20.

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Il mattino sorge. Se Roma di notte è da togliere il fiato di mattina con il tramonto non possiamo proprio parlane. Il sole anche quest'oggi filtra sulle tapparelle del salotto. Lele ed io ci siamo addormenti sul divano ieri notte. Siamo perfettamente incastrati e stretti. La mia testa è vicino alla sua. Il mio naso è a contatto con il suo. La mia bocca sorride a questa visione di primo mattino. Nonostante i suoi 24 anni sembra un bambino quando dorme. Butta fuori tutte le insicurezze e lascia spazio al Lele senza pensieri. A quello che io amo follemente. Al Lele non tango problematico ma silenzioso. Gli accarezzò una guancia che punge per via della barba. Noto che sorride segno è sveglio.
«Buongiorno »
«buongiorno anche a te» mi dice con la voce impastata dal sonno.
«starei altre ore così. Ma tra poco nina si sveglia e devo portarla all'asilo. »
«vengo anche io stavolta »
«sul serio? »
«sono suo padre»
«pensavo non ti sentissi ancora pronto »
«Elo io sono pronto a tutto. Nessuno ci potrà toccare.»
«ti posso fare una domanda?» se prima aveva gli occhi chiusi ora li riapre. Bum! Di primo mattino i suoi occhi sono una sensazione che mi mangia lo stomaco. Lo sento ribaltarsi e il mio cuore perdere un attimo di velocità. Annuisce alla mia domanda. «perché sei voluto tornare?»
«perché la mia vita anche se tu non c'eri più al mio fianco era qui in Italia. Avevo bisogno di tornare per respirare aria di casa. Avevo bisogno anche di vedere come stavi? Cosa facevi? Mi sarebbe bastato guardarti anche cinque minuti lontano. Quando Gabriele ti ha chiesto di Nina davanti a me, una morsa nello stomaco mi ha colpito facendomi scappare immediatamente. Saperti a letto con un altro uomo mi faceva non schifo di più. Sapere che qualcuno ti aveva toccata al mio posto mi mandava in bestia. Ma io non ero più il tuo fidanzato non potevo di certo farti nessuna scenata di gelosia. Ho preferito scappare. Ho preferito non farti vedere quanta sofferenza avessi dentro » finisce il discorso e asciuga le mie lacrime con i due pollici.
«scusa. Sono stata egoista, Emma e ada mi dicevano tutti giorni che non dovevo e non potevo più mentirti che eri qui. Prima o poi qualcuno te lo avrebbe detto sarebbe scattata una bomba assurda. Così quando ci siamo visti al parco e mi hai chiesto i motivi mi sono chiesta perché dopo quattro anni volevi ancora saperli. Mi sono risposta che forse come me mi amavi ancora e non avresti voluto perdere altro tempo. Ho aspettato il momento giusto che Nina ti chiedesse di venire a casa per dirtelo. Ma non ero pronta forse non lo sarei mai stata. »
«Elo te lo detto stanotte, non voglio che ti massacri con i pensieri brutti. Sono qua. Hai capito finisce lì. Nel senso che voglio viverti. Lasciamo il passato alle spalle per viversi il futuro. »
Lo bacio, prima a stampo, poi con passione, le sue mani stanno sotto la mia maglietta e lascia delle piccole carezze. Mi sento protetta.
«Mamma, papà? » ci stacchiamo di botto vedendo nostra figlia vicino al divano. Si strofina gli occhietti.
«amore che è successo? » mi precipito da lei.
«dove eravate? In camera non ci stava nessuno»
«qui. Eravamo qui sul divano. Stavamo parlando.» mi guarda e sorride con gli occhi lucidi stava piangendo. La prendo in braccio e la porto da Lele.
«voi due tornerete ad essere come Barbie e Ken?» chiede gesticolando e noi ridiamo.
«chi lo sa?»
Prende le nostre mani e le appoggia una sopra l'altra le chiude bene e poi ci appoggia la sua, minuscola.
«Ecco così devono stare, vicine,insieme senza staccarsi mai» confessa sorridendo. Lele si avvicina a me e mi lascia un bacio sulle labbra, lei felice batte le manine.

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