" Alone. "

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Non tutto é come sembra e una vita facile poche persone possono vantarsi di averla.

Era diventato tutto surreale, il modo in cui chi avevo intorno mi trattava, l'indifferenza di mio padre alle mie sofferenze, la pacatezza di mia madre e la pietà di chi mi osservava senza poter fare nulla. Le mie giornate, sempre uguali, trascorrevano nell'apatia più totale in attesa della fine. Avevo trovato il coraggio di oppormi alla decisione di mio padre, riuscendo a scarcerare Daimon, ma su di me si scaricava la sua rabbia.

Non trovo un senso per andare avanti, comincio a dare ragione a mio padre quando mi dice che l'amore rende solo deboli e vulnerabili.

-Mocciosa, devo portarti da papà. Muoviti. - sentì alle mie spalle.
-Si, Lucio. - risposi automaticamente.

Ero abituata ormai alla routine delle mie giornate e alla compagnia asfissiante di quell'arrogante.
Lucio è come un figlio per mio padre, l'ha allevato da solo, dopo la prematura morte dei suoi genitori, crescendolo a sua immagine e somiglianza mentre io, sua figlia di sangue, pativo ogni sorta di sofferenza.
Nutro molta invidia nei riguardi di quel ragazzo moro dagli occhi azzurri cosi freddi e penetranti, lui ha sempre avuto tutto l'affetto da mio padre mentre io nulla, neanche adesso.

Durante il tragitto ci fu un silenzio tombale tra noi, come sempre, e me ne rallegrai. Appena giunti davanti alla porta dello studio di mio padre, però, interruppe il silenzio.

- La solitudine ti divorerá, mocciosa. Non puoi scappare, sei solo una bambina schiava dei sentimenti. Sei debole e fragile. Non guadagnerai mai il rispetto di nostro padre. - mi disse gelido.

Lo guardai.

- Di mio padre, vorrai dire. Ascoltami bene Lucio, sei solo un ragazzo che serve a mio padre e che, a mio parere,  ha cresciuto per ricavarci qualcosa. Il sangue parla per me, non serve aggiungere altro. Ora, se vuoi scusarmi, ho un colloquio con mio padre. Ci si vede, orfano. - dissi e mi girai.

Notai che il suo sguardo si fece più cupo, se ne andò senza dire nulla e io mi convinsi di aver fatto la cosa giusta.
La solitudine non mi ha mai spaventata ma mi ha sempre ferita.
Volevo solo essere libera e felice eppure non è mai successo.
Feci un respiro profondo ed entrai illudendomi che l'unico ostacolo alla mia serenità fosse colui che mi aspettava seduto sulla sua poltrona.
Non potevo ancora immaginare che,  da lì a poco, il mio problema più grande potessero diventare un paio di occhi vitrei e ricchi di rabbia.

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