminato dai suoi umori e caldamente disinfettato dalla sua lingua procace, aveva smesso di sanguinare. di sanguinare si, ma, in compenso, non aveva smesso un solo secondo di ricordarmi i miei occhi che si socchiudevano impietosamente dall'eccitante inquietudine che solo quella lama premuta sulla mia carne Aveva saputo offrirmi. Il sapore che la mia lingua aveva succhiato e leccato per intero da quella lama, il suo di sapore mischiato a quello dell'alcol puro, non smetteva di rendere in festa le mie papille gustative. La terrificante immagine delle mie ginocchia per terra, ai suoi piedi, per quanto mi avesse fatto tremare dalla rabbia e dalla degradante umiliazione al momento, non aveva la minima intenzione di lasciarmi un attimo di meritata pace e distacco mentale dal ricordo impietoso della sensazione vivida e implacabile del mio clitoride palpitante per essermi ritrovata, in quel determinato e specifico modo e con tutta quella costrittiva remissione, con il mio viso delicato davanti al suo non tanto delicato tanga zuppo. Per non parlare del più che tragico e impietoso momento in cui mi aveva imposto di supplicarla di baciare la sua intimità da sopra il tessuto bagnato delle biancheria, come se fosse solo un mia personale e bruciante voglia e non anche e soprattutto una sua. Per quanto le mie corde vocali e il mio cervello in subbuglio e offuscato dal rabbioso risentimento fossero stati in totale accordo nel negarsi a concedere a lei un tale lusso e a subire io una tale, ulteriore umiliazione di questa portata, le scosse di eccitazione che avevano fatto contrarre con brutalità il mio sesso e gli umori che avevo sentito colarmi dalle cosce, diretti a inumidire anche le mie reggi calze oltre che le mie mutandine, mi avevano francamente terrorizzato e accesso di un nuovo, contorto odio per avermi a forza indotto a rendermi tristemente conto di quanto mi avesse effettivamente accesso averla supplicata di dargli quel vizioso piacere.
La confusione, la non comprensione, la profonda e insana intolleranza per aver immensamente e stranamente goduto della mia stessa sottomissione, imposta o meno che fosse, mi stavano rendendo davvero difficile mantenere l'usuale sorriso sicuro e irriverente con cui avevo oltrepassato la soglia di quella porta. Le insicurezze e le tacite domande impreviste per la mortificante scoperta di questa inaspettata svolta stavano seriamente riuscendo ad offuscare il vendicativo compiacimento che mi aveva piacevolmente invaso nel lasciare Linda Vargas in una palese e frustrante insoddisfazione sessuale. Se prima il folle livore per la donna che avevo dovuto sposare e per cui, a buon ragione, avevo provato nell'immediato e fin da subito un contraddittorio odio e una surreale attrazione, aveva già raggiunto i suoi livelli massimi, ora trasbordava direttamente nei confini di una disumana illegalità.
Tanti corpi scultorei e caldi avevo dominato e sottomesso io e mai nessuno di questi che avesse avuto il coraggio e le abilità di dominare e sottomettere il mio, mai, prima che arrivasse lei. Tanti corpi scultorei e caldi mi avevano acceso comprensibilmente, ma mai nessuno che era riuscito a farmi gocciolare gli umori dalle cosce come riusciva a fare la sua elettrizzante e pronta reazione erotica ad ogni mio tocco.
Vedere qualcuno  sprofondare nella lasciva perdizione e perdere sessualmente la testa dallo stimolante piacere non mi aveva mai eccitato tanto quanto mi aveva eccitato assistere, se pur in ginocchio, al suo di caso nello specifico, alla sua di perdizione nello specifico. Avevo deriso, con incalcolabile e sana vanità, e percepito, con accurato interesse, talmente tanta voglia di me nei suoi occhi neri, in ogni centimetro di pelle d'oca sulla sua carne e in ogni spasmo del suo corpo da ritrovarmi a considerare francamente impensabile adempiere al buon auspicio di non diventare dipendente io stessa di quella sua voglia.

Turbid Obsession (Camren)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora