capitolo 39 (prima parte)

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Avevo passato almeno venti minuti a chiedermi cosa sarebbe stato meglio fare tra il mettermi a cercare Lauren e il non farlo, mentre incenerivo Samantha con lo sguardo e trangugiavo una tazza di caffè dopo l'altra per togliermi il sapore di whisky dalla gola e i suoi effetti collaterali post sbornia dalla testa. Oggi, a quanto pareva, l'addetta fissa al servizio tavoli era lei. Ergo, era stata lei a servirmi la colazione fuori orario e la caraffa di caffè bollente che avevo richiesto.
I suoi sguardi periodici e lividi di gelosia erano stati gli unici fattori circostanti in grado di distrarmi dal pensiero fisso di Lauren e di quanto poteva essere accaduto la notte prima dal secondo esatto in cui la mia memoria era venuta a mancare e dei buchi neri dalle sembianze di crateri avevano finito con il ricoprire tutto.
Ero stata talmente impegnata a rispondere alle sue occhiate fulminanti con eguale odio in quelle che successivamente gli avevo lanciato io, da essere riuscita per qualche istante a distogliere il pensiero dal mio dilemma di quel giorno: se andare da Lauren per parlarci e tentare di estrapolargli con l'inganno quei passaggi mancanti e il non farlo, o, almeno, il non farlo subito e nel diretto immediato.
Da una parte morivo dalla voglia di vederla e di sapere, dall'altra ero bloccata dalla paura di farlo. Paura che davvero avevo peggiorato ulteriormente la mia situazione con lei rovinandomi con le mie stesse mani, e che ne avrei avuto la prova lampante dalla sua faccia ancora prima di sentirglielo uscire dalla sua bocca, sempre semmai mi avesse detto effettivamente qualcosa.
Gli scenari nella mia testa erano tanti, e nessuno di questi era in positivo considerando dove mi ero risvegliata e senza nessuno al mio fianco, senza di lei accanto a me.
Se realmente, nel mio stato di precaria incoscienza, avevo fatto questa notte qualcosa di particolarmente grave, ero sicura che Lauren non sarebbe stata in grado di fingere che tutto andasse bene. Ecco perché avevo così paura di ciò che avrei potuto vedere riflesso sul suo viso, ecco perché ne avevo così tanta in generale.
Sapevo che, nel caso, avrebbe fatto molto, troppo male. Così come sapevo che più un nuovo giorno iniziava senza avere la consapevolezza del suo amore e con un altro tentativo fallimentare, e più le mie possibilità di ottenerla mai quella consapevolezza da parte sua scarseggiavano. Se dovevo impiegare anche gli ultimi giorni a mia disposizione per cercare di rimediare ad un ipotetico "danno" che avevo fatto da ubriaca, era praticamente certo che il suo amore esclusivo non lo avrei avuto mai. Non lo avrei assaporato e provato nemmeno una volta, così come non avrei amato e "assaporato" lei mai più. Se c'era una cosa che non sarei mai riuscita a sopportare una volta lontana sarebbe stata propria quella, Era proprio il fatto di non poterla avere e amare almeno un altra volta prima di dovergli dire addio. L'intero quadro sarebbe stato  disastroso e insopportabile per il mio amore ossessivo, ma quello, nel caso, sarebbe stato il colpo di grazia finale.
forse era stato quel pensiero dolorosamente indigesto a farmi decidere sul da farsi di adesso e ora, forse era stato quello scambio al veleno di sguardi con Samantha ad avermi fatto scattare un specie di campanello d'allarme. O, molto più probabilmente, erano state entrambe le cose insieme.
Fatto stava che da totalmente indecisa e bloccata che mi ero sentita fino ad un attimo fa, ero partita per la tangente quello dopo. Ero partita alla ricerca di Lauren senza neanche preoccuparmi di finire quella dose di caffè rigenerante di cui avevo ancora bisogno.
la gelosia pura negli occhi di quella cagna disillusa era diventata la mia nel momento in cui, oltre che a deconcentrarmi, aveva accesso nella mia testa la possibilità che se avevo fatto qualcosa di ipoteticamente grave questa notte, allora esistevano buone probabilità che Lauren se ne stesse a "divertirsi" da qualche parte con qualcuna di loro per sfogarsi o semplicemente per farmela pagare e darmi uno schiaffo morale. Quella gelosia livida e quella disillusione erano diventate le mie nel semplice credere che quella probabilità fosse effettivamente possibile, che era quello il triste epilogo che mi attendeva.
Dopotutto era già successo. Era successo all'inizio di tutto in quella maledetta stalla quando mi avevo fatto vedere apposta e per darmi una lezione la sua lingua immersa nel sesso gocciolante proprio di Samantah.
Allora avevo provato una rabbia disumana a quella scena, e si, avevo già provato anche una considerevole dose di gelosia istantanea. Ma era stata più una gelosia per quanto avrei voluto essere io al posto di quella cagna, a gemere rumorosamente per le attenzioni della lingua calda di Lauren. Quelle attenzioni che avevo scoperto fin troppo bene quanto e come potevano essere irresistibili. Ma se una scena simile avesse dovuto casualmente ripropormisi  davanti questa volta quello che avrei sentito non sarebbe stata solo una furente gelosia, quello che avrei sentito ad oggi sarebbe stato il mio cuore che si spezzava letteralmente in tanti piccoli pezzi dal dolore. Rotto di mal d'amore come mai si era rotto prima.

Turbid Obsession (Camren)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora