42. Fenice

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Narratrice: Noodle

Fui felice nell'intravedere un po' di serenità sul volto di Murdoc. Finalmente aveva gustato con appetito l'ottimo pranzetto che Russel ci aveva preparato. Riuscii anche a farmi promettere dal nostro bassista che, in caso di necessità, ci avrebbe chiamato. E sapevo che le sue parole stavolta erano vere.
Aiutai Russ a sparecchiare e a lavare i piatti. Ero più serena rispetto ai giorni precedenti, e il mio caro fratellone se ne accorse. Ricordo che quando vidi Russ la prima volta, potei pensare di tutto su di lui tranne che fosse un ragazzo sensibile. E invece, la sua personalità mi colpí. Scoprii in lui una persona dolcissima, e anche Muds e D furono per me una vera sorpresa. Tutto ciò che osservavo, le esperienze che vivevo erano per me nuove. Mi sembrò di rinascere. E dal giorno in cui arrivai ai Kong Studios io fui come una fenice.
Tutte le volte che "morivo", il destino mi dava l'occasione di rinascere sempre più forte; ogni esperienza è stata per me fonte di insegnamento, affinché io non tornassi più a fare gli stessi sbagli.
Perciò non potevo più permettermi di cadere, neanche quando il destino avrebbe giocato con cattiveria sulle persone che amavo. Com'era successo con Murdoc.
Giurai che avrei dato tutto per proteggerlo da ogni cosa, anche perché di demoni ormai ne avevo già abbastanza.
"Noto con piacere che sei felice, piccola mia," mi disse Russel, interrompendo il filo dei miei pensieri.
"Non ti sbagli, caro Russ," gli risposi, voltandomi verso di lui per donargli un ampio sorriso. "Sono serena adesso, perché tutti voi mi avete aiutata a riflettere. Finalmente ho capito tutto."
"E cos'hai capito?" chiese il mio fratellone, con un'espressione curiosa sul viso.
"Ho capito che il mio prossimo tatuaggio sarà una fenice. Qui, sulla schiena," gli dissi, indicandomi il punto del mio prossimo tattoo con l'indice della mano destra.
Lui dapprima mi guardò confuso. Poi, come se avesse capito qualcosa, mi rispose:
"Bell'animale, la fenice. Solo, non farlo troppo grande; risulterebbe volgare per una signorina delicata come te."
Quelle parole, "signorina delicata", mi fecero improvvisamente ricordare una parte della mia vita che avevo cancellato. Non riuscivo a comprendere il perché avessi dimenticato quella fase della mia esistenza, dove avevo vissuto tanti momenti emozionanti. Era successo tutto dopo lo scontro a Plastic beach. Successivamente alla battaglia, decisi di partire alla ricerca di me stessa. Lasciai solo un biglietto attaccato alla porta della camera di Muds con su scritto: -Parto per trovare la mia essenza. Non cercatemi, starò bene. E non preoccupatevi, tornerò.- Fu così che abbandonai temporaneamente i miei amici e Plastic beach.
Trascorsi vari giorni di cammino, giunsi nei pressi di un piccolo villaggio, ossia il villaggio Takachiho. Fu lì che incontrai il mio maestro, il sensei Chiyoko.*
Spesso lui si rivolgeva a me in modo affabile e paterno. Ricordo di aver lottato tanto per convincerlo a farmi lavorare in cambio della sua ospitalità.
"Bambina mia, questi non sono lavori per una signorina delicata," mi diceva.
Ma io non mi arresi mai, dimostrando così di essere degna e soprattutto forte. Ogni giorno partivo di buon'ora, in compagnia del mio coltellino, per recarmi a caccia di ostriche; e le portavo al mio vecchio maestro, incurante dei suoi "dolci" riproveri. Dolci, sì;  perché lui me li rivolgeva soltanto a fin di bene. Finalmente la mia tenacia lo convinse, e mi insegnò tutto ciò che c'era da sapere su quei  molluschi e sui loro straordinari tesori.
Fu sempre grazie a lui che sconfissi quello sporco demone di nome Maazu. Il mio povero sensei cercò in tutti i modi di dissuadermi dall'intento di ucciderlo; ma io avevo compiuto il danno e io dovevo rimediare. Quando gli feci vedere le mie abilità di combattente e gli dimostrai nuovamente la mia tenacia, lui incastonó sullo tsuba** della mia katana*** la Junsuina pāru, ovvero la perla più pura in assoluto, che mi avrebbe permesso di sbarazzarmi definitivamente di quel Maazu. E così feci: mi infiltrai in una festa organizzata dal demone e con l'inganno lo colsi di sorpresa, tagliando di netto la sua testa con la mia fidata arma. Purtroppo fu durante quello scontro che uno dei suoi scagnozzi mi ferí, causando ulteriori problemi alla mia mano. Ma non ci feci caso, poiché la gioia per aver sconfitto quel maledetto era tanta. Dopo aver consegnato la testa del demone al capo villaggio come prova della mia vittoria, salutai il mio caro sensei intenta a far ritorno da Murdoc, poiché la mia missione era compiuta.
Quell'istante fu parecchio doloroso per me. Ero combattuta, il mio maestro non voleva che io partissi. D'altro canto io mi ero affezionata molto a lui. Ma, nello stesso tempo, pensavo alla mia band, e a quanto mi mancassero i miei cari amici. Parlai a lungo col mio saggio sensei, finché lui mi salutò con il sorriso e facendomi promettere di tornare a trovarlo presto. Fu quel giorno che mi decisi a riaccendere il mio cellulare, dopo tanto tempo. E fra i vari messaggi dei miei amici ne vidi uno di Muds che destó la mia attenzione: c'era scritto un indirizzo, e poi il suo nome. Allora capii che la mia band non era piú a Plastic beach, ma si erano trasferiti in Inghilterra. Così partii.
Quando giunsi a Londra però, appena entrata a casa di Muds, dimenticai tutto: il mio maestro, le ostriche, Maazu, la battaglia. Improvvisamente mi parve di non aver mai abbandonato quell'abitazione, quando in realtà era la prima volta che ci mettevo piede. Non riuscivo a capire come mai mi trovassi di fronte all'ingresso di casa con una valigia in mano e indossando un kimono azzurro di seta.
Fu Murdoc a risvegliarmi dai miei pensieri, quando la sua voce mi costrinse a voltarmi verso di lui. Era poggiato sullo stipite della porta che conduceva alla sua stazione radio, e in mano aveva una sigaretta. Mi disse: "Ehy piccola, allora: com'è andato il concerto? Ti sei divertita?"
"Il concerto...?" gli chiesi, con aria confusa.
Ero stata ad un concerto? Ma io non ricordavo nulla!
Lui mi guardò stupito per qualche istante, finché non parlò di nuovo.
"Il concerto del tuo cantante preferito, non ricordi? Sei stata via tre giorni! Mi sa che ti sei ubriacata di brutto per non ricordarti nulla. Se continuerai così non ti manderò più da nessuna parte," mi apostrofó severamente Muds, prima di chiudersi di nuovo nella sua stazione radiofonica.
Nonostante la stranezza riguardo la mia amnesia, riuscii ugualmente a farmi convincere dalle parole di Murdoc. Giunta in camera mia, al momento di disfare la valigia notai, fra i miei vestiti, una splendida katana. La presi in mano, e osservandola mi trasmise delle sensazioni strane; come la tenerezza ad esempio. Non riuscii mai a capire il perché, ma conservai ugualmente con cura quella spada.
Adesso avevo ricordato tutto. Ma perché questa mia improvvisa amnesia? Come mai? E perché Murdoc, Russel e D erano convinti che io fossi andata a un concerto, quando in realtà ero stata lontana da casa per parecchi mesi?

"Piccola Noods, abbiamo finito con le faccende per adesso. Grazie per avermi aiutato," mi disse Russel. Poi, notando l'espressione strana sul mio viso, mi chiese:
"Noods, è tutto ok? Perché hai quella faccia strana?"
"Russ, tu ricordi quando sono andata a quel concerto, mesi fa?"
"Certo che lo ricordo, piccola. Sei stata via tre giorni, e al ritorno avevi un carinissimo kimono blu."
Anche lui era sicuro che fossi andata al concerto, ma in realtà non era così. Ormai ne ero certa. Dopo aver rassicurato Russ e averlo salutato, corsi in camera mia intenta a scoprire quel mistero. Pensai a lungo. Poi il mio sguardo andò sulla katana. Mi avvicinai alla mensola dov'era poggiata, e presi la spada fra le mani. La osservai, finché un'idea balenó improvvisamente nella mia mente: dovevo scrivere al Sensei Chiyoko.
Presi carta e penna e in breve tempo terminai la mia lettera. Poi la imbustai, decisa a spedirla il giorno seguente. Soltanto il sensei avrebbe potuto dare una risposta alle mie domande.
Un mio sonoro sbadiglio mi fece infine tornare alla realtà, avvisandomi che il mio corpo reclamava il riposo. Così mi buttai a capofitto sul letto, e nonostante i dubbi che mi attraversavano la mente, presi sonno quasi subito.

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* parte della storia che fa riferimento al Noodle's book, pubblicato recentemente sulla pagina instagram di Hewlett. I nomi del Sensei e del villaggio sono stati inventati da noi. Inoltre, alcune parti della storia originale sono state modificate per essere adattate al nostro racconto. Vi invitiamo quindi a leggere, qualora non lo aveste ancora fatto, la storia originale di Noodle; dove potrete ammirare inoltre dei disegni da togliere il fiato a qualunque G-fan! Che aspettate? Correte!

** il guardamano della katana, posto tra il manico e la lama della spada.

****antica spada usata un tempo dai samurai e nella seconda guerra mondiale, anche dagli ufficiali giapponesi.

The life after Plastic BeachDove le storie prendono vita. Scoprilo ora