Capitolo 11

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Dopo la scena disgustosamente agghiacciante, cui mio malgrado mi ero ritrovata ad assistere in quella soffocante stalla, per un tempo reso indefinito e indefinibile dal subbuglio divorante e divoratore nella mia testa e nel mio corpo, tutto si era sbiaditamente ridotto ad un enorme e caustico buco nero.
Ricordo la vista sfocata dalla rabbia incessante e tumultuosa, che pareva voler inghiottire interamente ogni mio senso logicamente razionale. senza che io potessi farci minimamente niente.
ricordo la mia mano tremante, inevitabilmente guidata da un inspiegabile forza propria, rimasta invariabilmente sospesa in aria con il palmo ben aperto. colma di quello straripante e spiazzante desiderio di colpire, affondare, scaricare tutta la sua collerica, violenta e umiliante frustrazione sulla diafana e impura pelle di quella sprezzante, diabolicamente meschina e indegna attentatrice dagli erotici e penetranti occhi smeraldo.
Ricordo il nervosismo impaziente e il palese, irrequieto disagio di Thomas nel trascinarmi via il prima possibile. lontano da quell'angusto e concitato inferno governato da soverchianti gemiti di puro e delirante piacere.
Quell'angusto e concitato inferno plasmato interamente da immagini ripetitive e ininterrotte di quella calda, eccitante e frenetica lingua che si muoveva sinuosa ad un ritmo costante e straziante.
Quell'angusto e concitato inferno traboccante della mia stessa di inevitabile e implacabile eccitazione.
Eccitazione consciamente inspiegabile e cruentemente irrefrenabile al pensiero di quello che sarebbe successo se quei sapienti e tortuosi tocchi fossero stati dediti alla mia di carne bollente e alla mia di vogliosa intimità.
Ma ciò che resterà sempre, che lo voglia o no, impresso implacabilmente nella mia testa, come un marchio tacitamente incancellabile, è il sorriso diabolicamente soddisfatto, derisorio e sazio di ludico e cruento piacere, stabilmente presente su quelle gonfie e succose labbra bagnate di umori.
Quella è la vera immagine che ero certa, nonostante la collera accecante e l'umiliazione cocente del momento, non avrei dimenticato a lungo.
La completa lucidità mentale era tornata istantaneamente non appena, giunta finalmente all'aria aperta, il mio sensibile olfatto aveva avuto modo di riempirsi amabilmente di un odore diverso. un odore completamente naturale e incontaminato, invariabilmente opposto a quello strettamente sessuale da cui ero stata circondata fino a poco prima.
Era tornata non appena il mio altrettanto sensibile udito aveva potuto bearsi della frastornante calma e quieta tranquillità che, a volte, solo il placido e significativo silenzio assoluto può offrirti.
Il mio respiro era divenuto gradualmente, attimo dopo attimo, sempre più regolare, fino a stabilizzarsi completamente in una breve manciata di secondi.
La mia accattivante mente aveva ripreso il pieno controllo delle sue facoltà, riprendendo a ragionare nel modo argutamente intelligente in cui era sempre stata abituata a lavorare.

Fu lì che sfogai senza la minima grazia e il minimo ripensamento tutta la dilagante frustrazione e la bruciante vergogna, che il mio solitamente inattaccabile orgoglio aveva indesideratamente accumulato in quella stanza.
Avevo agito, agito e basta.
Come da sempre ero abituata a fare, nel modo più vendicativo e piacevolmente liberatorio che potesse esistere.
Ricordo che dopo averlo fatto tutto si era alleviato considerevolmente.
L'umiliazione, la rabbia insanabile, il lacerante fastidio, e quel velo di folle nebbia dispersiva che mi ricopriva gli occhi e la mente.
Tutto magistralmente minimizzato e brutalmente calpestato, almeno in parte, dall'idealizzato senso di rivalsa e dal profondo, inebriante godimento che solo la vendetta può darti.

Ripensavo a tutto questo rigidamente seduta sul morbido e candido letto della mia spaziosa stanza.
Collegamenti contorti e continui si scatenavano implacabili nella mia memoria, alla disperata ricerca di un necessario punto di incontro, un immancabile filo logico.
Le lenzuola bianche, prettamente di lino, di quel levigato ed enorme letto matrimoniale erano talmente linde, trasparenti e pulite da potercisi quasi specchiare.
Non avevo ancora avuto modo, e stranamente neanche la voglia, di studiare accuratamente e con discreta parsimonia e dovizia di particolari la camera, con bagno attiguo, a me riservata.
Anche se era ormai più che chiaro e innegabile, per la diretta gioia del la mia ambiziosa sete di ricchezze e potere, che ogni singolo metro quadro di villa o terreno nella tenuta Jauregui fosse un inestimabile fonte di impeccabile lusso.
Se non altro sopportare di stare davanti al prete per diventare incontestabilmente la moglie di Lauren Jauregui, senza gridare dalla disperazione in preda ad una qualche crisi isterica direttamente sull'altare, ne sarebbe valsa indubbiamente la pena considerata la cospicua retribuzione "danni" che del tutto inconsapevolmente la bella, vana gloriosa, dannatamente affascinante e francamente intollerabile Jauregui mi avrebbe ingenuamente e stupidamente elargito.
Anche se Sarebbe stato più difficile del previsto rispetto a tutti gli altri "casi" portati indisturbatamente a compimento, molto di più.
Dovevo innanzitutto controllarmi al massimo delle mie potenzialità e della mia pazienza, non  potevo assolutamente lasciarmi trascinare nel nero e schiacciante abisso delle sensazioni e reazioni dal forte carattere estremamente impulsivo e ingestibile di cui cadevo, inspiegabilmente e puntualmente, vittima disgraziata quando mi trovavo nelle sue strette vicinanze.
Questo Era sicuramente a causa della spasmodica e sconsiderata attrazione fisica che provavo così dolorosamente dinnanzi ad una suadente figura, pericolosamente seducente e ammaliante, come la sua. Così come, del resto, parevano caderne vittima anche tutti gli altri.
Il reale motivo Non poteva e non doveva mai, per nessun motivo e in nessun caso umanamente possibile , essere un altro.

Turbid Obsession (Camren)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora