" E' cambiato tutto. "

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La mia vita scorreva ancora una volta lenta, i miei genitori mi dicevano che non potevo continuare a far finta di non avere dei doveri, dei compiti. Mio padre pretendeva che studiassi perfettamente l'etichetta di corte, intorno a me la gente si stava già preparando ai miei diciott'anni come se fosse una cosa bella, una cosa normale.

Io non sapevo cosa aspettarmi, non sapevo neanche se sarei stata capace di prendermi tutte quelle incombenze.

- Amy, prima che ti incenerisca, smetti immediatamente di guardare il soffitto con quell'aria da deficiente e vieni immediatamente nel mio ufficio, la nostra lezione è cominciata. - disse mio padre.

- Non ne ho voglia, mi lasci stare? - risposi.

- Certamente, povera piccola, hai ragione sono proprio insensibile. Ti prego di perdonarmi, continua pure a drogarti e a fingere di non vivere, se ti fa piacere. - disse già nervoso.

- Non mi sto drogando papà.. - dissi senza guardarlo.

Lui in una frazione di secondi mi fu davanti scrutandomi con quelle sue iridi blu inquietanti.

- Ragazzina, non rientra nelle tue capacità prendermi in giro. Ricorda che sono Lucifero, so tutto e in qualsiasi momento. Non puoi fregarmi..- cominciò chinandosi sotto il letto e prendendo la mia scorta di erba. - questa si chiama " Erba Smemorina ", ti fa dimenticare di tutto, anche di te stessa, portandoti a pensare solo a ciò che più ti fa piacere. E' una droga vera e propria e tu sei la mia vergogna. Mia figlia, già mia figlia, è così schifosamente codarda da ricorrere a questi stupidi mezzi perchè non riesce a rialzarsi. Mi fai pena, sono i momenti in cui mi rendo conto che tenerti per ricevere queste umiliazioni è stato un grave errore. Sei più simile a tua madre di quanto pensassi, vi rifiutate di affrontare quello che vi sembra insostenibile e vi distruggete. Beh, belle codarde. Rifletti bene, io non rischio più nulla per chi non vale, ragazzina. Ti aspetto nel mio ufficio. - terminò freddo lasciandomi sola.

Mi alzai subito dal letto, mi sentivo umiliata ed ero arrabbiata, arrabbiata con me stessa.

La testa faceva male, gli occhi bruciavano.

Decisi che, probabilmente, non aveva senso continuare a star male. Dovevo rialzarmi, dovevo farlo per me stessa.

Feci per uscire dalla stanza quando qualcuno mi bloccò.

- Amy..- mi sentì abbracciare.

Il mio corpo si irrigidì.

- Sei tornato. - dissi fredda.

- Scusami, scusami davvero, non avrei mai voluto ferirti. Avevo perso la testa. - si scusò.

- Lo so, Daimon. Tu perdi la testa e io ne pago le conseguenze per colpa di questo legame ambiguo che ci unisce. - dissi staccandomi.

Lui mi guardò e io non riuscì a non pensare che mi fosse mancato, che era bello e che non sarebbe stato tanto male farmi stringere da lui. Ma mi riscossi subito, avevo deciso di rialzarmi e di provare ad andare avanti, non potevo cadere di nuovo.

- Senti Amy.. - cominciò.

- No sentimi tu, per favore. So che hai chiesto a Lucio di prendersi cura di me e lo sta facendo egregiamente, seppur io non gli renda le cose per niente facili. So che mi ami, ma questo non significa che tu debba stare per forza con me. Voglio andare avanti, devo farlo. Capisci? Tu non puoi entrare ed uscire dalla mia vita come più ti aggrada, sperando che io non mi muova. E' sbagliato. Non voglio più rivivere le stesse cose, non voglio più guardarti come se fossi l'unica cosa bella della mia vita, non dev'essere così. La cosa più bella della mia vita dovrei essere io e con te non riesco a pensarlo. Dovresti pensarla come me. - terminai.

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