La collera impetuosa marchiata a fuoco nei suoi delicati, mirabili tratti e nello sguardo glaciale, ma tacitamente ribollente di fiamme ardenti era ancora l'incontrastata e primaria immagine a governare con instancabile ossessione la mia alettante e volgarmente impudica mente.
Dopo aver avuto a che fare con Linda Vargas per qualche ora del mio prezioso tempo, riscontrando in questo modo le prime sgradevoli avvisaglie della sua presuntuosa, vanesia e indecifrata personalità, sapevo indubbiamente cosa avrei potuto ottenere con questa vorace e quanto mai sfrontata provocazione, messa indifferentemente in atto direttamente davanti ai suoi viziosi e languidi occhi.
Anche se dovevo entusiasticamente ammettere che la sua reazione così vigorosamente passionale e dalla forte, rabbiosa visceralità aveva addirittura e in buona parte superato le mie più candide e rosee aspettative.
Vederla trascinare quasi di peso fuori da quella stalla e il più lontano possibile da me e il mio spasmodico e inebriante amplesso dal suo prode Salvatore e fascinoso cavaliere Thomas non aveva avuto decisamente prezzo per l'impagabile e sconsiderato divertimento, del tutto personale, di cui avevo avuto il benefico piacere di godere in quel momento.
Il fatto che, con ogni calcolata probabilità, non si era trattato esclusivamente della snervante quanto accattivante complessità del suo stesso modo di essere e ragionare a farla scattare in quella maniera eccessivamente intensa e repentina non faceva altro che incrementare spassionatamente il mio beffardo spasso interiore e avvalorare ulteriormente la sublime conferma a quello che, con qualche semplice e acuta osservazione, si era tramutato in uno dei miei più grandi e ossessivi sospetti.
Le occhiate fulminanti che aveva rivolto più volte e con estrema naturalezza a tutte le mie cameriere ad ogni minimo e lussurioso cenno nei miei riguardi si erano rivelate essere un incitante istigazione ad agire, troppo invitante per venire semplicemente e miseramente ignorata.
In particolare il rivaleggiante antagonismo creatosi in quel breve lasso di tempo con Samantah era francamente scontato che sarebbe andato a deporre del tutto a mio favore nell'eccipiente vendetta che mi ero appena premurata di mettere in atto, in debita risposta al logorante fastidio che lei si era permessa così sfrontatamente di farmi provare con il suo svenevole e perpetuo flirt con l'attraente stalliere.
Un sorriso compiaciuto e incredibilmente spaccone non voleva accennare minimamente ad andarsene dai miei perfetti lineamenti alteri dal momento in cui il mio smaliziato sguardo aveva bruscamente incrociato quello palesemente combattuto e frastornato di Linda Vargas in quella suggestiva stalla, che ne ero sicura odorava ancora inevitabilmente di quel fragrante e pungente profumo che solo una selvaggia, veemente e liberatoria attività sessuale hanno l'effettivo potere di farti respirare così piacevolmente a pieni polmoni.
La benda sugli occhi non era, in quel caso, solo un ulteriore espediente per accentuare caldamente il piacere saliente che deriva dalla diretta privazione di uno dei nostri sensi primari e strettamente essenziali, era anche e soprattutto un ingegnoso modo per prendermi la soddisfacente rivalsa che tanto agognavo con il minimo sforzo possibile e senza subire eventuali ripercussioni di altro tipo, o come in questa situazione specifica eventuali e sprezzanti sensi di colpa.
Avevo chiaramente usato Samantah e il suo sconsiderato amore per me come indiscusso mezzo per i miei sapienti e brillanti scopi, senza farmi troppi e indesiderabili problemi.
Non ero così crudele, però, da renderla sfacciatamente consapevole della cruda e dura realtà dei fatti, realtà che gli avrei inevitabilmente e crudelmente sbattuto in faccia senza la presenza opportuna di quella semplice quanto necessaria benda nera sui dolci e vogliosi occhi grigi.
Samantah non meritava un simile e sfrontato trattamento da parte mia nei suoi confronti per la personale, incontrollata goduria di scatenare sadicamente le ire funeste di una presuntuosa, superba e insolente Linda Vargas qualunque.
Al posto di un rammaricato e malinconico sguardo sofferente, ne avevo piacevolmente assaporato uno permeato di lussurioso appagamento e adorante riconoscenza, per la mia e per la sua soddisfazione.
Il mio sagace divertimento interiore nel ripercorre tutti i salienti eventi di appena un ora fa, faceva bella mostra di sè esteriormente attraverso il sorriso genuinamente smagliante e fissato indelebilmente sulle mie carnose labbra ancora gonfie e bollenti.
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Turbid Obsession (Camren)
Fanfiction"Non poter fare a meno di qualcosa non significa che la possediamo, ma che ne siamo posseduti."