16. Dovevamo essere uniti saldamente

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Narratore: Russel

Ero come mio solito sdraiato sul tetto, in preda a mille atroci pensieri. Non riuscivo a capire cosa avesse combinato Murdoc. Non sapevo cosa volesse quel demone, e se gli avesse fatto qualcosa. Non ero solo preoccupato, ero molto di più. Neanche osservare il lento passaggio delle nuvole nel cielo riusciva a calmarmi.
Quand'ecco che le forti grida di Muds mi fecero sobbalzare. Mi misi seduto cercando di captare le parole che il nostro bassista stava rivolgendo, da quello che capivo, al Boogieman. Avrei voluto andare a controllare, a dare una mano; ma il mio stato purtroppo me lo impediva. L'unica cosa che potevo fare era rimanere lì su quel tetto, ad ascoltare impotente. Riuscii a capire ben poco dopo quelle urla, perché tutti adesso parlavano con un tono di voce normale.
Anche se grande e grosso, mentirei se dicessi che in quel momento non avevo paura. Temevo che fosse successo qualcosa alla mia bambina, a Muds e a 2D. Contro quei demoni c'è ben poco da fare, nemmeno io con tutta la mia forza riuscirei a batterli. Murdoc si era cacciato in un guaio più grosso di lui purtroppo, e non credo che la sua fortuna potesse bastare da sola ad aiutarlo. Anzi, tutti noi avevamo bisogno di aiuto; perché siamo una famiglia e nessuno qui viene lasciato da solo.
Poi fu il rumore della porta sul retro quello che sentii, e la voce di 2D mi fece voltare.
"Russ per favore, consola tu la piccola. Sono sicuro che con te si calmerà."
Mi guardava con sguardo implorante, mentre reggeva in braccio una Noodle in lacrime e scossa dai singhiozzi.
La presi dolcemente fra le mie braccia possenti e la cullai. Si calmó dopo alcuni minuti, e mi raccontó tutto ciò che era successo. Adesso avevamo un nuovo nemico di nome Mefisto, più temibile e cattivo del Boogieman. E non ci voleva proprio. Già era stato difficile fronteggiare quella maschera persecutrice dal lungo mantello nero, ed ora un altro mostro ci stava alle calcagna.
La situazione non era affatto buona, ma tentai ugualmente di trovare delle parole rassicuranti per la mia piccola bambina. Dopo essersi sfogata ancora con un altro pianto, la vidi alzarsi all'improvviso. Mi diede un dolce bacio sulla guancia prima di scendere e rientrare in casa.
Sapevo dove voleva andare, ormai la conoscevo troppo bene. Stava andando da Muds; voleva parlare con lui, sentirlo vicino.
Ora come non mai desideravo tornare alle mie dimensioni normali il più presto possibile. Dovevamo essere uniti saldamente, forti e pronti a combattere con ogni mezzo le sfide che presto
-molto presto- ci si sarebbero presentate davanti.

The life after Plastic BeachDove le storie prendono vita. Scoprilo ora