17. Il trionfo della ragione

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Narratore: Murdoc

Rimasi da solo, a meditare sull'idea malsana che mi era venuta in mente. Era l'unico piano sicuro, che ci avrebbe liberati da quei demoni in un batter di ciglia. Ma questo richiedeva un grande sacrificio da parte mia, e il mio lato egoistico urlava di lasciar perdere, di trovare un altro sistema. Una seconda voce nella mia testa però, che identificai come la ragione, mi spingeva a compiere questo mio sacrificio per il bene di tutti.
Io, Murdoc Niccals, nato fiero ed egoista, e convinto di morire tale, adesso pensavo anche agli altri. Era difficile ammetterlo, ma mi ero affezionato parecchio ai miei compagni; anche se spesso non lo davo a vedere. Il mio atteggiamento freddo e brusco si può calmare solo di fronte a Noodle, la nostra mascotte, il collante della nostra band.
Fu dura anche per me lasciarla andar via, inscenare la sua morte quel maledetto giorno. Ecco perché costruii Cyborg: non solo per i miei bisogni, bensì perché me la ricordasse sempre. Ma, ahimè, essa aveva solo l'aspetto della mia bambina e non il suo carattere che la rendeva unica, particolare.
Sentii bussare nuovamente alla porta del mio rifugio. Credendo che fosse quella testa bacata di 2D, urlai con tutto il fiato che avevo in gola che se ne andasse. Ci fu un breve silenzio. Poi una voce delicata e rotta dal pianto rispose che era Noodle.
Io andai subito ad aprire per cercar di scusarmi come meglio potevo. Inutile dire che il suo volto triste e i suoi occhi gonfi di pianto mi avevano commosso. Nemmeno un essere freddo e distaccato come me, un diavolo di mondo, poteva resistere a quel visino triste.
Con mia enorme sorpresa mi abbracció tenendomi stretto, e sussurrandomi:
"Ti voglio bene, Muds."
Allora improvvisamente compresi, mi fu tutto più chiaro. L'abbraccio della mia dolce Noodle mi fece capire che io per lei ero tutto: un padre, un fratello, un amico. Era riuscita a perdonarmi nonostante tutti i miei sbagli, i miei tradimenti.
Io ero consapevole di non essere perfetto; anche se non davo a vedere le mie debolezze, nascondendomi sotto una maschera di strafottenza e di superbia.
Avevo conosciuto la sofferenza fin da piccolo, eppure per tanto tempo non ero riuscito a capire il dolore nel cuore degli altri. Ero stato insensibile, senza scrupoli. I miei errori passarono come un lampo improvviso davanti ai miei occhi.
Quel giorno qualcosa dentro di me era cambiato. Ero sicuro che avrei dato tutto per la mia band, per farmi perdonare. Dovevo molto a 2D, a Russ ed alla mia piccola per averli fatti soffrire così ingiustamente, stravolgendo le loro vite a mio piacimento. Certo, avevamo raggiunto grandi traguardi, ma solo in quel momento capii il prezzo delle loro rinunce.
E per la prima volta nella mia vita, la ragione trionfò sull'egoismo.
Fu così che decisi di attenermi al mio piano, seppur molto pericoloso per me.
Non avrei lasciato che i miei compagni soffrissero nuovamente per causa mia, adesso era il mio turno di soffrire per loro. Giurai che mi sarei sdebitato, e fu la prima promessa che cercai di mantenere seriamente dopo i miei lunghi anni di furfante.
Ricambiai l'abbraccio della mia dolce Noodle, e lottando con tutto me stesso per non far trasparire la commozione della mia voce, riuscii solo a rispondere:
"Ti voglio bene anch'io, piccola."

The life after Plastic BeachDove le storie prendono vita. Scoprilo ora