41. Strano fra gli strani

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Narratore: Murdoc

Mangiai con avidità il succulento pasto preparatoci da Russ, cogliendo l'occasione per raccontare ai miei compagni tutti i dettagli riguardanti il piano del Boogieman. Loro mi ascoltavano interessati, pendevano totalmente dalle mie labbra.
-Allora, a quanto sembra, le intenzioni del Boogieman non sono poi tanto malvagie,- mi disse Russ.
-Così pare- risposi, con la bocca piena di torta al limone.
Era venuta un po' bruciacchiata. Russ voleva buttarla, ma Noods ha insistito affinché non lo facesse; tentando di convincerlo che il dolce non era affatto da gettar via. In effetti non era niente male. Russel è sempre stato molto abile ai fornelli. Ha soltanto il vizio di essere categorico, pignolo e perfezionista su certe cose ma, che dire, ognuno ha i suoi difetti.
-Adesso vado,- dissi, alzandomi da tavola per dirigermi alla grotta/laboratorio. -Mi tocca sgobbare, ora.-
-Ehy Muds.-
La voce della piccola Noods mi fece voltare. -Casomai avessi bisogno di noi, non esitare a chiamarci; va bene?-
Aspettai, prima di rispondere: quella ragazzina ha sempre avuto il potere di meravigliarmi. La sua tenacia fuori dal comune, il fatto di non arrendersi mai, la sua forza innata sono per me esempi da seguire. Soprattutto in questo momento.
-Ok piccola, lo farò.-
-Me lo prometti?-
-Promesso,- le risposi. 2D non parlò, si limitò solo ad annuire alle parole di Noodle. Sono sicuro che avrebbe voluto dirmi qualcosa, ma ancora era troppo scosso. Stava elaborando tutti gli avvenimenti che lo avevano travolto come un fiume in piena. E lo capivo bene, perché eravamo tutti sulla stessa barca.
Giunto nella mia tana, mi misi subito al lavoro. Elaborai i progetti, presi misurazioni varie, saldai circuiti, avvitai bulloni e verso sera gli endoscheletri dei miei manichini erano pronti. Mi complimentai con me stesso per aver preso la decisione di portare con noi Cyborg. Questa piccola accortezza, infatti, mi aveva risparmiato una bella parte di lavoro. Inibii il suo chip interno, permettendole di eseguire solo azioni elementari. E fu proprio mentre stavo lavorando su di lei, che giunse il Boogieman. Era venuto a controllare il mio operato.
-Vedo che il tuo lavoro procede bene. Complimenti.-
-Avevi dubbi, demone?- gli risposi, distogliendo per pochi secondi gli occhi da ciò che stavo facendo e fissandoli sui suoi, rosso sangue.
-Adesso non ho alcun dubbio sulle tue capacità. Come ti ho già detto in precedenza, ti ho rivalutato, Murdoc Niccals. E di questo passo sono sicuro che finirai in breve tempo il tuo lavoro.-
Più parlavo con quel demone, e più rimanevo stupito. Non sembrava affatto quell'essere affamato di odio e di vendetta che avevo conosciuto tempo fa. Il suo cambio repentino mi aveva veramente sorpreso. Ma soprattutto mi aveva sorpreso il fatto che ero stato io, insieme alla mia band, la causa principale di questo suo cambio di vedute.
-Sai una cosa? Tu non sei normale. Per gli standard di un demone almeno, non lo sei affatto,- gli dissi. Non so bene se avevo intenzione di provocarlo o cosa, ma ero sicuramente curioso di scoprire di più su di lui e sulle sue stranezze.
-Questo lo so, e lo so bene. Non sono affatto come gli altri, e non so definire se ciò sia una cosa buona oppure cattiva per me. Ma tu non puoi dettar giudizio, Murdoc. E questo perché, se ci pensi bene, sono finito nel posto più adatto a un essere come me. Io sono "strano fra gli strani". Non ti sembra?-
Quel maledetto era furbo, dovetti ammetterlo. Non mi permetteva di chiarirmi le idee su di lui, e ogni volta che tentavo di scoprire qualcosa, mi faceva venire il mal di testa per le innumerevoli domande che indirettamente mi poneva. Mi aveva fatto dubitare persino di me stesso. Lo odiavo. Eppure, nello stesso tempo, una voce dentro di me suggeriva che dovevo essergli amico. Perché forse, infondo, non eravamo così diversi.
-Hai sempre la maledetta capacità di confondermi tu, lo sai? Se sei venuto qui per farmi innervosire, ti dico fin da subito che non è il momento adatto. Potresti ritrovarti come minimo un cacciavite ficcato in qualche posto; sei stato avvisato,- gli dissi, con una voce che lasciava trasparire il mio nervosismo misto a un filo di rabbia.
Lui, in risposta, rise di gusto. Era la prima volta che lo sentivo ridere, con una voce cupa e grottesca che però alle mie orecchie risuonó come allegra e spensierata. Volevo chiedergli cosa avesse da ridere in quel modo, ma non ebbi tempo perché lui iniziò a parlare.
-Mi chiedo ancora oggi come non ho fatto a capirti subito, Murdoc. La tua corazza è dura, ma trasparente come il cristallo. Ti ringrazio per avermi fatto sorridere.-
Lo guardai sorpreso. Ormai stufo per le sue frasi enigmatiche del cavolo, stavo per rispondergli con delle parole pesanti e a voce alta; ma lui mi interruppe nuovamente:
-Ma torniamo alle cose serie adesso. Sono qui perché ho una piccola precisazione da farti riguardo al tuo lavoro. Dovresti costruire dei controller che mi permettano di comandare a distanza i manichini che stai realizzando.-
-C'è altro? Magari tra qualche ora mi chiederai di costruirti l'Empire State Building, la torre Eiffel e il Colosseo. E il tutto entro tre giorni, giusto?!-
Lui mi osservò in silenzio. Poi, in tono contrariato mi disse:
-Non scherzare, perché tutto questo che ti sto facendo compiere è soltanto per la vostra salvezza. Non ti chiederò di fare più niente: un controller e i vostri manichini sono tutto quello di cui ho bisogno.-
Detto ciò sparí, lasciando dietro di sé una puzzolente nuvola di zolfo.
Quel discorso mi fece capire che alle volte era meglio tenere a bada la mia lieve irruenza, e che prima di parlare dovevo innanzitutto riflettere.
Fu così che ripresi il mio lavoro cercando, nello stesso tempo, di convincere me stesso che chiedere scusa al Boogieman sarebbe stata la cosa giusta da fare.

The life after Plastic BeachDove le storie prendono vita. Scoprilo ora