" Prima rivelazione. "

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" Se non riuscite a crescere bene i vostri figli, non penso che tutte le altre cose che fate abbiano molta importanza.  "
                                                                    (Jacqueline Kennedy)


Sono stanca.

Voglio parlare con Robert,mi incuriosisce sempre di più il suo divagare e credo di meritare un pò di chiarezza.

Non so dove cercare,però.

Forse se studiassi meglio i documenti che mi sono stati dati potrei capirci qualcosa in più. Li presi in mano e mi sedetti sul letto,sentivo un peso enorme sul petto. Lessi e rilessi tutto e non trovai nulla di utile,allora mi decisi e mi incamminai verso il bosco,magari era ancora da quelle parti.

Mi sentivo osservata,allora mi decisi a parlare.

- Robert? - dissi.

Attesi per un pò e poi lo richiamai.

- Ehy,Emily. - alzai gli occhi e lo trovai seduto su un ramo.

Mi sentivo a disagio,aveva già fatto notare come non volesse toccare certi argomenti,perciò non sapevo come parlargli.

- Non dovresti essere qui tutta sola,sai? - disse all'improvviso.

- Perchè? Qui mi conoscono tutti e in ogni caso non ho paura. - dissi fiera.

- Sempre la solita impavida,eh? - mi sorrise e con un balzo scese dall'albero.

Si avvicinò a me e non appena fummo uno di fronte all'altra mi guardò intensamente.

- Come stai Emily? - mi chiese serio.

- Beh,ho passato giorni migliori. - risposi sinceramente.

- Seguimi. - mi disse.

- Dove andiamo? - chiesi.

Mi prese la mano e la strinse senza rispondere.

Arrivammo davanti a una casetta in legno.

- Entra Emily. - mi disse serio.

Sinceramente non sapevo cosa aspettarmi ma decisi di entrare lo stesso. La casetta era carina,semplice a dire la verità,ma vivibile.

- Siediti qui e aspetta per favore. - disse uscendo.

Non ci capivo nulla,forse era una trappola. Mentre la mia testa cercava una possibile soluzione la porta si riaprì. Non vidi nessuno all'inizio ma sentivo la voce di Robert fuori.

All'improvviso entrò un ragazzino,si richiuse la porta alle spalle,rimanendo incollato a quest'ultima e mi fissò intensamente negli occhi. Lo scrutai,poteva avere al massimo 15-16 anni,a livello d'apparenza poco meno di me. Avevamo gli stessi occhi,forse apparteneva alla mia vera vita,alla mia vera famiglia.

- Ciao..- dissi sorridendo.

- Ci siamo visti prima,non te lo ricordi? - mi disse serio.

Ricordai di averlo visto fuori dai cancelli degli Inferi con Daimon,ma non ci feci molto caso.

- Non ci ho fatto molto caso,scusami. -dissi imbarazzata.

- Hai cose ben più gravi di cui scusarti Emily,o forse dovrei dire mamma? - disse l'ultima parola con astio mista a una strana ironia.

- Scusami,credo ci sia uno sbaglio,mi avrai certamente confusa con un'altra. - dissi sotto shock.

- Non credo proprio,prima stavi parlando con mio padre. - disse serio.

- Tuo padre è.. - cominciai ma non riuscì a terminare la frase.

- Robert,esatto. - concluse.

- Quindi..- dissi tremante.

- Ottimo collegamento,i miei complimenti. Ciao mamma. - disse serio alzandosi e venendo verso di me.

Non riuscivo a dire o fare nulla,ero come paralizzata. Questo ragazzino davanti a me era mio figlio,un figlio che è dovuto crescere senza di me,un figlio che ha pagato colpe che non aveva. Mi veniva da piangere,volevo sprofondare.

- I sensi di colpa ti divorano,vero? - iniziò dopo un breve silenzio.

- Io.. - cercai di dire qualcosa.

- Non disturbarti,non mi serve nessuna spiegazione. Sono qui solo perchè papà ha insistito affinchè io ti vedessi e giudicassi con i miei occhi chi fosse davvero la donna che mi ha messo al mondo. - disse deciso e indifferente.

- Se sei arrabbiato ti capisco perfettamente. - dissi senza guardarlo negli occhi.

- Non sono arrabbiato,mamma. La rabbia sarebbe un sentimento giustificabile in questa circostanza ma non mi appartiene più da parecchio tempo. Adesso ho semplicemente accettato la realtà dei fatti. Ti guardo e sinceramente vedo solo una ragazza che si trova davanti una realtà che non sa gestire. - continuò.

- Hai ragione. - dissi solamente.

- Beh,ci siamo visti. Mi ha fatto molto piacere. Adesso ciao. - fece per uscire ma lo bloccai.

- Aspetta,posso almeno sapere come ti chiami? - dissi tremante.

- Bryan,mamma. Mi chiamo Bryan. - disse e uscì.

Rimasta sola scoppiai in un pianto disperato,non piangevo così da troppo tempo ormai.

- L'hai rivisto,quindi. - sentì Robert avvicinarsi a me.

Non risposi,non avevo nulla da dire.

- Sai,è stata colpa mia. Speravo che vedendoti potesse capire che tu non l'hai abbandonato,che non sei una mamma spregevole come crede e..- lo bloccai.

- Stà zitto. Come credi che si sia sentito lui? Se quello che c'è scritto nei documenti è vero, è stata una mia scelta quella di abbandonare la mia vita,la mia famiglia,MIO figlio, per aiutare questo mondo e la Terra. Il minimo che Bryan possa pensare è che io non l'abbia mai amato e che abbia preferito estranei a lui. - dissi arrabbiata.

- Emily,ascolta. Bryan è un ragazzino,devi solo dargli tempo e vedrai che vi ritroverete. - mi disse rassicurante.

- Senti,ha reagito piuttosto bene e da quello che ho potuto notare è un ragazzino indipendente e maturo,hai fatto un lavoro ottimo con lui. Non mi deve niente e di certo non lo costringerò a volermi bene solo perchè l'ho messo al mondo. Non ci sono stata,capisci? ho perso tutto quello che una madre non dovrebbe mai perdersi di un figlio per costruire un'utopica stabilità in questi mondi,il minimo che possa fare lui è ritenermi un'estranea con cui non vuole costruire nulla. - dissi.

- Non essere così dura con te stessa,vedo che stai cominciando a ricordare e mi fa piacere. Ascoltami,a casa siamo tutti fieri di te,i tuoi genitori non vedono l'ora di riabbracciarti cosi come i tuoi fratelli e beh è inutile dirti che a me manchi da morire. Vedrai che non appena passerai del tempo con lui,Bryan si ricrederà. - mi disse sorridente.

- Vedo che non capisci Robert. Un rapporto solido si basa su fiducia,rispetto,affetto e presenza e io a mio figlio non ho dato nulla di tutto questo e la colpa è solo mia. Non mi perdonerò mai per questo e non mi aspetterò mai che lo faccia lui. Ora,ti prego, lasciami sola. - conclusi e uscì dalla casetta.

Non mi seguì e gliene fui grata,avevo bisogno di riflettere e non l'avrei potuto fare con lui intorno.

Mi chiusi nella mia stanza,evitando chiunque cercasse di parlarmi.

Scrissi.

" Caro diario,

ho un figlio,ti rendi conto? Ho un figlio che non ha mai saputo cosa significasse l'amore di una madre,un figlio che è cresciuto senza di me,per colpa mia. Mi detesto,vorrei morire in questo momento. La mia vita era già a pezzi,adesso è a brandelli. Con che coraggio mi alzerò la mattina sapendo di aver ferito l'unico che dovrei amare incondizionatamente?

Con immenso dolore. "

Amy.



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