Capitolo 24 (terza parte)

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-Lo hai ribattezzato in questo modo in mio onore? In effetti non mi stupisce, ti si addice proprio. Sia per quanto riguarda il nome, che per quanto riguarda il tipo di non abbigliamento esclusivamente volgare.-
Volgare ma estremamente eccitante. Non potevo negarlo. Non potevo fingere che i miei occhi non si stessero riempiendo di libidine ogni secondo di più con tutto quel ben di dio in bella mostra di cui stavano facendo un ampio rifornimento. Molto ampio, molto rischioso. I miei occhi non erano diversi da quelli tutti gli altri, o quasi, presenti al momento. Che lo volessi o no, non erano diversi nel godere di quello di cui stavano godendo, che stavano divorando.
Solo lo sguardo di Elsa e Alfredo pareva essere al sicuro, lontano da ogni possibile tentazione, da ogni possibile cedimento. Solo il loro sguardo pareva non avere le stesse connotazioni di precario desiderio riconducibili al mio e a quello di tutte le altre domestiche in sala.
Non a caso, Elsa e Alfredo erano indubbiamente gli unici a non aver saggiato certe specifiche doti di Lauren. Sessualmente esplicite, incredibilmente appaganti anche con poco.
Gli unici a non essere mai stati sopra il suo delizioso corpo, sotto le sue sporche grinfie.

Rabbia bruciante o meno, ennesima sfumatura di umiliazione o meno, morsa di fastidio straripante allo stomaco o meno, non avrei dovuto rispondergli in quel modo. Non avrei dovuto e lo sapevo. Non davanti a dei testimoni, se non altro. Non davanti ad una Elsa a cui stavo cercando di vendere nel miglior modo possibile un immagine da candida vergine, sprovvista di malizia e cattiveria, non quando aprire bocca e spegnere il flusso di pensieri lucidi e razionali significava in automatico rischiare di mettere a repentaglio la recita esclusiva che avevo messo abilmente in scena con lei. Serviva ai miei piani e avrei dovuto ricordarlo, tenerlo bene a mente sempre, costantemente e indipendente da tutto e tutti.
Questo sembrava non succedere, però. Non quando compariva Lauren, non quando per la prima volta in assoluto qualcuno riusciva ad esercitare su di me il vincolante potere di farmi perdere il controllo della situazione e sbandare malamente, anche se solo per un soffio, anche se solo per un breve istante, fuori dalla carreggiata principale come una qualsiasi idiota alle prime armi. Nei fatti, tutto ero meno che quello. Tutto avrei dovuto essere meno che quello anche con lei, soprattutto con lei. Peccato che non fosse così, peccato che proprio a lei stavo involontariamente riservando il privilegio di essere la controversa eccezione, di fare e di essere la malata differenza.
Proprio a lei che, attrazione viscerale e dipendenza dal suo corpo a parte, odiavo con tutte le mie forze senza neanche poterne fare a meno.
Così come, a quanto pareva, non potevo fare neanche a meno di vibrare come una ninfomane per uno qualsiasi dei suoi tocchi sulla mia carne pronta. Le costanti rimanevano sempre quelle, Passione e odio.
Se avessi potuto avrei razionalmente eliminato entrambe più che volentieri. l'odio sembrava avere la capacità di offuscarmi il cervello tanto quanto il desiderio sessuale.
Anche l'odio, perfino l'odio, ora come ora non deponeva affatto a favore della mia "nobile" causa.
In alcune delle precedenti occasioni il massimo del sentimento negativo che mi avevano suscitato era stato niente più che una sgradevole sensazione di viscidume e ribrezzo. Forte o blanda a seconda dei vari soggetti in questione.
A certi livelli non ci ero mai davvero arrivata prima di imbattermi casualmente in Lauren Jauregui.
Non mi era mai capitato prima di incontrare una donna in grado di farmi diventare il mio primo intralcio, la prima nemica di me stessa. Succube dei miei stessi istinti, incapace di gestirli e dominarli come in realtà non avevo mai avuto problemi a fare con nessuno.
Nemmeno Carlos ne era in grado.
Nonostante tutto il mio amore e la mia riconoscenza per lui, nonostante il nostro legame a doppia mandata, sacro e profano, nemmeno Carlos era mai riuscito a farmi perdere del tutto il controllo come ci riusciva lei, come solo lei sembrava riuscirci.
Era semplicemente assurdo e inaccettabile, era semplicemente una pura follia.

Dovevo constatare i probabili danni della mia dispersiva perdita di lucidità, del mio illuminante principio di follia immotivata, sempre qualora c'è ne fossero effettivamente stati.
Per farlo non mi restava che lanciare fugaci occhiate in direzione di Elsa, senza però riservargli tutta la mia attenzione come sarebbe stato invece consigliabile fare. Non volevo distogliere lo sguardo da Lauren, non completamente. Non volevo che si rendesse conto di quanto, volente o nolente, tutto quello che diceva o faceva riusciva ad  influenzare e accecare il mio cervello anche in presenza di altri. Di quanto facilmente poteva portarmi a commettere dei banali errori di percorso con le sue irritanti, sedicenti provocazioni.
Probabilmente la mia parsimonia era inutile, si stava rivelando inutile. Una come Lauren certi dettagli primari li coglieva immediatamente. Anche con le sue sembianze oggettive da cagna superficiale, vanesia e incentrata unicamente su stessa, ti bastava provare a scavare per qualche secondo nei recessi oscuri del suo sguardo magnetico e profondo per renderti conto di quanto poteva essere in realtà fuorviante quell'idea, quella prima impressione.
Ti bastava restare invischiata in quelle sue pupille nere per qualche secondo per capire che poteva essere tranquillamente provvista di un notevole sesto senso nello scovare il maggior numero dei tuoi punti deboli per poi poterli sfruttare a suo favore, al momento opportuno.
Forse era proprio insignificante avere quel tipo di accortezza da parte mia, forse no.
Il sorriso malizioso di Lauren, quello di chi sa senza bisogno di sentirselo dire, quello di chi capisce ancora prima di realizzare, sicuramente mi faceva propendere notevolmente di più verso la prima opzione. Comunque, era meglio non rischiare. Non se avevo davanti ai miei occhi dilatati una carneficina di intenti sotto mentite spoglie, una carneficina di intenti ricoperta da un succoso corpo nudo con tutta la sua straripante attrattiva.
Mantenere lo sguardo fisso sul suo viso dai connotati affascinanti e arroganti si stava rivelando un compito sempre più difficile a cui adempiere. Le mie palpebre premevano con una forza solitaria per abbassarsi sui suoi capezzoli eretti, sulle sue forme procaci, sul mio tanga "umorale" che ricopriva il suo centro del piacere.
Grazie alla costernazione generale di prima, dei primi minuti, avevo potuto permettermi la ludica libertà di studiare e divorare anche io ognuna di quelle denudate e suggestive forme. Adesso non più, non potevo più permettermelo. Adesso la sorpresa iniziale si era affievolita, dissipata lentamente rispetto ai suoi precedenti albori, e sapevo che non sarebbe più stata in grado di celare o eludere il desiderio implicito del mio sguardo affamato di quelle sue specifiche parti di carne calda esposta. Non gli avrei dato quella soddisfazione. Per quanto mi stesse mettendo a dura prova, per quanto fosse una tentazione feroce, non gli avrei permesso di crogiolarsi in quella segreta consapevolezza.

Turbid Obsession (Camren)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora