Capitolo 20

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Ci avevo impiegato pressoché dieci, estenuanti minuti prima di riuscire a scovare faticosamente, nei meandri della profonda insoddisfazione che ancora mi perseguitava, la forza e l'auto controllo necessari per poter innalzare il mio prosperoso e pieno fondoschiena dal duro legno levigato di quel fottuto bancone. E, possibilmente, innalzarlo senza che le mie gambe ancora pericolosamente instabili minacciassero di cedermi dopo il primo passo. I dieci minuti più lunghi ed estenuanti di tutta la mia vita, senza ombra di dubbio.
Le mie usuali capacità di ripresa immediata sembravano essersene andata direttamente in vacanza questa volta, a differenza di tutte le altre in tutti questi anni, e, guarda caso, proprio quando ne avevo di più un maledetto e disperato bisogno. Le cosce che mi ero ritrovata a dover serrare per cercare di alleviare le palpitazioni intense che ancora mi scuotevano all'entrata del mio sesso, in realtà, e con mio grande rancore, non erano riuscite neanche per un secondo ad alleviare l'indesiderata e bollente frustrazione sessuale in cui quella cagna subdola e capricciosa mi aveva fatto rovinosamente cadere.
Del resto, sarebbe più consono domandarsi come avrebbero potuto dal momento che ogni dannata volta che stringevo tra di loro le cosce gli umori umidi e pungenti, che mi erano precedentemente colati su quelle zone, si mischiavano tra di loro come una impietosa e sadica tortura, il cui unico scopo evidentemente non poteva essere altro se non quello di ricordarmi con violenta assiduità a quali, ridicoli livelli fosse effettivamente arrivata la mia frustrazione. Mi ricordava di quanto erano stati terribilmente difficili da digerire e gestire quei due orgasmi mancati, di quanto lo erano tutt'ora. Mi ricordava senza tregua il motivo per cui quegli umori erano colati in quel modo giù per la carne morbida delle mie cosce, mi riportava alla mente la nitida ed elettrizzante immagine della sua bocca rossa sul mio clitoride gonfio, della sue dita delicate e possessive sulla mia intimità, della sua voce roca e sensuale che mi pregava, sottomessa e obbediente, di poter baciare a testa china il mio ingresso. Rievocare quelle scene aveva l'istantaneo ed eccitante potere di farmi tornare irrimediabilmente in tilt esattamente come era successo in quei precisi momenti. Una rinnovata perdizione sessuale che, considerate le mie condizioni attuali, già precarie e spossanti di per sè, non potevo certo permettermi.
Essendomi fatta una più che esaustiva idea del soggetto, come se fosse possibile non farsene una dal primo incontro/scontro con i suoi occhi caldi e ipnotici e con il suo fascino magnetico, immaginavo che ridurre una come Lauren Jauregui in ginocchio e ai propri piedi, oltre a tutto il resto che gli avevo imposto di fare, significasse in automatico andare mestamente incontro alla prima, mortificante vendetta, anche se piccola rispetto all'affronto subito dal suo immenso ego, che lei poteva sfruttare per ribaltare anche solo di una virgola l'intera situazione a suo favore. Ovviamente, con mio sommo dispiacere per l'insoddisfazione pungente che mi aveva così facilmente inflitto, una come lei non poteva che coglierla al volo la possibilità di rivalsa e di mantenere fede il prima possibile alla sua minaccia di rischio e pericolo imminenti. Con l'effetto sconsiderato che la sua sola vicinanza fisica aveva sul mio corpo, effetto che odiavo oltre ogni misura tanto quanto ne ero irrimediabilmente attratta, non era difficile presumere che tipo di ripercussioni potevano avere la sua faccia tra le mie gambe aperte e il suo prevedibile approfittarsi spudoratamente di una tale posizione, se pur umiliata e in ginocchio come si era mostrata. Il mio corpo, in sua presenza e ad ogni minimo contatto della sua pelle perfetta con la mia, pareva ragionare totalmente per conto proprio. Il mio cervello, solitamente irreprensibile in quanto ad un efficiente e scaltro funzionamento logico, pareva scollegarsi momentaneamente e del tutto davanti alla prospettiva fin troppo suggestiva ed eccitante di essere toccata da lei o, in una altrettanto allettante alternativa, di essere io a toccare quelle sue forme aggraziate, provocanti e apparentemente modellate dal diavolo durante quelle che presumevo essere le sue blasfeme manifestazioni notturne nella camera da letto di Lauren Jauregui. Quello che poteva fare con quella lingua e con quelle mani, e chissà con quale altra parte del suo corpo o con quale accattivante e apposito gioco perversamente erotico, non migliorava le contrazioni spossanti al mio basso ventre e, in una rivoltante aggiunta involontaria, faceva prendere vita in una maniera tanto raccapricciante quanto inquietante ad un promiscuo senso di possessione e negazione incalzanti. Qualcosa che assomigliava fin troppo dolorosamente ad un insana e malata forma di gelosia acuta nei confronti di chiunque usufruiva puntualmente e volgarmente della sua lingua, le sue mani, o di qualunque altra calda perversione si faceva pericolosamente strada in quella sua mente ambigua e contorta. Una mente ambigua e contorta che, malgrado la sua più piccola comparsa avrebbe dovuto scatenare fin da subito un incipiente avvisaglia di un circolo vizioso di tossica follia senza mezze misure, risultava invece, contrariamente e proprio per quello, dannatamente affascinante e attraente. Magnetica come una cazzo di doppia calamita.
Amavo odiare il miscuglio subdolo di sensazioni impreviste che riusciva a rovesciarmi contro, per quanto cercassi in ogni modo e maniera di combatterle e respingerle il più possibile non potevo esimermi dal desiderare fortemente di lasciare che mi inquinassero ogni terminazione nervosa nel momento esatto in cui iniziavo a diventarne una strenua dipendente e una involontaria vittima. Sotto un certo punto di vista la cagna dagli occhi smeraldo Metteva alla prova, dura prova, la mia abituale resistenza addirittura molto più di quanto non lo avesse mai fatto Carlos in quelli che io ricordavo come gli amplessi e gli orgasmo più caldamente soddisfacenti della mia vita. I livelli di eccitazione che aveva raggiunto la mia libido frenetica con Lauren Jauregui rappresentavano un nuovo, imprevisto record dalle tinte piacevolmente dolorose e contorte.
Tanto frustrante, a causa del mancato e tanto indispensabile esplosione di godimento di cui il mio sesso necessitava, tanto quanto estenuante e portatore di una spietata aspettativa per i probabili e febbricitanti contatti fisici futuri che già pregustavo con una inaudita intensità nella mia testa. Il mio clitoride che perseverava a palpitare diabolicamente mi forniva, purtroppo, più di una palese e indesiderata conferma di quanto in effetti già li pregustassi.
L'unico pensiero, alquanto confortante, che riusciva bene o male a farmi rinsavire a tratti e ad intermittenze irregolari, era quello, spassionato e benefico, basato sul fatto che far perdere la testa alla signora Jauregui rappresentava una sfida accattivante e misteriosa, uno stimolo non indifferente nel portare brillantemente a termine e nel miglior modo possibile, nel modo più distruttivo possibile, il mio sfavillante piano su come rovinargli irrimediabilmente la vita. In ogni singolo aspetto. Non mi era mai davvero importato prima, per quanto non li sopportassi e facessi un immensa fatica tutte le sante volte non avevo mai goduto davvero nel rovinare letteralmente tutti coloro che avevo già abbondantemente truffato e defraudato. Godevo solo del profumo dei loro soldi, dei loro generosi assegni, dei loro pregiati gioielli in oro, brillanti e diamanti.
Ma di certo non mi aveva mai particolarmente entusiasmata vedere con quanto amore disilluso e premura indigesta mi guardavano, con quanta brama univoca e totalmente a senso unico mi toccavano e mi desideravano. Mi era sempre stato del tutto indifferente, a dire il vero. Cinicamente indifferente. Tutto il contrario di quello che mi era successo con Lauren e che continuava, inspiegabilmente, a succedermi con lei. Con lei, per quanto mi rifiutassi candidamente di accettarlo, morivo dalla voglia di assaporare ogni singola reazione, fisica o non fisica, che riuscivo puntualmente a scatenargli e che lei riusciva puntualmente a scatenare a me, che io lo volessi o meno. E Solo il mio corpo acceso e il cervello in catarsi potevano sapere quanto lo volevo e quanto non lo volevo allo stesso tempo.
Con lei non vedevo l'ora di arrivare al complicato punto marginale di fargli perdere totalmente la testa per poi gioire internamente come una folle ubriaca nell'ammirare e saggiare, successivamente, la sua rovinosa e implacabile caduta, la sua imprescindibile rottura in mille prelibati pezzi per opera mia.

Turbid Obsession (Camren)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora