" Se hai coraggio, uccidimi. "

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Lucio, una condanna.

Aveva chiesto a mio padre il permesso di punirmi personalmente e sembrava provasse uno strano piacere nell' infliggermi dolore.
I suoi occhi trasmettevano odio puro, nei suoi gesti vi era solo vendetta.

Ero la sua inutile e insulsa schiava.

- Come ci si sente ad aver compreso che essere velenosa crea solo problemi? - mi disse mentre mi torturava.

- In nessun modo, te lo sei meritato. - risposi agonizzante.

- Mh tu dici? forse dovrei aiutarti a pensare più lucidamente. - ghignò vicino al mio orecchio.

Sentì un dolore lancinante all'addome.

Sangue.

- Buona lenta e dolorosa guarigione, piccola. - mi disse lasciandomi sola.

Mi aveva pugnalata con un'arma benedetta, sarei guarita, ma le ferite sarebbero state aperte per un bel pò e nel frattempo il mio corpo sarebbe stato percorso da spasmi e il mio sangue sarebbe diventato veleno.

Nella solitudine di quella stanza pensai che la morte sarebbe stata una consolazione, se solo fosse arrivata. La verità, però, era che avrei potuto contorcermi dal dolore, piangere come una disperata, persino urlare, ma nessuno sarebbe venuto in mio soccorso.

Ero sola, come sempre.

Passarono un paio d'ore, credo, il dolore si era attutito e  riuscì, a fatica, ad avvicinarmi alle grate della finestra.

- So che puoi sentirmi, Lucio! Nemmeno stavolta sei riuscito ad eliminarmi, peccato no? Se torni e ritenti magari ci riesci. - urlai.

Non passò nemmeno un minuto che me lo ritrovai alle spalle.

- Bene, bene, hai ancora la forza di fare l'arrogante.. - mi accarezzò un braccio.. - forse dovrei porre fine alla tua inutile e insulsa vita. - terminò.

- Fallo, la morte non mi spaventa. - dissi.

Rise di gusto, la sua risata era fredda e distaccata.

- Coraggiosa fino alla fine, devo dire. - si avvicinò a me.

Non arretrai, ero stanca di tutto questo, volevo farla finita.

- Saresti un bel giocattolino, sai? .. - è quasi un peccato ucciderti.. - sussurrò.

- Fallo. - dissi sicura.

Mi guardò per un pò.

Quegli occhi così intensi sembravano volermi lacerare l'anima.

- No. Mi hai chiesto di ucciderti e non lo farò, dovrai convivere con la sofferenza, con la solitudine, con la continua certezza che non vali niente. - disse sorridendo.

- Non l'ho fatto per secoli? non credi sia abbastanza?! - urlai, ormai fuori di me.

Mi prese il viso con una mano,stringendo.

- Non permetterti mai più di rivolgerti a me in questo modo, sei solo una bambola nelle mie mani, non hai alcun diritto. E' chiaro? - ringhiò.

Risi amaramente.

- Puoi stringere di più, se vuoi. Puoi spaccarmi la mascella, punirmi, ferirmi, ma non riuscirai mai ad uccidermi e sai perchè..? - dissi.

Mi guardò.

- Perchè non ne hai il coraggio. - terminai.

Mi scaraventò contro il muro, sentì le mie ossa rompersi.

- Credi io sia solo un bambolotto nelle mani di Lucifero? - mi disse arrabbiato.

- Perchè?.. c'è altro in te? - lo guardai sollevandomi a fatica.

- Piccola insolente, vedrai molto presto cosa significa mettersi contro di me. - ringhiò voltandosi per uscire.

- Non vedo l'ora, spero solo che quando arriverà il momento troverai il coraggio di uccidermi. - dissi ormai senza forze.

Mi lasciò sola.

Dopo un pò arrivò uno degli uomini di mio padre e mi riportò nella mia stanza, mi disinfettai le ferite, consapevole che questo sarebbe stato solo l'inizio di un lunghissimo calvario.




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