Non riuscivo a credere ai miei occhi. Non tanto a chi se ne stava davanti alla mia porta, perché la stavo comunque aspettando, perché era stato concordato e stabilito che questa sera ci saremmo riviste, quanto a cosa aveva portato con sé, con cosa si era presentata davanti alla mia camera. In una mano aveva due bicchieri da liquore e nell'altra due bottiglie: rispettivamente una di Gin e una di whisky, rispettivamente ancora, tanto per mettere tutti i puntini sulle i, una del mio gin, e una del mio whisky. Le avrei riconosciute ovunque e mi era bastata appena un occhiata di sbieco per sapere che venivano direttamente dalla mia collezione. O, per meglio dire, che le aveva prelevate senza consenso, rubate a tradimento dalla mia collezione.
-Perché ti sei vestita così?.-
Non potevo fare a meno di guardarla con un misto di perplessità e ironia. Perplessità perché la domanda nettamente più corretta da fare era il totale opposto: ovvero perché lei, più che altro, non era vestita affatto. A differenza mia. E ironia perché nonostante l'ovvieta di quel diretto contrario che avrebbe dovuto verificarsi, lei aveva posto a me quel quesito e non io a lei.
Come se non bastasse, poi, la diretta conseguenza di quell'intrigato preambolo di opposti e contrari era sfociato nel fatto che anche lei avesse iniziato a guardarmi apparentemente perplessa dalla mia stessa perplessità. Le sue sopracciglia avevano preso ad arcuarsi come le mie, andando di pari passo con le mie, rendendo l'intera situazione ancora più surreale di quanto già non lo fosse.
Un altro fatto alquanto curioso e inquietante, oltre alla "nuvola a vapore" su cui ero fluttuata, oltre a quello che gli avevo lasciato amarmi e avevo corrisposto a mia volta e ancora più oltre al fatto stesso di tutti i turbamenti, i tumulti e gli scompensi interiori che mi aveva creato da quando era arrivata in tutta la sua gloriosa follia, era che non importava se in chiave stranamente ironica o in chiave puramente seduttiva ed erotica, questa donna, da qualunque parte la guardassi, in qualsiasi veste decidesse di pararmisi di fronte, non mancava mai di avere il consapevole o inconsapevole potere di crearmi un qualche scompenso. Seppure momentaneo, seppure di breve durata, pareva avere una sorta di talento naturale nel mettermi in una imprevista, reale difficoltà nelle circostanze più disparate. Non mi ero mai sentita a disagio o in imbarazzo davanti a niente e nessuno, e con lei, invece e in questi ultimi giorni, mi era già capitato la bellezza di tre volte di sentirmi in quel modo per me indecifrabile. Considerando il corroborante e spasmodico livello di attrazione fisica che ci legava come un sapiente nodo scorsoio, potevo anche comprendere che avesse avuto e continuasse ad avere la capacità di scompensare tragicamente la mia libido quando la tensione sessuale che aleggiava costantemente tra di noi arrivava a farsi semplicemente troppo pregna e soffocante per un non nulla, ma non potevo comprendere che quella capacità avesse preso a poterla esercitare su di me, contro di me e il mio stesso volere, anche per quanto riguardava tutto il resto. Era stato da dopo quella fottuta, maledetta, meravigliosa notte di unione reciproca e totale nel pieno dei nostri duplici amplessi intimi che tutto era cambiato pur rimanendo lo stesso, che ogni singolo aspetto e ogni influenza si erano intensificati spostando il loro baricentro da "ci sono e non ci sono, a seconda dei casi" a "ti perseguito sempre neanche fossi la tua ombra che ti segue naturalmente ovunque tu vada". Era da allora che il suo potere sembrava essersi innalzato ad un livello di turbamento superiore, un livello che oltre a turbarmi e intossicarmi fisicamente, da questa mattina in poi, lo faceva anche mentalmente ed emotivamente. Lo faceva a trecento sessanta gradi, trecento sessanta gradi centigradi.-No, no...-
-No, cosa?-
-No...la domanda non è perché io sono vestita così, la domanda, semmai, è perché tu non lo sei Camila.-
Io avevo un vestito aderente blu notte, tacchi alti, capelli elegantemente raccolti, e un paio di orecchini di diamanti a risaltare le linee del mio collo scoperto e a contrastare con le poche ciocche nere carbone che sfuggivano ribelli alla mia acconciatura. Lei, lei era...solo, unicamente, tutta ribelle. E nuda. Ribelle, nuda, selvaggia. La Camila che avevo davanti era una copia sputata di quella che solo qualche notte prima si era presentata nella mia camera a legarmi e frustarmi a tradimento per vendicarsi di un qualcosa che nemmeno gli avevo mai fatto. O meglio, che non gli avevo nei fatto come avrei voluto io ma, bensì, nella sua forma totalmente opposta.
La vestaglia seducente che indossava era la stessa, aperta appositamente sul davanti quel tanto che bastava per farmi vedere che a ricoprire lo spacco dei suoi seni non c'era alcun tipo di reggiseno, di indumento intimo. Quel tanto che bastava per farmi capire che, anche qui, esattamente come la scorsa volta, gli sarebbe bastata un unica agile mossa per slegare i lacci davanti che gli tenevano legata la vestaglia sul corpo, farla scivolare dalle sue spalle fino a raggiungere i suoi piedi scalzi, e mettersi nelle condizioni ideali per mostrarmi apertamente tutto il concentrato di erotismo che il suo corpo nudo poteva sprigionarmi contro. Un certo languore di aspettativa mi aveva già colpito al basso ventre. Anche qui, tale e quale alla volta precedente.
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Turbid Obsession (Camren)
Fanfiction"Non poter fare a meno di qualcosa non significa che la possediamo, ma che ne siamo posseduti."