" L'affetto si paga caro. "

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Stamattina mi sono svegliata con una voglia irrefrenabile di stare con mio padre,si sembrerà molto strano ma,nonostante quello che può sembrare, Lucifero non è il genitore peggiore del mondo ma,zero illusioni,non è nemmeno il più dolce.

O almeno era quello che credevo fino ad oggi,ma andiamo con ordine.

Decisi di fargli una sorpresa e andai a svegliarlo nella sua stanza. Ho 17 anni,è vero,ma questa è una cosa che amo fare.

Ancora con il pigiama,in punta di piedi, arrivai fino alla sua stanza. L'Inferno la mattina mette davvero i brividi,non mi sono ancora abituata a quest'atmosfera.

- Papà?-

- Mh,Amy?-

- Posso stare qui con te?-

- Non sei abbastanza grande da evitare queste sciocchezze?! - mi disse con tono seccato.

- Scusami..volevo solo passare un pò di tempo con te,sei sempre impegnato e le rare volte che stiamo insieme sei freddo e distaccato. - dissi con un filo di voce,sperando non si arrabbiasse.

Come al solito mi sbagliavo.

Alzandosi dal letto si avvicinò a me e quando fu a un centimetro di distanza dal mio viso si abbassò alla mia altezza e cominciò a fissarmi per un paio di minuti che a me parvero interminabili.

- Credi che,forse,dovrei essere come quella specie di donna che ti ritrovi come madre?! Non disturbarti a rispondere,ricorda solo che io sono Lucifero e mi comporto come più mi aggrada e se questo non ti piace,se questo ti fa soffrire,non mi riguarda. Sei mia figlia,sto cercando di indirizzarti come credo sia giusto,ma non azzardarti mai più a pretendere qualcosa da me,è chiaro? - mi disse gelidamente.

Il mio cuore di ghiaccio,quello che credevo non ci fosse più,cominciò a farsi sentire di nuovo e faceva male,dannatamente male. Non riuscivo ad emettere nessun suono,sentivo solo gli occhi bruciare e le mani tremare. No,non gli avrei mai dato la soddisfazione di vedermi piangere,di definirmi una bambina troppo attaccata agli affetti.

- Ripeto,sono stato chiaro? - disse con autorità e gelandomi completamente.

- Si,papà. Chiarissimo. - dissi senza guardarlo.

- Bene,ora vattene. Ci vediamo a colazione. - disse e tornò a letto.

Uscì lentamente così come entrai e una volta nella mia stanza mi abbandonai ad un pianto disperato. Ne ho passate di cose orrende nella mia vita,alcune nemmeno andrebbero ricordate,eppure questo atteggiamento di colui che dovrebbe amarmi di più al mondo mi ha lacerato l'anima.

" Basta,Amy. Non permetterti di crollare,ricorda l'unica regola. Comportati come sempre,sei una guerriera,lo sei sempre stata. Ti basti da sola. "

Ripetevo queste parole nella mia testa mentre il getto d'acqua fredda della doccia mi schiariva i pensieri. Decisi che da quel momento in poi sarei tornata ad essere a tutti gli effetti la ragazza inavvicinabile e impossibile.

Finita la doccia decisi di indossare un top nero e una gonna corta rossa,infilai i miei amatissimi stivaletti neri e decisi che,per oggi, avrei legato i miei capelli castani in una coda alta e avrei truccato i miei occhi blu - azzurro con una semplice matita nera e un pò di mascara.

Arrivai nella grande sala dove si svolgevano i pasti e tutti attendevano me e mio padre per iniziare. Come ogni giorno mi sedetti accanto alle mie amiche a cui,sicuramente,non passò inosservato il mio malumore. Arrivato mio padre,come sempre,tutti si alzarono in segno di rispetto e quando diede il permesso la colazione cominciò.

- Stamattina sembra ti sia passato addosso un tir,Amy. - scherzò Kalì.

- Simpatica come sempre,ho solo dormito male. - risposi.

- Questo non fa bene alla pelle,lo sai. - intervenne Katia,fissata con la moda e il trucco.

L'unica che mi fissava intensamente era Leyra e sperai vivamente che non stesse indovinando il motivo del mio turbamento.

- Hai discusso con tuo padre,vero? - esordì lei.

La maledì mentalmente,quella ragazza indovinava sempre.

- Si,ma non ne voglio parlare. - tagliai corto.

-La principessa stamattina è intrattabile,eh? ciao piccola - scherzò Daimon dandomi un bacio.

-Che schifo,prendetevi una stanza! - iniziò Kalì.

-Già fatto,capelli colorati- rispose con un ghigno Daimon.

Io e Daimon abbiamo avuto una storia in passato,molto importante a dire la verità,per una serie di motivi è finita male ma non siamo mai riusciti a chiudere del tutto il nostro rapporto. E' uno dei ragazzi più belli che io abbia mai visto: alto,muscoloso,sorriso mozzafiato,capelli neri come la pece e occhi di un blu talmente intenso da perderci il respiro. Bello,stupendo.

Mentre mi perdevo a contemplarlo mio padre mi chiamò.

- Da domani starai da tua madre..- esordì.

Calò il silenzio a tavola,tutti si girarono verso di lui.

Ero sotto shock.

-Perchè?- chiesi.

-Non ho un vero motivo in realtà,so che ho deciso così. Prepara le tue cose.- concluse.

Mi alzai da tavola con uno scatto fulmineo.

- Sai che ti dico? ha ragione mamma quando dice che tu non cambierai mai! Vai all'Inferno! - urlai.

- Ci sono già,ragazzina. - mi rispose ridendo.

- Beh,allora ti auguro di restarci e di finire in mezzo alle fiamme insieme alle povere vittime umane che ogni giorno torturi. - sputai velenosa.

Mi guardò sgranando gli occhi ma io ero già fuori dalla sala e mi dirigevo a passo svelto verso la mia stanza.

Ero furiosa.

" Non mi vuole? bene! Chi ha bisogno di un padre? beh io no. Ne posso fare benissimo a meno! Dopo tutto l'affetto e dopo averlo perdonato mi ripaga così!? Basta! "

Con questi pensieri nella testa rimasi tutta la giornata a sentire musica e a maledire quell'essere chiamato Lucifero che aveva ucciso la mia felicità,il mio affetto.



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